15 Chiunque confessa che Gesù è il Figlio di Dio, Dio rimane in lui ed egli in Dio. 16 E noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi. Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui.
17 In questo l’amore ha raggiunto tra noi la sua perfezione: che abbiamo fiducia nel giorno del giudizio, perché come è lui, così siamo anche noi, in questo mondo. 18 Nell’amore non c’è timore, al contrario l’amore perfetto scaccia il timore, perché il timore suppone un castigo e chi teme non è perfetto nell’amore.
19 Noi amiamo perché egli ci ha amati per primo. 20 Se uno dice: «Io amo Dio» e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. 21 E questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche suo fratello.
La Persona e la vicenda di Gesù illuminano la grande vicenda della salvezza dell’uomo. Ricordiamo che l’ultimo versetto del testo precedente diceva che Gesù è il “Salvatore del mondo”! La fede dei cristiani si raccoglie tutta nella confessione che Gesù è il Figlio di Dio. E la vita cristiana si specchia tutta nella vicenda di Gesù. In Lui noi contempliamo in tutta la sua profondità il mistero di Dio e il dono che di Se stesso Dio ha fatto all’umanità nella Persona e nell’opera di Gesù Cristo. Custodendo il dono di Dio che è l’amore noi rimaniamo in piena comunione con Dio. I vers.15-16 ci regalano una rapida e mirabile sintesi della vita cristiana! Questa vita cristiana è esperienza dell’amore di Dio per l’umanità: “Noi abbiamo conosciuto e creduto l’amore che Dio ha in noi”. Così io spiegherei quell’ “in noi” del ver.16.
La comunione d’amore con Dio apre un meraviglioso orizzonte di fiducia e allontana la paura del giudizio divino. Siamo consapevoli di tutte le nostre carenze, che sono, come ormai ci sembra di vedere chiaramente, mancanze d’amore. Ma il poter avvicinare la nostra umile storia alla vita e all’insegnamento di Gesù ci sostiene nello sperare per noi la sua stessa sorte. Non certo perchè confidiamo in noi stessi, ma perchè “abbiamo fiducia nel giorno del giudizio”(ver.17) che la venuta del Figlio di Dio nella storia umana, la sua condivisione della nostra condizione e l’averla tutta assunta nel suo rapporto di comunione con Dio, allontani da noi il timore. Questo, precisa il ver.18, è peraltro esigito dall’amore stesso, che, proprio perchè amore, non si concilia con la paura. Crescere nell’amore implica questa crescita nella fiducia che l’amore di Dio ci salverà.
Mi sembra importantissima la precisazione del ver.19 che spiega chiaramente come l’amore non sia una caratteristica della condizione umana: è solo dono di Dio! Per questo “noi amiamo perchè Egli ci ha amati per primo”!! Chi non è amato non ama, non perchè è cattivo, ma perchè non ha in sè il dono di Dio che è l’amore! Si vede bene come dunque l’annunzio evangelico debba essere sempre prima di tutto la notizia buona dell’amore di Dio per l’umanità!
Ma tutto questo esige da parte nostra il primato assoluto dell’amore fraterno. Come potremmo conoscere l’amore di Dio, se non l’avessimo conosciuto attraverso l’amore del fratello? Proprio perchè siamo stati amati dal fratello in nome di Dio, abbiamo conosciuto tale amore! Questo colloca l’amore fraterno all’apice della vita cristiana. Senza l’amore fraterno è bugia l’affermazione dell’amore di Dio. Ed ecco la mirabile affermazione, stupefacente: “Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede”. E’ la meravigliosa affermazione di come Dio lo si trova nella più semplice e profonda vicenda umana dell’amore fraterno. Quante sciocchezze, e soprattutto quante cattiverie, nelle “religiosità” mirabolanti, miracolistiche. Quanta bellezza e bontà in questa affermazione del ver.20. Ecco allora il comandamento semplice e buono che arriva a noi con tutta la sua divina bellezza: “Chi ama Dio, ami anche suo fratello”. Permettetemi di concludere questi poveri pensierini esprimendo la mia pena per come molti non si sentono voluti bene da noi cristiani.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 16 “Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore ….”. Noi chi? Primariamente forse gli apostoli, che “sono rimasti” e non sono usciti da noi, come invece hanno fatto i suoi oppositori e quelli che restano scandalizzati dalla sua carne. Infatti, a Gesù che chiede loro, nel cap. 6 di Giov. dopo il discorso sul pane della vita – che è il suo corpo dato per la salvezza degli uomini – gli rispondono, per bocca di Pietro: “Signore da chi andremo? Tu solo hai parole di vita. E noi abbiamo creduto e conosciuto (le stesse due parole di oggi, anche se invertite nell’ordine) che tu sei il Santo di Dio”. Rimanere nell’amore è rimanere nella Parola di Gesù e nella sua Pasqua, e permettere così a dio di amare il fratello in noi. “… l’amore che Dio ha in noi”: è bello e forte tenere l’espressione più aderente all’originale greco e intenderla anche come un locativo: non solo Dio ha amore “per” noi, ma lo ha “in” noi. Questo dice la realtà della presenza di Dio in noi, la realtà del “rimanere” di Gesù , Dio-Amore, dentro di noi, e se si vuole, anche “tra di noi”. E’ come quando Paolo esclama: “Non sono più io che vivo, è Cristo che vive in me!”. E’ l’amore di Dio “in noi” che ama. Questo era il fine dell’offerta di Gesù, del suo sacrificio sulla croce: “Che come tu Padre sei in me, io sia in loro” (Gv 17). Stupisce che qui Giovanni dica non solo che “abbiamo conosciuto”, ma anche “e abbiamo creduto” all’amore. E se “si crede ciò che non si vede”, verrebbe da dire che talvolta più essere non del tutto visibile la realtà dell’amore di Dio, e allora che ci è richiesta la fede nel suo amore. E’ peraltro il suo un amore sempre presente. Infatti non dice che “abbiamo conosciuto e creduto” all’amore che Dio “ha avuto” per noi, ma CHE HA per noi, oggi e sempre, come una sua caratteristica permanente: infatti Dio è amore! Crediamo dunque – e anche lo conosciamo – all’amore che Dio ha “per noi”, e a quello stesso amore che Dio “in noi” ha per i fratelli, crediamo alla potenza d’amore che Dio ha immesso nella nostra povera vita, per renderla bella e caciare da essa ogni timore. Infatti “l’amore perfetto caccia il timore”. Tutte le volte che Dio si fa presente agli uomini, tramite i suoi angeli-messaggeri, dice: “Non temere!”. E’ impossibile che ogni contatto con l’amore di Dio lasci spazio al timore. Questa faccenda del timore e paura non è una cosa piccola. Nella Bibbia è presente fin dall’inizio, quando Adamo dopo la sua colpa, per paura si nasconda da Dio. La lettera agli ebrei ci ricorda che Gesù ci ha liberati dalla morte e dalla paura della morte che teneva prigioniera la nostra vita. L’amore perfetto che caccia il timore è la continuazione dell’opera del Cristo, la grande battaglia del cielo, descritta nel libro dell’Apocalisse, dove viene “cacciato” fuori l’accusatore dei nostri fratelli. Viene cacciato l’accusatore: l’amore perfetto caccia il timore. Amando si esce da questa condizione di timore. E “cacciare il timore” ha forse anche una conseguenza collaterale: non avere paura di amare il fratello. Gesù infatti, dandoci l’esempio, ha amato i peccatori, ha amato noi mentre eravamo ancora peccatori, ha amato Pietro e ha amato Giuda, ha amato e perdonato chi lo uccise. Avvicinandosi alla sua Pasqua Gesù dichiarò: “Ora è il giudizio di questo mondo, ora il principe di questo mondo sarà cacciato fuori!” Invocando Gesù e chiedendo il suo aiuto, possiamo cacciare da noi il timore.
Leggendo queste righe, si affacciano alla mente quelle belle espressioni latine, che tante volte abbiamo udito e ripetuto. Quanta ricchezza di affettuosa meditazione ci sono dietro certe parole! Così al v. 15: “CREDIDIMUS CARITATI”: abbiamo conosciuto, fatto esperienza e creduto all’Amore. All’Amore con la maiuscola, perché non si tratta solo di un sentimento, ma di una persona: “DEUS CARITAS EST”… Una predilezione senza limiti, senza misura, come è Lui; e del tutto gratuita: infatti, ha preceduto tutto quello che noi siamo o possiamo fare: “PRIUS DILEXIT NOS”… E mi piace concludere con quelle parole che non sono qui alla lettera, ma lo sono nella sostanza: “MANETE IN DILECTIONE MEA”…