37 Fu denunciato a Nicànore un certo Razìs, degli anziani di Gerusalemme, uomo pieno di amore per la città, che godeva grandissima fama, chiamato padre dei Giudei per la sua benevolenza. 38 Egli infatti, nei giorni precedenti la rivolta, si era attirato l’accusa di giudaismo e realmente per il giudaismo aveva impegnato corpo e anima con piena generosità. 39 Volendo Nicànore far nota a tutti l’ostilità che aveva verso i Giudei, mandò più di cinquecento soldati per arrestarlo; 40 pensava infatti che, prendendo costui, avrebbe arrecato loro un grave colpo. 41 Ma, quando quella truppa stava per occupare la torre e tentava di forzare la porta del cortile, dando ordine di portare il fuoco e di appiccarlo alle porte, egli, accerchiato da ogni lato, rivolse la spada contro se stesso, 42 preferendo morire nobilmente piuttosto che divenire schiavo degli scellerati e subire insulti indegni della sua nobiltà. 43 Non avendo però portato a segno il colpo per la fretta della lotta, mentre la folla premeva fuori delle porte, salì arditamente sulle mura e si gettò giù coraggiosamente sulla folla. 44 Questa, subito indietreggiando, fece largo e così egli cadde in mezzo allo spazio vuoto. 45 Poiché respirava ancora, con l’animo infiammato, si alzò, mentre il sangue gli usciva a fiotti e le ferite lo straziavano, di corsa passò in mezzo alla folla, salì su di un tratto di roccia 46 e, ormai completamente esangue, si strappò gli intestini e prendendoli con le mani li gettò contro la folla. Morì in tal modo, invocando il Signore della vita e dello spirito perché di nuovo glieli restituisse.
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Razìs, membro del senato di Gerusalemme, presenta quelle che sono le caratteristiche ideali di un uomo politico: “amore per la città””, benevolenza” per i suoi concittadini, un’azione in difesa dei principi e delle tradizioni del giudaismo, tanto da essere chiamato “padre dei Giudei”: in questo compito si era “impegnato corpo e anima con piena generosità”(vv.37-38). Piuttosto che cadere nelle mani dei nemici, si dà la morte. E questo gesto eroico ha suscitato discussioni e critiche, come ricordano le note delle Bibbie. Sant’Agostino, ad esempio, dice che il fatto è raccontato, non lodato, ed è da giudicare piuttosto che da imitare. – Morendo, Rezìs invoca “il Signore della vita e dello spirito perché di nuovo glieli restituisse”(v.46): esprime così la sua fede nella vita che Dio può continuare a donare anche dopo la morte fisica. – Mi piace ripetere qui le parole che Alberto Maggi dice a proposito dei nostri defunti, che non si trovano in qualche posto nei cieli ma ci sono vicini: essi ci dicono: “Sono qui – sto bene – ti voglio bene…”
La testimonianza e la morte di questo “anziano”, ebreo di Gerusalemme, simbolo ed esempio per i suoi fratelli, “uomo pieno di amore per la città, che godeva grandissima fama, chiamato padre dei Giudei per la sua benevolenza” (ver.37) è figura che mi sembra particolarmente affascinante anche perché non sembra avere una rilevanza pubblica o istituzionale!
E’ semplicemente un figlio del suo popolo, e insieme figura “paterna” per la sua fedele testimonianza.
Sono quei testimoni sublimi proprio perché esprimono tutta la potenza della loro fedeltà semplicemente nella loro umanità.
Per questo mi sembra siano figure di altissima profezia del Messia del Signore, di quel “Cristo” che Israele profetizza nella sua secolare vicenda di Popolo della Prima Alleanza!
Proprio per questo Nicanore lo vuole eliminare (ver.39).
E sembra addirittura ridicolo e assurdo il dispiegamento di soldati mandati per arrestarlo.
Anche la sua fine atroce sembra allora diventare testimonianza profetica di quel “Servo del Signore”, figura profetica di Gesù, che verrà mandato da Dio Padre a far dono della sua vita per annunciare a tutte le nazioni il Salvatore del mondo, mandato da Dio che chiama alla salvezza tutte le genti della terra!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.