9 Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
10 E a questo riguardo vi do un consiglio: si tratta di cosa vantaggiosa per voi, che fin dallo scorso anno siete stati i primi, non solo a intraprenderla ma anche a volerla. 11 Ora dunque realizzatela perché, come vi fu la prontezza del volere, così vi sia anche il compimento, secondo i vostri mezzi. 12 Se infatti c’è la buona volontà, essa riesce gradita secondo quello che uno possiede e non secondo quello che non possiede. 13 Non si tratta infatti di mettere in difficoltà voi per sollevare gli altri, ma che vi sia uguaglianza. 14 Per il momento la vostra abbondanza supplisca alla loro indigenza, perché anche la loro abbondanza supplisca alla vostra indigenza, e vi sia uguaglianza, come sta scritto: 15 Colui che raccolse molto non abbondò e colui che raccolse poco non ebbe di meno.
16 Siano rese grazie a Dio, che infonde la medesima sollecitudine per voi nel cuore di Tito!
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La ripresa oggi del ver.9 ci conferma che l’etica cristiana ha nel Signore Gesù la sua fonte, il suo fondamento e la sua pienezza! Un’etica che chiede l’immersione nella condizione del fratello, per renderlo partecipe di ciò che si ha. Un avere che è a sua volta dono ricevuto!
Non posso donare se non ciò che ho avuto la grazia di ricevere.
Anche il Cristo, infatti viene a donarci il mistero di Dio Padre che per questo lo ha mandato a noi: perché anche noi possiamo essere e dirci figli di Dio!
I versetti 10-11 sono l’invito a compiere quello che si era deciso di fare. Questo “farsi storia” è molto importante e il suggerimento è molto prezioso! La meraviglia è questo dono divino che ci consente di celebrare nella nostra piccola persona e nella nostra umile vita il mistero stesso di Dio, che è, non dimentichiamolo mai (!!), Dio d’Amore. Dio che dona . Dio che dà. Dio che ci ama e viene a donare se stesso.
Anche nel piccolo di ogni esistenza ed esperienza abbiamo dunque il potere e la potenza di celebrare il mistero di Dio.
Segue poi, ai vers.12-13, l’indicazione preziosa sul volto profondo di questa celebrazione dell’amore: la fraternità! L’Amore non è un “annientamento” del donatore, ma è la gioiosa esperienza della fraternità!
E di più: è anche una reciprocità! Perché ognuno ha qualcosa da dare e ha anche molto da ricevere! E’ l’invito a quell’amarsi “gli uni gli altri” che non è una relazione a senso unico ma è la fraternità, che coglie sempre nell’altro il mistero della potenza dell’amore di Dio!
Meravigliosa qui la citazione di Esodo 16,18 che mette in relazione profonda la nostra carità fraterna con il mistero grande della carità divina! Infatti, il grande donatore è Uno solo! Noi tutti siamo piccoli e bisognosi di ricevere il dono di Dio. Ognuno lo riceve secondo il suo bisogno: molto chi ha molto bisogno, e a ciascuno quello che gli è necessario.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Vi sia uguaglianza!”: ecco un nuovo “ideale” importante, riproposto qui due volte da Paolo. Sappiamo che la primitiva comunità dei credenti lo perseguiva, tanto che i cristiani – secondo gli Atti – erano riconoscibile dal fatto che nessuno di loro era nel bisogno. Ai vv. 13-14 l’Apostolo ci dà una chiara indicazione: non si tratta di diventare noi poveri e andarci ad aggiungere ai tanti che sono già in questo difficile stato; ma possiamo abbassare un po’ il nostro livello di benessere “per sollevare gli altri”. E tutti siamo in grado di rinunciare a qualcosa che abbiamo in eccesso per darlo a chi ne ha bisogno. Aiutando gli altri, diamo loro anche dignità, serenità…, e ci ritroviamo noi stessi più ricchi, più felici.