4 Questa è la fiducia che abbiamo per mezzo di Cristo, davanti a Dio. 5 Non però che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa come proveniente da noi, ma la nostra capacità viene da Dio, 6 che ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza, non della lettera ma dello Spirito; perché la lettera uccide, lo Spirito dà vita.
7 Se il ministero della morte, inciso in lettere su pietre, fu circonfuso di gloria, al punto che i figli d’Israele non potevano fissare il volto di Mosè a causa dello splendore pure effimero del suo volto, 8 quanto più sarà glorioso il ministero dello Spirito? 9 Se già il ministero della condanna fu glorioso, molto di più abbonda di gloria il ministero della giustizia. 10 Anzi sotto quest’aspetto, quello che era glorioso non lo è più a confronto della sovraeminente gloria della Nuova Alleanza. 11 Se dunque ciò che era effimero fu glorioso, molto più lo sarà ciò che è duraturo.

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La fiducia è, nel suo significato profondo, la fede, quando diventa atteggiamento profondo di abbandono a Dio. Questa fiducia non può essere che la fiducia stessa di Cristo in noi, nei confronti del Padre. Secondo il ver.5, siamo completamente al di là di ogni nostra possibilità-capacità: è puro dono di Dio, tanto più quanto più cresce in noi e tra noi la manifestazione di Dio e la sua economia di salvezza.
Ci troviamo infatti, oggi (!!), davanti al grande evento della salvezza divina che, compiuti i tempi della preparazione e della profezia, ora adempie le promesse divine con la “Nuova Alleanza”, che al ver.6 viene definita come Alleanza dello Spirito, e non della lettera, perchè “la lettera uccide lo Spirito dà vita”. Non certo perchè le parole siano cattive, anzi sono di Dio!! Ma perchè, senza essere negate, anzi essendo portate a pienezza, non sono più parole “esterne” al cuore dell’uomo, ma incise nel suo cuore. Concordo con una nota della TOB che afferma non essere questa peraltro la sostanza della fede ebraica, degradata nel tempo ad un legalismo rigido e sterile che rende impossibile l’adempimento del precetto divino. Tuttavia è certo che con Gesù Cristo si ha un cambiamento sostanziale, dovuto al dono dello Spirito Santo, che porta la Parola dalle tavole della Legge antica, al cuore nuovo dell’uomo.
I vers.7-11 dicono quanto sia immenso il cambiamento che il Vangelo di Gesù dona alla stessa tradizione dei padri ebrei, che pure sono stati destinatari e custodi dell’irrompere salvifico di Dio nella storia dell’umanità. Ora la loro fedeltà ha la sua pienezza e il suo compimento nella nuova economia dello Spirito.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Mi ha dato un po’ da pensare il v.6: ‘ci ha resi ministri adatti di una Nuova Alleanza.’. Inizialmente ho pensato che dopo Gesù la gente fosse più brava di quei poveracci nel deserto che chiedevano cibo e dubitavano della Sua salvezza. Poi mi sono un po’ ricreduto e mi è sembrato che la nostra condizione sia rimasta invece la stessa : peccatori. A fare la differenza è ‘lo Spirito che dà vita.’ v.6.
La gloria rinnovata della Nuova Alleanza, tramite il Signore, permette ancora di più di essere ‘tirati dentro’ la vita di Dio. Non per miglioramenti nostri ma per dono dello Spirito che previene.
Al v.5: ‘la nostra capacità viene da Dio’.
Domani al v.12: Forti di tale speranza ci comportiamo con molta franchezza.
Con i vv 4-6 ecco che siamo immersi nella Trinità. L’atteggiamento di fiducia, di abbandono, di confidenza davanti a Dio, ce l’abbiamo per mezzo di Cristo. Ce l’abbiamo perché Lui ce l’ha mostrato e l’ha vissuto fino in fondo, con tutta la sua umanità. Tutto, in noi, viene da Dio. E’ Lui che ci ha resi capaci, servitori capaci della nuova alleanza, quella stabilita da Cristo e dal suo sacrificio di amore. E la nuova alleanza non è lettera, ma Spirito. Spirito che opera dentro di noi, che ci rende Cristo nostro contemporaneo. La nuova alleanza non è un rito, non è una legge, non è una parola vuota, non è un fatto del passato, ma è Spirito. Spirito che ci rende capaci di incarnarla oggi, sempre; che ci rende capaci di viverla. E’ difficile da esprimere!
Che pagine dense, e difficili da commentare! Ci viene in soccorso il v.5: “Non che da noi stessi siamo capaci di pensare qualcosa…, ma la nostra capacità viene da Dio…”. – Oggi Paolo ci fa vedere come argomentavano i rabbini sui testi biblici (quelli che poi chiama – credo per la prima volta – Antico Testamento): riferendosi a Esodo 34,33-35, ricorda e commenta quanto capitò a Mosè, quando scese dal monte con le tavole della legge, e agli israeliti che lo aspettavano e che videro lo splendore del suo volto (quello splendore che nelle immagini dell’arte sono diventate le corna)… Paolo vuole arrivare a dire che quanto accaduto allora è stato superato infinitamente in Cristo. Al centro di tutto c’è il concetto o meglio la realtà della gloria, che è la manifestazione visibile di Dio. Se grande fu la manifestazione momentanea sul volto di Mosè, quanto più splende la gloria incomparabile che abbiamo contemplato e contempliamo sul volto di Cristo! Noi, infatti, “abbiamo visto la sua gloria”, come dice Giovanni. E se ci vediamo increduli, Gesù dice a noi come a Marta: “Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?”(Gv. 11,40).