26 Ma Àlcimo, vedendo la loro reciproca simpatia e procuratosi copia degli accordi intercorsi, andò da Demetrio e gli disse che Nicànore seguiva una linea contraria agli interessi dello stato: aveva infatti nominato suo successore Giuda, il sobillatore del regno. 27 Il re, contrariato e acceso di sdegno per le calunnie di quel genio malefico, scrisse a Nicànore, dichiarandogli di essere scontento delle alleanze concluse e ordinandogli che gli mandasse subito ad Antiòchia il Maccabeo in catene. 28 Nicànore, quando gli giunse quest’ordine, rimase sconcertato ed era riluttante a rompere i patti senza che quell’uomo avesse commesso alcuna colpa. 29 Ma, poiché non gli era possibile agire contro la volontà del re, cercava l’occasione per effettuare la cosa con qualche stratagemma. 30 Il Maccabeo, notando che Nicànore era più freddo nei suoi confronti e aspro nei consueti incontri, arguendo che questa freddezza non presagiva niente di buono, raccolti non pochi dei suoi, non si fece più vedere da Nicànore. 31 Questi, accortosi di essere stato giocato abilmente da Giuda, salì al massimo e santo tempio, mentre i sacerdoti stavano compiendo i sacrifici prescritti, e ordinò che gli fosse consegnato quell’uomo. 32 I sacerdoti dichiararono con giuramento che non sapevano dove fosse il ricercato. 33 Allora egli, stendendo la destra contro il tempio, giurò: «Se non mi consegnerete Giuda in catene, spianerò questa dimora di Dio, abbatterò dalle fondamenta l’altare e innalzerò qui uno splendido tempio a Diòniso». 34 Detto questo, se ne andò. I sacerdoti, alzando le mani al cielo, invocarono il protettore sempre vigile del nostro popolo, dicendo: 35 «Tu, Signore, che di nulla hai bisogno, ti sei compiaciuto di porre il tempio della tua abitazione in mezzo a noi. 36 Ora, Signore, santo di ogni santità, custodisci per sempre incontaminata questa tua casa, che da poco è stata purificata».
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La parola che oggi il Signore ci dona è avvertimento doloroso, a anche addolorato, di come la prepotente violenza e l’implacabile rigore della “mondanità” veramente non conosca limiti e si imponga senza scrupoli anche negli ambiti più profondi e delicati delle relazioni umane. Qui è il caso del rapporto profondo di amicizia che lega due uomini appartenenti a popoli, sapienze e culture tra loro avversi, rapporto che “la ragione di stato” è agevolmente capace di aggredire e capovolgere. Basta il gioco disposto e attuato da una sola persona, questo insopportabile Alcimo, per attentare e distruggere un’amicizia che si presentava importante e preziosa non solo per i due personaggi che l’avevano stabilita tra loro, ma anche peri due popoli, le due avverse tra loro culture, cui appartenevano. Ed entrambi devono cedere! Non c’è una “ragione” che possa affermarsi e prevalere. Anche i sentimenti e i legami profondi in un attimo si capovolgono. Le ragioni di stato e la sete del potere implacabilmente prevalgono. Peraltro, il Giudeo ha dalla sua parte un “Alleato” di assoluta potenza: Dio stesso, che ai vers.35-36 è invocato nella preghiera di Giuda Maccabeo, lasciando a noi un interrogativo esposto all’angoscia: l’amicizia profonda di prima, era o no sincera? Era buona o sbagliata? L’incidente che spezza questa alleanza riporta a verità la sostanza del rapporto tra queste due persone, o è l’ennesimo implacabile dramma dell’ “inimicizia” che segna e accompagna l’esistenza umana?
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Aggiungo due considerazioni alle parole di Giovanni. Per prima cosa, il mio pensiero è andato spontaneamente alla drammatica vicenda finale di Gesù: il ruolo delle calunnie, delle false accuse; quelle parole riferite qui a Giuda: “senza che quell’uomo avesse commesso alcuna colpa”(v.28); infine la richiesta della consegna (“…ordinò che gli fosse consegnato quell’uomo”, v.31), un termine e un tema così importante nella passione di Gesù. – Seconda osservazione: il comportamento dei sacerdoti del tempio. Pregano “alzando le mani al cielo”: è l’atteggiamento dell’orante che abbiamo recuperato (un po’) anche noi. Invocano Dio che viene definito “il protettore sempre vigile del nostro popolo”: Egli è colui che vigila, che ha cura, che protegge… Possiamo fare nostra la preghiera finale: Signore, ti sei compiaciuto di porre la tua dimora in mezzo a noi… Custodisci per sempre questa tua casa…