19 Questa Pasqua fu celebrata nel diciottesimo anno del regno di Giosia.
20 Dopo tutto ciò, dopo che Giosia aveva riorganizzato il tempio, Necao, re d’Egitto, salì a combattere a Càrchemis sull’Eufrate. Giosia uscì incontro a lui. 21 Quegli mandò messaggeri a dirgli: «Che c’è fra me e te, o re di Giuda? Io non vengo oggi contro di te, ma sono in guerra contro un’altra casa e Dio mi ha imposto di affrettarmi. Pertanto non opporti a Dio che è con me, affinché egli non ti distrugga». 22 Ma Giosia non si ritirò. Deciso ad affrontarlo, non ascoltò le parole di Necao, che venivano dalla bocca di Dio, e attaccò battaglia nella valle di Meghiddo.
23 Gli arcieri tirarono sul re Giosia. Il re diede quest’ordine ai suoi servi: «Portatemi via, perché sono ferito gravemente». 24 I suoi servi lo tolsero dal suo carro, lo misero in un altro suo carro e lo riportarono a Gerusalemme, ove morì. Fu sepolto nei sepolcri dei suoi padri. Tutti quelli di Giuda e di Gerusalemme fecero lutto per Giosia. 25 Geremia compose un lamento su Giosia; tutti i cantanti e le cantanti lo ripetono ancora oggi nei lamenti su Giosia: è diventata una tradizione in Israele. Esso è inserito fra i lamenti.
26 Le altre gesta di Giosia, le sue opere di pietà secondo ciò che è scritto nella legge del Signore, 27 le sue gesta, dalle prime alle ultime, sono descritte nel libro dei re d’Israele e di Giuda.
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E’ importante prendere atto e ricordare sempre che davanti a Dio e alla storia siamo sempre piccoli e poveri, e che l’esperienza stessa della vita è importante se e perché ci rende sempre più consapevoli di dover camminare in grande umiltà e povertà. Questo è in certo modo opposto alle sapienze mondane che pensano alla crescita sapienziale come ad una condizione sempre più forte e sicura. Nelle cose di Dio la sapienza ammaestra nella direzione di una piccolezza sempre più profonda davanti a Dio e al mistero che avvolge ogni vita. Nella Parola che oggi ci viene regalata e affidata sembra che l’uscita di Giosia verso il re d’Egitto non nasca dalla preghiera ma piuttosto dall’esperienza positiva che ha accompagnato tutta la vita del re di Giuda.
D’altra parte è di grande rilievo la manifestazione della volontà di Dio in un re straniero e pagano! E una realtà del volere divino così lontana dall’istinto bellicoso degli uomini! Necao arriva fino ad esortare con molta determinazione Giosia : “Pertanto non opporti a Dio che è con me, affinchè egli non ti distrugga” (ver.21). Dunque questo potente “estraneo” e quasi potenzialmente nemico aveva parole “che venivano dalla bocca di Dio” (ver.22). Quante volte la comunità credente non si muove con umiltà e sapienza proprio perché pensa di avere la gestione diretta ed esclusiva della volontà divina!
La morte di Giosia non viene tuttavia presentata come punizione, ma piuttosto come un peccato di omissione, che non cancella tutto il bene che ha accompagnato l’esistenza di questo re. La memoria di lui resta luminosa e profonda. Vedo che molte volte proprio la presenza di qualche fragilità e debolezza, di qualche mancanza anche non poco grave, mette ancor più in evidenza la vocazione del credente all’obbedienza della fede.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.