8 Il Signore parlò ancora ad Aronne: «Ecco, io ti do il diritto su tutto ciò che si preleva per me, cioè su tutte le cose consacrate dagli Israeliti; le do a te e ai tuoi figli, a motivo della tua unzione, per legge perenne. 9 Questo ti apparterrà fra le cose santissime, fra le loro offerte destinate al fuoco: ogni oblazione, ogni sacrificio per il peccato e ogni sacrificio di riparazione che mi presenteranno; sono tutte cose santissime che apparterranno a te e ai tuoi figli. 10 Le mangerai in luogo santissimo; ne mangerà ogni maschio. Le tratterai come cose sante. 11 Questo ancora ti apparterrà: i doni che gli Israeliti presenteranno come tributo prelevato e tutte le loro offerte fatte con il rito di elevazione. Io le do a te, ai tuoi figli e alle tue figlie con te, per legge perenne. Chiunque sarà puro in casa tua ne potrà mangiare. 12 Ti do anche tutte le primizie che offriranno al Signore: il meglio dell’olio nuovo, il meglio del mosto e del grano. 13 Le primizie di quanto produrrà la loro terra, che essi porteranno al Signore, saranno tue. Chiunque sarà puro in casa tua ne potrà mangiare. 14 Quanto in Israele sarà consacrato per voto di sterminio sarà tuo. 15 Ogni essere che nasce per primo da ogni essere vivente, offerto al Signore, sia degli uomini sia degli animali, sarà tuo; però farai riscattare il primogenito dell’uomo e farai anche riscattare il primo nato dell’animale impuro. 16 Il tuo riscatto, lo effettuerai dall’età di un mese, secondo la stima di cinque sicli d’argento, conformi al siclo del santuario, che è di venti ghera. 17 Ma non farai riscattare il primo nato della mucca, né il primo nato della pecora, né il primo nato della capra: sono cosa sacra. Verserai il loro sangue sull’altare e farai bruciare le loro parti grasse come sacrificio consumato dal fuoco, profumo gradito al Signore. 18 La loro carne sarà tua; sarà tua come il petto dell’offerta che si fa con il rito di elevazione e come la coscia destra. 19 Io do a te, ai tuoi figli e alle tue figlie con te, per legge perenne, tutte le offerte di cose sante che gli Israeliti preleveranno per il Signore. È un’alleanza inviolabile, perenne, davanti al Signore, per te e per la tua discendenza con te».
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La Parola che oggi riceviamo dalla bontà di Dio apre un tema molto importante, che caratterizza il sacerdozio di Israele rispetto ad altre tradizioni religiose. Normalmente la casta sacerdotale è dotata in modo privilegiato per tutto quello che riguarda il patrimonio. Fino al punto di costituire sovente una potenza tale da imporsi persino sul potere politico. A questo non è sfuggita la vicenda cristiana. Per questo mi sembra molto opportuno sottolineare oggi un dato che Gesù porterà a pienezza e tale consegnerà alla nuova comunità messianica.
Notate come tutto il nostro brano sia accompagnato e ritmato dall’atto del dono divino nei confronti dei sacerdoti. Non hanno quello che le famiglie delle altre tribù portano con sè e avranno in eredità nella Terra. Per questo è Dio stesso che li nutre con quello che a Lui viene offerto. Anche il testo successivo a questo chiarirà ulteriormente tale criterio.C’è dunque una connessione molto forte tra sacerdozio e povertà! Gesù afferma di Sè, in Luca 9,58, di vivere più poveramente delle volpi e degli uccelli. Ma questo promuove una dottrina della povertà che avvolgerà tutta la comunità dei discepoli, tutti i figli di Dio, che devono cercare prima di tutto il Regno e la sua giustizia, senza affannarsi per quello che mangeranno e berranno, e per come si vestiranno.
L’uomo ricco troverà un ostacolo insormontabile nella vita povera cui Gesù lo invita. E Pietro allora scoprirà come grande grazia della vita l’aver lasciato tutto per seguire il Signore. E per noi è bene ci accorgiamo che l’uomo ricco, forse diversamente da Pietro, non è chiamato a speciali funzioni ministeriali, ma semplicemente alla vita cristiana. In Cristo l’intero popolo sacerdotale sembra presentarsi come un popolo di piccoli e di poveri. Al punto che un pagano non perderà la sua ricompensa anche se darà solo un bicchier d’acqua a uno dei piccoli discepoli e fratelli di Gesù.
Tutto questo suscita in me un’ulteriore domanda. Nel mistero del Cristo chi sono coloro che in modo più diretto esercitano il ministero sacerdotale, che peraltro riguarda l’intero popolo cristiano? Se il sacerdozio è il “ponte”, la mediazione necessaria tra Dio e l’umanità, mi chiedo se non si possa pensare che nella vita evangelica il ministero sacerdotale è esercitato in modo preminente proprio dai piccoli a dai poveri. Penso al “bambino” che spesso Gesù pone nel mezzo per farne il segno e la guida del cammino cristiano. Penso al “Pastore” che nella pienezza e nella fine dei tempi non sarà più un “pastore, ma sarà l’Agnello immolato: “…l’Agnello, che sta in mezzo al trono, sarà il loro pastore e li guiderà alle fonti delle acque della vita, e Dio asciugherà ogni lacrima dei loro occhi”(Apocalisse 7,17).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Nulla va sprecato o sciupato: quello che non viene adoperato per il sacrificio o per l’offerta, come ad esempio il sangue delle vittime, viede donato al sacerdote e alla sua famiglia, perché se ne nutrano. Dice il testo: “sono tutte cose santissime che apparterranno a te e ai tuoi figli. Le mangerai in luogo santissimo” (vv. 9-10). E questa affermazione mi fa pensare alla nostra eucarestia, in cui è posto sull’altare come offerta e primizia della terra, la cosa più umana e santa che ci sia: il Signore Gesù. Il nutrimento, in questo caso, è per tutta la stirpe sacerdotale, che siamo noi. – Al termine del brano si dice che “è un’alleanza inviolabile, perenne” (v. 19): alla lettera si usa qui quell’espressione particolare, “un’alleanza di sale”, che si riferisce alla prassi di consumare con l’ospite il sale e condividere il pasto, come segno dell’impegno ad aiutarsi e difendersi reciprocamente. Lo stesso impegno che ha preso con noi il Signore, e noi con Lui.
Quasi ad ogni versetto del brano di oggi viene detto che ciò che gli israeliti danno a Dio, Lui lo dà ai sacerdoti. Nella sua preghiera “sacerdotale” al cap.17 di Giovanni, Gesù più volte confessa al Padre di avere tutto ricevuto da Lui, e tutti quelli che ha ricevuto dal padre, li ha custoditi e ha fatto a loro conoscere il Suo Nome. In questo brano di oggi si può leggere di Gesù sommo sacerdote. che riceve in dono da Dio ciò che a Dio stesso è offerto e spetta. Nello stesso tempo Dio dice ad Aronne e ai suoi figli: “Di queste cose mangerai tu, i tuoi figli e quelli della tua famiglia”. Si può pensare ancora a Gesù che si è dato (in cibo) a tutti. Gesù è il pastore e l’agnello; il sacerdote e l’offerta. Il nostro testo nomina molte volte le primizie, come parte che spetta a Dio, sia dei frutti, che degli animali, che i primogeniti degli uomini. Questo ci ricorda di nuovo come anche noi siamo chiamati ad offrire a Dio i primi frutti della nostra vita, in particolare, come Gesù loda del lebbroso samaritano guarito: il rendimento di grazie per la salvezza ricevuta da Lui. Il v. 8 dice che Dio dà ad Aronne come suo diritto i sacrifici e parte delle offerte. Perchè li “custodisca”. Sembra dunque che non si tratti solo o proprio del diritto di usare ciò che da Dio ha ricevuto, ma di custodirlo. Ciò che è un regalo di Dio va custodito e poi restituito a Dio. v. 19 “e’ un’alleanza inviolabile, perenne, davanti al Signore”, oppure : “E’ un’alleanza di sale eterno”: il sale del sapore che Dio ha dato ai suoi; il sale da avere in sè insieme alla pace tra i fratelli. L’alleanza “eterna, davanti al Signore”, è per Ebr 7:23-28 è l’alleanza di Dio con il suo servo Gesù, sacerdote in eterno, sempre vivo nei cieli per intercedere per noi.