12È questa la causa dei mali che soffro, ma non me ne vergogno: so infatti in chi ho posto la mia fede e sono convinto che egli è capace di custodire fino a quel giorno ciò che mi è stato affidato. 13Prendi come modello i sani insegnamenti che hai udito da me con la fede e l’amore, che sono in Cristo Gesù. 14Custodisci, mediante lo Spirito Santo che abita in noi, il bene prezioso che ti è stato affidato.
15Tu sai che tutti quelli dell’Asia, tra i quali Fìgelo ed Ermògene, mi hanno abbandonato. 16Il Signore conceda misericordia alla famiglia di Onesìforo, perché egli mi ha più volte confortato e non si è vergognato delle mie catene; 17anzi, venuto a Roma, mi ha cercato con premura, finché non mi ha trovato. 18Gli conceda il Signore di trovare misericordia presso Dio in quel giorno. E quanti servizi egli abbia reso a Èfeso, tu lo sai meglio di me.
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COMMENTO Famiglie della Visitazione.
2 Tm 1,6-18:
E’ molto interessante questa richiesta da parte di Paolo – “ti ricordo di ravvivare il dono di Dio” (ver. 6) – con questo verbo “ravvivare”, presente solo qui nel Nuovo testamento e una sola altra volta in tutta la Bibbia. Si può pensare a questo “ravvivare” come ad un soffio sulle braci e sul fuoco, appunto perché non si spenga e riscaldi.
Questo fuoco, dice l’Apostolo, si è acceso in Timoteo per l’imposizione delle mani di Paolo su di lui; dunque, è “dono di Dio” (ver. 6), affidato alla custodia e alla cura del discepolo.
Non è “uno spirito di timidezza, ma di forza, di carità e di prudenza” (ver. 7); Timoteo, dunque, non deve vergognarsi “di dare testimonianza al Signore nostro” (ver. 8).
Paolo, per la fedeltà alla sua testimonianza, si trova in carcere (ver. 8) e chiede a Timoteo di essere partecipe della sua situazione. Peraltro, tutto è salvezza e obbedienza alla vocazione del Signore, di cui siamo partecipi tutti: una grazia che “ci è stata data in Cristo Gesù fin dall’eternità” (ver. 9) e che ora risplende come testimonianza “del salvatore nostro Cristo Gesù” (ver. 10). In tal modo risplendono “la vita e l’incorruttibilità per mezzo del Vangelo”, di cui Paolo è stato costituito “messaggero, apostolo e maestro” (ver. 10).
La sofferenza dei mali che Paolo deve patire non è per lui vergogna, ma, al contrario, conferma della fede (ver. 12).
L’importante è ora custodire “i sani insegnamenti” che egli ha comunicato a Timoteo! Il discepolo custodisca con fede e con amore (ver.13) tali parole di vita!
Tale è “il bene prezioso” che è stato affidato a Timoteo!
Alcuni, come Fìgelo ed Ermògene, hanno abbandonato il dono di Dio e Paolo stesso, altri l’hanno accolto, come la famiglia di Onesìforo, che “non si è vergognato delle mie catene” e anzi, dice Paolo, lo ha cercato e trovato nella grande Roma! Al ver.15, infatti, ricorda Onesiforo, da cui ha ricevuto aiuto e per il quale chiede il compenso della misericordia del Signore.
Scusa il ritardo, dovuto a problemi tecnici, che ci ha portato a riunire i commenti di ieri e di oggi. Dio ti benedica e tu prega per noi. Giovanni e Francesco, con Giancarlo M.