29 Terminato l’olocausto, il re e tutti i presenti si inginocchiarono e si prostrarono. 30 Il re Ezechia e i suoi capi ordinarono ai leviti di lodare il Signore con le parole di Davide e del veggente Asaf; lo lodarono con entusiasmo, poi si inchinarono e si prostrarono.
31 Allora Ezechia, presa la parola, disse: «Ora siete incaricati ufficialmente del servizio del Signore. Avvicinatevi e portate qui le vittime e i sacrifici di lode nel tempio del Signore». L’assemblea portò le vittime e i sacrifici di lode, mentre quelli dal cuore generoso offrirono olocausti. 32 Il numero degli olocausti offerti dall’assemblea fu di settanta giovenchi, cento arieti, duecento agnelli, tutti per l’olocausto in onore del Signore. 33 Le offerte sacre furono di seicento giovenchi e tremila pecore. 34 I sacerdoti erano troppo pochi e non bastavano a scorticare tutti gli olocausti, perciò i loro fratelli, i leviti, li aiutarono finché non terminò il lavoro e finché i sacerdoti non si furono santificati, poiché i leviti erano stati più zelanti dei sacerdoti nel santificarsi. 35 Ci fu anche un abbondante olocausto del grasso dei sacrifici di comunione e delle libagioni connesse con l’olocausto. Così fu ristabilito il culto nel tempio del Signore. 36 Ezechia con tutto il popolo gioì perché Dio aveva ben disposto il popolo; ogni cosa infatti era stata compiuta rapidamente.
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La liturgia non evade dalla storia, ma ne rappresenta e ne celebra la sostanza. Essa è prima di tutto lode a Dio, e lode gioiosa: “…lo lodarono con entusiasmo (alla lettera, è il termine più appropriato della “gioia”)”, e la gioia ritorna al ver.36: “Ezechia con tutto il popolo gioì”, e qui la gioia nasce dall’ opera di Dio che “aveva ben disposto il popolo” (non sono capace di rendere al meglio questa espressione, che porta con sè anche una nota di rapidità e forse di sorpresa).
Sono interessanti le parole del ver.31, dove il re si rivolge agli “addetti”, descritti in italiano come gli “incaricati ufficialmente del servizio del Signore”, ma poi si parla dell’ “assemblea” che “portò le vittime e i sacrifici di lode, mentre quelli dal cuore generoso offrirono olocausti”: dunque, il ministero ufficiale rappresenta e coinvolge l’intera assemblea, che è il protagonista privilegiato della liturgia.
Altra annotazione di grande rilievo è quella del numero insufficiente dei sacerdoti rispetto alla quantità delle offerte. Per questo si coinvolgono i leviti che “li aiutarono finchè non terminò il lavoro…”, e questi leviti addirittura “erano stati più zelanti dei sacerdoti nel santificarsi”. E’ dunque ben poco rigida la diversità dei ruoli! E non è solo un’investitura, ma è legata all’atteggiamento profondo delle persone, per cui il ruolo “minore” dei leviti in realtà affianca e sopravanza l’opera dei sacerdoti. Così al ver.34. L’essenzialità e la necessità sono superiori alle norme dei diversi ruoli.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Terminato l’olocausto, il re e tutti i presenti si inginocchiarono e si prostrarono”(v.29): ecco lo scopo, la meta di tutto, il nostro trovarci davanti al Signore per adorarlo. Questa grande liturgia che viene descritta, questa moltitudine di sacrifici, olocausti, libagioni… devono portare a quell’incontro, a quella relazione. Per noi – dopo Gesù – non ce n’è più la necessità, poiché ora il Padre i suoi adoratori li vuole semplicemente “in spirito e verità”. – Stimolanti anche le ultime parole del capitolo: “Ogni cosa era stata compiuta rapidamente”: conversione dagli idoli e offerte al vero Dio erano state compiute senza ritardi, senza rinvii, “senza esitazione” (come dice una traduzione). Un bel suggerimento per noi, che spesso cediamo proprio a esitazioni, dubbi e rinvii…