1 Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, 2 di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.
3 Nessuno vi inganni in alcun modo! Prima infatti verrà l’apostasia e si rivelerà l’uomo dell’iniquità, il figlio della perdizione, 4 l’avversario, colui che s’innalza sopra ogni essere chiamato e adorato come Dio, fino a insediarsi nel tempio di Dio, pretendendo di essere Dio.
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Riguardo al “giorno del Signore”, Paolo ci chiede di non lasciarci “confondere la mente e allarmare”: è naturale, infatti, che di fronte agli eventi della fine (in particolare, la nostra fine personale) siamo ansiosi e timorosi. L’Apostolo ci rassicura dicendoci come sarà quel giorno: è il Signore che viene, che ci viene incontro, per “radunarci con lui”. E’ importante quest’ultimo verbo, “sunagoghéin”, che significa: essere convocati, accolti, essere messi insieme a formare l’assemblea del Signore. E’ la nostra pasqua, il nostro “passaggio”, e comporta anche una fatica, una difficoltà, come descrivono i versetti seguenti col linguaggio apocalittico. Intanto, non assecondiamo l'”avversario”, “l’uomo dell’iniquità”, ma rimaniamo fedeli al Vangelo, sapendo che il Signore è già qui, con noi, e vivrà con noi questo passaggio.