8 Ricòrdati di Gesù Cristo,
risorto dai morti,
discendente di Davide,
come io annuncio nel mio Vangelo,
9 per il quale soffro
fino a portare le catene come un malfattore.
Ma la parola di Dio non è incatenata! 10 Perciò io sopporto ogni cosa per quelli che Dio ha scelto, perché anch’essi raggiungano la salvezza che è in Cristo Gesù, insieme alla gloria eterna. 11 Questa parola è degna di fede:
Se moriamo con lui, con lui anche vivremo;
12 se perseveriamo, con lui anche regneremo;
se lo rinneghiamo, lui pure ci rinnegherà;
13 se siamo infedeli, lui rimane fedele,
perché non può rinnegare se stesso.
Mi piace pensare che questo “ricordare” sia per noi l’Eucaristia, memoria potente della Pasqua del Signore, e nella Liturgia, il convocarsi di tutta la Parola di Dio, nell’anno liturgico, e per noi in questi giorni nello splendore di 2Timoteo.
E oggi, in particolare, accogliamo questa Parola nella quale Paolo chiede a Timoteo e a tutti noi di ricordare Gesù nella gloria della sua risurrezione, e nel suo raccogliere in Sè tutta la storia della salvezza rappresentata al ver.8 dalla menzione della “stirpe di Davide”.
Tale Parola è oggetto privilegiato dell’annuncio evangelico di Paolo, Vangelo per il quale egli soffre in catene, come fosse un malfattore. Ma, anche per il valore della sua sofferenza, “la Parola di Dio non è incatenata” (ver.9), e la sofferenza di Paolo celebra in lui la Pasqua di Gesù, per la salvezza di tutti coloro che Dio ha scelto, e tra essi anche noi!
Ed ecco, ai vers.11-13, la sintesi sublime di ogni vicenda di fede, da allora fino a noi oggi! Dopo le prime due relazioni – “moriamo – vivremo” e “perseveriamo – regneremo” – viene il giudizio su di noi per come abbiamo o no risposto al dono ricevuto.
Inaspettata, sorprendente e meravigliosa, ascoltiamo l’affermazione del ver.13: noi “infedeli” ma Lui “fedele “, perché non può rinnegare se stesso! Alla nostra infedeltà, ma io voglio dire prima di tutto della mia infedeltà, Lui non potrà rispondere che con la sua misericordia, appunto perché Lui, che è la misericordia del Padre, “non può rinnegare se stesso”!!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Ricordati di Gesù Cristo…”: poiché sembra logico, scontato, che Timoteo “si ricordi” del Signore, possiamo ritenere che Paolo intenda qualcosa di più forte: Tieni sempre presente il Signore Gesù, fa’ continuamente memoria della sua Pasqua, che tutta la tua vita sia memoria del Signore… – Al v.10 è indicato con un bel binomio ciò che Paolo vuole “per quelli che Dio ha scelto”: salvezza e gloria! Il conseguimento della salvezza, in cui si manifesta tutto l’amore del Padre, tutto lo splendore della sua gloria. – Nel breve inno finale, ci viene proposta la “piena convivenza” con il Signore: morire con lui e vivere con lui, e perfino regnare con lui. Come sarà questo esercizio di sovranità uniti a lui? Ci aspettano cose straordinarie… – Rimane quella inaspettata contraddizione tra i versetti 12b e 13: chissà come si spiega! L’importante però è che lui, il Signore, è fedele e lo sarà anche nei nostri confronti.