36 Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: «Pace a voi!». 37 Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. 38 Ma egli disse loro: «Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? 39 Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate; un fantasma non ha carne e ossa, come vedete che io ho». 40 Dicendo questo, mostrò loro le mani e i piedi. 41 Ma poiché per la gioia non credevano ancora ed erano pieni di stupore, disse: «Avete qui qualche cosa da mangiare?». 42 Gli offrirono una porzione di pesce arrostito; 43 egli lo prese e lo mangiò davanti a loro.
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Mi affascina che ai discepoli che ritornano a Gerusalemme pieni di ricca esultanza per il dono ricevuto lungo la strada verso Emmaus, e anche in Emmaus stessa dove la “frazione del Pane” ha aperto i loro occhi perché riconoscessero il Signore, Egli si renda presente “in mezzo a loro” dicendo “Pace a voi”.
Qui essi sembrano esposti nuovamente al rischio che la paura li porti ad interpretare la sua presenza come quella di un “fantasma”.
Ma il fantasma è drammaticamente l’immagine di “ciò che non è”!!
Gesù reagisce al loro turbamento appellandosi alla sua “fisicità”: “Guardate le mie mani e i miei piedi” (vers.39-40).
Questo li riempie di gioia (ver41), ma ancora non li tranquillizza.
Allora Lui, che ad Emmaus, ai vers.31-32, si era rivelato dando loro il Pane, adesso chiede: “Avete qui qualche cosa da mangiare?” (ver.41).
Gli danno un pezzo di pesce: “Egli lo prese e lo mangiò davanti a loro” (ver.43).
In un piccolo episodio di qualche mese fa, questo testo di Luca ha assunto in me una nota particolare. Era la sera di una giornata piuttosto visitata-assediata da persone che chiedevano di essere aiutate. L’intreccio tra la mia poca fede e la mia poca carità mi aveva portato ad una certa stanchezza. Suona ancora il campanello di casa e scendo le scale chiedendo al Buon Dio di farmi ancora un regalo di umiltà-accoglienza. Vedo al di là del vetro un volto sconosciuto. Apro. E lui (Lui?) mi dice: “Avete qualcosa da mangiare?”. Mi scatta nella testa e nel cuore: “Chi è costui?”.
E insieme una grande emozione-commozione.
Quel “povero” che chiede se abbiamo qualcosa da mangiare è forse la rivelazione e la presenza di Gesù nei nostri poveri fratelli?
Non mi sento di farne “la spiegazione” del nostro testo. Ma neppure voglio dimenticarla.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Gesù in persona stette in mezzo a loro”: il Signore risorto al centro e i discepoli attorno a lui; così è per noi oggi, Gesù al centro delle nostre comunità e delle nostre vite. L’augurio e dono che Egli fa ai suoi è “la pace”, quello “shalom” che indica tutta la ricchezza di beni che riceviamo, come uomini e come figli di Dio. Il turbamento e i dubbi dei discepoli ci sorprendono, ma nello stesso tempo ci sono di conforto, poiché anche noi conosciamo il dubbio, il timore che oscurano la nostra fede. E’ bello vedere che Gesù li convince invitandoli a gesti semplici, comuni: guardare, toccare, mangiare… Quel mangiare una porzione di pesce arrostito da parte del Risorto, che ha suscitato perplessità e discussioni tra i commentatori, mi sembra possa essere inteso come un gesto concreto, un momento di condivisione con i discepoli, prima della mensa della Parola (nei versetti seguenti).