15 Il Signore, Dio dei loro padri, mandò premurosamente e incessantemente i suoi messaggeri ad ammonirli, perché aveva compassione del suo popolo e della sua dimora. 16 Ma essi si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il culmine, senza più rimedio.
17 Allora il Signore fece salire contro di loro il re dei Caldei, che uccise di spada i loro uomini migliori nel santuario, senza pietà per i giovani, per le fanciulle, per i vecchi e i decrepiti. Il Signore consegnò ogni cosa nelle sue mani. 18 Portò a Babilonia tutti gli oggetti del tempio di Dio, grandi e piccoli, i tesori del tempio del Signore e i tesori del re e dei suoi ufficiali. 19 Quindi incendiarono il tempio del Signore, demolirono le mura di Gerusalemme e diedero alle fiamme tutti i suoi palazzi e distrussero tutti i suoi oggetti preziosi.
20 Il re deportò a Babilonia gli scampati alla spada, che divennero schiavi suoi e dei suoi figli fino all’avvento del regno persiano, 21 attuandosi così la parola del Signore per bocca di Geremia: «Finché la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni».
22 Nell’anno primo di Ciro, re di Persia, perché si adempisse la parola del Signore pronunciata per bocca di Geremia, il Signore suscitò lo spirito di Ciro, re di Persia, che fece proclamare per tutto il suo regno, anche per iscritto: 23 «Così dice Ciro, re di Persia: “Il Signore, Dio del cielo, mi ha concesso tutti i regni della terra. Egli mi ha incaricato di costruirgli un tempio a Gerusalemme, che è in Giuda. Chiunque di voi appartiene al suo popolo, il Signore, suo Dio, sia con lui e salga!”».
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Forse la versione italiana non riesce a rendere compiutamente le parole che esprimono l’impegno di Dio verso il suo popolo e verso la sua dimora. La compassione per loro è immensa e i messaggeri inviati ad ammonire sono il segno di questa dedizione divina al suo popolo. E’ Lui, il Signore, che opera infaticabilmente per la conversione e la salvezza del suo popolo (ver.15). In contrasto a ciò, il ver.16 dice tutto il disprezzo e lo scherno del popolo, che infine porta l’ira di Dio al culmine. Al bene di Dio non solo non rispondono, ma rispondono con disprezzo e scherno!
Il dramma che ne segue è tutto dovuto ancora una volta non alle vicende della storia e delle sue violenze. Qui è ancora e solo la relazione tra Dio e Israele il vero protagonista della vicenda. Uccisione e deportazione hanno in questo la loro ultima e vera spiegazione. Non è il re dei Caldei a compiere questa impresa, ma è Dio che “consegnò ogni cosa nelle sue mani” (ver.17). Ed è per questo che avviene nella memoria stessa della distruzione e dell’esilio una misteriosa e mirabile “transizione”, che introduce nel dramma la prospettiva della speranza e del riscatto. Tutto questo è di fatto l’attuarsi della “Parola del Signore per bocca di Geremia: ‘Finchè la terra non abbia scontato i suoi sabati, essa riposerà per tutto il tempo della desolazione fino al compiersi di settanta anni’”. Il duro e lungo esilio del popolo diventa, con una moltiplicazione numerica da sette a settanta, la prescrizione che prevede il riposo della terra e la celebrazione ogni sette anni (qui saranno settanta!) del giubileo che conferma e rinnova l’alleanza tra Dio e il suo popolo!
I vers.22-23 sono la proclamazione dello straordinario evento del ritorno alla Terra e della costruzione del tempio di Gerusalemme. E questo avviene con il coinvolgimento del re straniero e pagano perché “il Signore suscitò lo spirito di Ciro re di Persia” che Dio incarica di “costruirgli un tempio a Gerusalemme”. C’è un respiro di risurrezione nelle parole del re: “Chiunque di voi appartenga al suo popolo, il Signore suo Dio sia con lui e salga!”
Siamo veramente a Pasqua! E così terminiamo il lungo e delizioso cammino che ancora una volta il Signore ci ha concesso di compiere, e di compiere insieme. Di tutto questo vi ringrazio con molto affetto promettendovi la mia povera preghiera. Come la Terra d’Israele, anche il nostro peregrinare nella Lectio entra in riposo per raccogliersi nella meraviglia delle Liturgie della Pasqua di Gesù! Con il Libro dell’Apocalisse, se Dio vorrà, riprenderemo il nostro cammino insieme il lunedì 28 aprile.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Carissimo don Giovanni, è la prima volta che ti scriviamo ma è da molto tempo che ti seguiamo e ti ringraziamo di cuore per le riflessioni che quotidianamente ci doni. Facciamo parte della “Piccola Fraternità di Gesù” e la Parola di Dio che ogni giorno ci guida è il nostra forza nel vivere l’oggi con tutte le sue difficoltà. A Dio piacendo ci risentiremo con libro dell’Apocalisse. Augurandoti una Santa Pasqua il Risorto ti benedica e ti custodisca nel suo Amore. Ancora un grazie di cuore e un caro saluto.
Diego e Mariangiola