1 Vogliamo rendervi nota, fratelli, la grazia di Dio concessa alle Chiese della Macedonia, 2 perché, nella grande prova della tribolazione, la loro gioia sovrabbondante e la loro estrema povertà hanno sovrabbondato nella ricchezza della loro generosità. 3 Posso testimoniare infatti che hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi, spontaneamente, 4 domandandoci con molta insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a vantaggio dei santi. 5 Superando anzi le nostre stesse speranze, si sono offerti prima di tutto al Signore e poi a noi, secondo la volontà di Dio; 6 cosicché abbiamo pregato Tito che, come l’aveva cominciata, così portasse a compimento fra voi quest’opera generosa.
7 E come siete ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola, nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità che vi abbiamo insegnato, così siate larghi anche in quest’opera generosa. 8 Non dico questo per darvi un comando, ma solo per mettere alla prova la sincerità del vostro amore con la premura verso gli altri. 9 Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà.
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Paolo offre ai Corinti l’esempio delle Chiese della Macedonia. Quello che viene da lui sottolineato è “la ricchezza della loro generosità” (ver.2), un’espressione che comprende in sé la semplicità, la schiettezza, che sottolinea come queste Chiese, nella loro povertà, hanno agito con generosa e radicale carità!
Mi piace molto pensare che l’Apostolo voglia mettere in relazione profonda questa generosità di povera gente con l’esempio sublime di Gesù, che troveremo al ver.9 del nostro brano: poveri come sono, i macedoni hanno dato tutto, come Gesù!
I vers.1-3 spiegano diffusamente tale gesto. Si tratta, innanzi tutto di una “grazia di Dio” (ver.1), un regalo che Egli ha fatto a queste Chiese appunto donando loro questa larghezza d’amore!
Sono Chiese, afferma Paolo al ver.2, immerse nella tribolazione, che hanno fatto della loro “estrema povertà” la fonte della “ricchezza della loro generosità”!
E l’Apostolo vuole testimoniare, al ver.3, che “hanno dato secondo i loro mezzi e anche al di là dei loro mezzi”! Perciò hanno domandato “con molta insistenza la grazia di prendere parte a questo servizio a vantaggio dei santi” (ver.4”), cioè dei cristiani di Gerusalemme.
Mi pare stupenda l’interpretazione che di questo atteggiamento Paolo dà al ver.5: i fedeli macedoni “si sono offerti prima di tutto al Signore, e poi a noi”: nella loro generosa offerta, essi hanno offerto se stessi!
Ora Tito ha l’incarico di portare a compimento questa stessa opera con la Chiesa di Corinto (ver.6), dove i suoi figli sono “ricchi in ogni cosa, nella fede, nella parola nella conoscenza, in ogni zelo e nella carità”, e dice loro: “Siate larghi anche in quest’opera generosa”.
In questo modo essi daranno la prova della “sincerità del loro amore verso gli altri”.
Tutto questo viene al ver.9 posto in relazione con il mistero e con l’opera dello stesso Signore Gesù, che “da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà”. Questa è la fonte e il cuore di ogni testimonianza cristiana!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche in questo brano Paolo ci regala un gioiello, una pietra preziosa: il v. 9, dove si afferma che Gesù, da ricco qual era (e non sappiamo nemmeno immaginare “la ricchezza” non misurabile di Dio), si è fatto povero, si è messo all’ultimo posto nella nostra povera umanità, perché noi diventassimo ricchi dei suoi beni, del suo amore. – Nelle parole precedenti Paolo dice ai Corinti che ha voluto “mettere alla prova la sincerità del (loro) amore con la premura verso gli altri”. Se l’amore è vero, genuino, si manifesta nella “premura”: un bel termine che dice attenzione, ascolto, intervento delicato e rispettoso. E anche un prevenire, come fa Dio con noi: non aspetta le nostre richieste, ma le precede e provvede ai nostri bisogni.