38Il re Demetrio, vedendo che il paese rimaneva tranquillo sotto di lui e nessuno gli faceva resistenza, congedò tutte le sue truppe perché ognuno tornasse a casa sua, eccetto le forze straniere che aveva assoldate dalle isole dei pagani. Allora gli si inimicarono tutte le milizie dei suoi padri. 39Trifone, che prima stava con quelli di Alessandro, come vide che tutte le milizie mormoravano contro Demetrio, andò presso l’arabo Imalcuè, che allevava il piccolo Antioco, figlio di Alessandro, 40e insisteva perché glielo cedesse per farlo regnare al posto di suo padre. Gli riferì quanto aveva detto Demetrio e l’ostilità che avevano per lui i soldati e rimase là molti giorni. 41Giònata intanto mandò a chiedere al re Demetrio che richiamasse da Gerusalemme gli occupanti della Cittadella e quelli delle altre fortezze, perché erano sempre in lotta con Israele. 42Demetrio fece rispondere a Giònata: “Non solo questo farò per te e per la tua nazione, ma colmerò te e la tua nazione di onori appena ne avrò l’opportunità. 43Ora però farai bene a inviarmi uomini che combattano con me, perché si sono ritirate le mie truppe”. 44Giònata gli inviò ad Antiòchia tremila uomini tra i più forti; essi si recarono presso il re e il re si rallegrò della loro venuta. 45I cittadini si radunarono al centro della città in numero di circa centoventimila e volevano eliminare il re. 46Il re si rifugiò nel palazzo, i cittadini occuparono le vie della città e incominciarono a combattere. 47Il re chiamò in aiuto i Giudei, i quali accorsero tutti presso di lui, poi si sparsero per la città e ne uccisero in quel giorno circa centomila; 48quindi incendiarono la città, fecero in quel giorno gran bottino e salvarono il re. 49I cittadini videro che i Giudei si erano impadroniti della città a loro piacere, si persero d’animo e gridarono al re con voce supplichevole: 50″Dacci la mano destra e desistano i Giudei dal combattere noi e la città”. 51Gettarono le armi e fecero la pace. Così i Giudei si coprirono di gloria davanti al re e presso quanti erano nel suo regno, e fecero ritorno a Gerusalemme portando grande bottino. 52Demetrio rimase sul trono del suo regno, e il paese rimase tranquillo sotto di lui. 53Ma rinnegò quanto aveva detto, cambiò rapporti con Giònata e non corrispose alla benevolenza che gli aveva dimostrata e lo fece soffrire molto.
54Dopo questi fatti, Trifone ritornò con Antioco ancora adolescente, il quale cominciò a regnare e cinse la corona. 55Si raccolsero presso di lui tutte le milizie che Demetrio aveva congedato; combatterono contro costui, il quale fuggì e rimase sconfitto. 56Trifone catturò gli elefanti e si impadronì di Antiòchia. 57Allora il giovane Antioco scrisse a Giònata: “Ti confermo il sommo sacerdozio, ti faccio capo dei quattro distretti e ti concedo di essere tra gli amici del re”. 58Gli inviò vasi d’oro e un servizio da tavola, con la facoltà di bere in vasi d’oro, di vestire la porpora e portare la fibbia d’oro. 59Nominò anche Simone, suo fratello, comandante dalla Scala di Tiro fino ai confini dell’Egitto. 60Giònata poi si diede a percorrere la regione dell’Oltrefiume e le varie città e accorse a lui, come alleato, tutto l’esercito della Siria. Andò ad Àscalon e i cittadini gli uscirono incontro a rendergli omaggio. 61Di là passò a Gaza, ma gli abitanti di Gaza gli chiusero le porte; egli la cinse d’assedio e incendiò i sobborghi e li saccheggiò. 62Allora quelli di Gaza supplicarono Giònata, il quale diede loro la destra, prelevando i figli dei loro capi come ostaggi e inviandoli a Gerusalemme; poi percorse la regione fino a Damasco. 63Giònata venne a sapere che i capi di Demetrio si trovavano presso Kedes di Galilea con un numeroso esercito, con l’intenzione di distoglierlo dall’impresa. 64Egli si mosse contro di loro, lasciando il fratello Simone nel paese. 65Simone si accampò contro Bet-Sur e l’assalì per molti giorni assediandola. 66Allora supplicarono che desse loro la destra ed egli la diede, ma li fece sloggiare di là, occupò la città e vi pose una guarnigione. 67Giònata, a sua volta, e il suo esercito si erano accampati presso il lago di Gennèsaret e raggiunsero di buon mattino la pianura di Asor. 68Ed ecco l’esercito degli stranieri avanzare contro di lui nella pianura, dopo aver disposto un’imboscata contro di lui sui monti. Essi avanzavano di fronte, 69quando quelli che erano appostati sbucarono dalle loro posizioni e attaccarono battaglia. 70Tutti gli uomini di Giònata fuggirono, nessuno di loro rimase, se non Mattatia, figlio di Assalonne, e Giuda, figlio di Calfì, comandanti di contingenti dell’esercito. 71Allora Giònata si stracciò le vesti, si cosparse il capo di polvere e si prostrò a pregare. 72Poi ritornò a combattere contro di loro, li sconfisse e li costrinse alla fuga. 73I suoi che erano fuggiti, quando videro ciò, ritornarono a lui e con lui si diedero all’inseguimento fino a Kedes, dov’era il loro accampamento, e là anche loro si accamparono. 74Gli stranieri caduti in quel giorno furono circa tremila. Giònata tornò poi a Gerusalemme.
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Nell’osservare come si comportano i vari sovrani e i comandanti di cui stiamo leggendo la storia, si può notare la frequente, abituale mancanza di lealtà e di rispetto dei patti stabiliti: ciò che conta è il proprio interesse, acquistare o conservare il potere. Così oggi, ai vv.52-53, vediamo che il re Demetrio “rinnegò quanto aveva detto, cambiò rapporti con Giònata e non corrispose alla benevolenza che gli aveva dimostrata e lo fece soffrire molto”. Gionata gli aveva addirittura salvato la vita, come si legge nel brano precedente. Caratteristica del Dio biblico, invece, è la fedeltà assoluta; quando leggiamo che “Dio è giusto”, si intende dire -come sappiamo – che Egli è fedele e “la sua fedeltà dura per sempre”: qualunque sia il nostro comportamento. – Nel brano successivo mi colpisce il v.71: “Allora Giònata si stracciò le vesti, si cosparse il capo di polvere e si prostrò a pregare”. Di fronte all’ennesimo esercito nemico, molti capi e soldati di Gionata fuggono: è il momento dell’abbandono da parte degli amici, della paura di fronte al più forte avversario… Gionata si raccoglie in preghiera… Il pensiero va a Gesù nell’orto degli Ulivi, alla sua solitudine, alla sua angoscia prima dell'”agone” finale.
Mi pare che questo capitolo ritorni in qualche modo, e questo sarà confermato anche dal cap.12, ad un clima e ad uno stile che staccano Israele dalla sua assoluta condizione di protezione-dipendenza dal Signore, per affermare una certa forza-potenza tipica della “mondanità”!
E’ vero che Gionata sembra personalmente fedele al suo Signore, e quindi sempre bisognoso di salvezza e da Lui salvato. Consideriamo per questo il nostro testo ai vers.70-72: solo la preghiera è la vera forza di Israele!
Altrimenti gli eventi narrati oggi descrivono il coraggio e il valore degli uomini di Israele e di chi li guida, ma sembra ignorare, se non mettere in disparte, la fragilità che accompagna ogni vicenda del Popolo del Signore, il suo bisogno di essere salvato, il suo essere sempre o quasi sempre tra i piccoli della terra.
Qui il rapporto tra Israele e le genti mostra anche tutto il valore, l’audacia e le capacità di questo piccolo popolo, che talvolta si presenta in realtà non tanto piccolo!
Una certa “inadeguatezza” della condizione di Israele viene qui sostituita dalla sua abilità e quindi dalla considerazione da parte delle altre nazioni.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.