37Dopo questi fatti Timòteo raccolse un altro esercito e si accampò di fronte a Rafon, al di là del torrente. 38Giuda mandò a esplorare il campo e gli riferirono: “Sono radunati con lui tutti i pagani che ci circondano: sono un esercito imponente. 39Anche gli Arabi sono assoldati come suoi ausiliari; sono accampati al di là del torrente e sono pronti a venire a battaglia con te”. Giuda si mosse per affrontarli. 40Timòteo disse ai comandanti del suo esercito, mentre Giuda e il suo esercito si avvicinavano al torrente: “Se passerà per primo contro di noi, non potremo resistergli, perché certamente ci vincerà. 41Se invece si mostrerà titubante e porrà il campo al di là del fiume, andremo noi contro di lui e avremo la meglio”. 42Quando Giuda si fu avvicinato al corso d’acqua, dispose gli scribi del popolo lungo il torrente e comandò loro: “Non permettete che alcuno si fermi, ma vengano tutti a combattere”. 43Passò per primo contro i nemici e tutto il popolo dietro di lui. I pagani furono tutti travolti davanti a lui, gettarono le armi e fuggirono nel tempio di Karnàin. 44Conquistarono la città e appiccarono il fuoco al tempio con quanti vi erano dentro. Così Karnàin fu vinta e non poté più resistere di fronte a Giuda.
45Giuda poi radunò tutti gli Israeliti che erano in Gàlaad, dal più piccolo al più grande, con le donne, i figli e i loro beni, una carovana molto grande, per andare nella Giudea. 46Arrivarono a Efron, grande città posta sul percorso, particolarmente fortificata, che non era possibile evitare da nessuna parte e bisognava passarvi in mezzo. 47Gli abitanti della città avevano chiuso loro il passaggio barricando le porte con pietre. 48Giuda mandò a far loro proposte pacifiche dicendo: “Attraverseremo il vostro paese solo per tornare al nostro; nessuno vi farà del male, non faremo altro che passare a piedi”. Ma non vollero aprirgli. 49Giuda fece annunciare a tutta la truppa che ciascuno si accampasse dov’era. 50I soldati si fermarono e diedero l’assalto alla città, tutto quel giorno e tutta la notte, e la città si consegnò nelle sue mani. 51Giuda passò tutti i maschi a fil di spada, la distrusse totalmente, ne prese le spoglie e attraversò la città passando sopra i cadaveri. 52Poi attraversarono il Giordano verso la grande pianura di fronte a Bet-Sean. 53Giuda sollecitava quelli che rimanevano indietro e confortava il popolo durante tutto il viaggio, finché giunsero nella Giudea. 54Salirono il monte Sion in letizia ed esultanza e offrirono olocausti, perché nessuno di loro era caduto, fino al loro ritorno in pace.
55Nel tempo in cui Giuda e Giònata erano rimasti in Gàlaad, e Simone, loro fratello, in Galilea di fronte a Tolemàide, 56Giuseppe, figlio di Zaccaria, e Azaria, comandanti dell’esercito, vennero a sapere delle imprese gloriose e delle battaglie che avevano compiute 57e dissero: “Facciamoci onore anche noi e usciamo a combattere contro i pagani che sono intorno a noi”. 58Diedero ordine ai soldati che erano con loro e si diressero a Iàmnia. 59Ma Gorgia uscì dalla città con i suoi uomini incontro a loro per attaccarli. 60Giuseppe e Azaria furono vinti e inseguiti fin nel territorio della Giudea, e in quel giorno caddero circa duemila uomini del popolo d’Israele. 61Toccò questa grave sconfitta al popolo, perché non avevano ascoltato Giuda e i suoi fratelli, pensando di compiere gesta eroiche. 62Costoro non erano della stirpe di quegli uomini, alle cui mani era stata affidata la salvezza d’Israele.
63Il prode Giuda e i suoi fratelli crebbero in grande fama presso tutto Israele e presso tutti i popoli ai quali giungeva notizia del loro nome. 64Tutti si adunavano attorno a loro per acclamarli.
65Giuda con i suoi fratelli uscì ancora per combattere contro i figli di Esaù nella regione meridionale e colpì Ebron e le sue dipendenze, distrusse le sue fortezze e diede fuoco tutt’intorno alle sue torri. 66Poi levò il campo per andare nel paese dei Filistei e attraversò Maresà. 67In quel giorno caddero in battaglia alcuni sacerdoti i quali, smaniosi di eroismi, erano usciti a combattere sconsideratamente. 68Giuda piegò su Azoto, terra dei Filistei: distrusse i loro altari, bruciò le statue dei loro dèi, mise a sacco la loro città e fece ritorno in Giudea.
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Mi soffermo sul v.45: dopo aver conseguito la vittoria sugli avversari, “Giuda radunò tutti gli Israeliti che erano in Gàlaad, dal più piccolo al più grande, con le donne, i figli e i loro beni, una carovana molto grande, per andare nella Giudea”. Ecco una carovana di profughi, costretti a lasciare la loro terra, la casa, il lavoro… per raggiungere un luogo più sicuro e dare inizio – se possibile – a una nuova vita. Oggi sono 250 milioni i profughi in varie parti del mondo e sono circa 60 milioni i rifugiati che cercano asilo in un Paese straniero. Possiamo forse immedesimarci per un attimo con questi fratelli in condizioni difficili e sostenere coloro che cercano di alleviare la loro sofferenza. – Di fronte alla città di Efrom, Giuda cerca una via pacifica ma invano. Assale allora la città e al v.51 si dice che “passò tutti i maschi a fil di spada, la distrusse totalmente, ne prese le spoglie…”. Diverse volte in questi capitoli ci troviamo di fronte a forme di violenza che ci fanno inorridire: anche Giuda e i suoi fratelli seguivano la prassi del tempo… Una prassi, in verità, che non ha conosciuto soste nel corso della storia: penso, ad esempio, ai bombardamenti sulle città dalla seconda guerra mondiale in poi: che siano colpiti donne, vecchi e bambini viene considerato un inevitabile “effetto collaterale” anche dai comandi delle nazioni “civili e democratiche”. Siamo contrari a tutte le pratiche di violenza dei nostri giorni e possiamo forse combatterla con la ricerca del bene e delle soluzioni pacifiche dei problemi. – Bello anche l’insegnamento dei vv.55-62: si disapprova il fare la guerra per “compiere gesta eroiche”, per ambizione e auto-affermazione dei comandanti. “Costoro non erano della stirpe di quegli uomini, alle cui mani era stata affidata la salvezza d’Israele”(v.62). Scusate la prolissità e la scarsa pertinenza di queste riflessioni.
Mi pare si comincino a poter cogliere le ragioni e le “radici” del rapporto difficile-impossibile tra Israele e le genti, e i popoli del mondo! Consideriamo per questo i vers.1-2 dove si parla di “popoli vicini”, e insieme anche la decisione da parte di tali popoli di “eliminare quelli della stirpe di Giacobbe che si trovavano un mezzo a loro” e quindi “cominciarono a uccidere e a sopprimere gente in mezzo al popolo”. Penso che dobbiamo prendere atto che la grande, universale presenza ebraica nel mondo e in mezzo a tutti i popoli della terra, dobbiamo avvertire come possa essere considerata un’invasione indebita e ingiusta! Non è questo l’orizzonte culturale e spirituale in cui cercare di giustificare e legalizzare questa “presenza dell’altro”, del “diverso”! La struttura della “mondanità” prevede anche un suo “ordine” per il quale un popolo ha le sue leggi, il suo territorio e la sua religione! Questi ebrei sparsi per il mondo – tale è mi sembra il grande mistero di Israele nel suo rapporto con le genti!! – sono di fatto un grande problema culturale, spirituale e politico! Al punto di poter essere considerato una vera “invasione”: ognuno stia a casa sua! Ma la “casa” di Israele sembra essere il mondo! Se tutto questo noi lo consideriamo nella prospettiva cristiana, il problema è ancora più evidente! Ma forse è meglio e più semplice considerare che ogni realtà tende ad espandersi, e quindi anche la fede religiosa! Resta ogni modo particolarmente evidente la “stranezza” di Israele! Nel Libro che stiamo percorrendo tale “diversità” assume i caratteri espliciti del rifiuto, della guerra, della soppressione, della reazione e della resistenza anche armata. Per Israele tale situazione è accentuata dalla forza stessa della fede del Popolo di Dio. Che dunque possiamo ascoltare in 1Macc. 5,9 che “i pagani di Galaad si coalizzarono contro gli Israeliti che erano nel loro territorio per eliminarli” non può troppo stupirci, come non ci stupisce la reazione degli ebrei che hanno ben compreso come “contro di noi si sono riuniti i pagani dei dintorni per eliminarci”! Che dunque gli ebrei vedano riuniti contro di loro i popoli in mezzo ai quali essi si trovano ha una sua evidente “normalità”. Il nostro Libro è la memoria e la “giustificazione” per la quale il popolo ebraico reagisce con violenza: “ … sferrò molti attacchi contro i pagani, e questi rimasero sconfitti davanti a lui” (ver.21). Questa “guerra di resistenza” ha anche i suoi successi, e la reazione contro la persecuzione ha la sua giustificazione e addirittura il suo significato e il suo valore religioso! Anche perché, malgrado questa reazione, Israele resta sempre “piccolo” davanti a chi lo perseguita. Il ver.42 porta una citazione che mi sembra di grande rilievo circa “gli scribi”! Essi sono tradizionalmente i custodi e i difensori della tradizione di fede. Al ver.42 essi sono citati perché Giuda Maccabeo li dispone in un punto decisivo per le sorti del conflitto con questo comando: “Non permettete che alcuno si fermi, ma vengano tutti a combattere”! Si tratta dunque di una vera e profonda fedeltà! Di questo c’è anche la citazione a proposito di ogni atteggiamento interiore ed esterno che non sia la custodia della fede, ma ,l’ambizione mondana di una propria forza e di un proprio valore! Così, ai vers.55-62, si cita un’impresa che avrà un esito drammatico appunto perché iniziativa di chi cerca la propria gloria e non la volontà di Dio e il vero bene del suo Popolo! E’ significativa la conclusione di questo episodio che termina in una disfatta: “Costoro non erano della stirpe di quegli uomini, alle cui mani era stata affidata la salvezza di Israele” (ver.62)! La presenza del prezioso termine “salvezza” aiuta a custodire il senso profondo di tutto il testo e la luce di fede che deve sempre guidare la storia del Popolo del Signore!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.