11 Fino a questo momento soffriamo la fame, la sete, la nudità, veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo, 12 ci affatichiamo lavorando con le nostre mani. Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; 13 calunniati, confortiamo; siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti, fino ad oggi.
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Mi sono chiesto il significato e la prospettiva dell’espressione al ver.11 “Fino a questo momento”, che alla lettera è “fino a quest’ora”. Mi sembra di grande rilievo la ripresa del termine “ora” in 1Co.15,30-31: “E perché noi ci esponiamo continuamente al pericolo? Ogni giorno io vado incontro alla morte…” dove in maniera ben più incisiva, alla lettera dice: “Perché noi siamo in pericolo ad ogni ora? Ogni giorno io muoio, come è vero che voi, fratelli, siete il mio vanto in Cristo Gesù, nostro Signore!”. Dunque l’ “ora” è l’orientamento dell’esistenza verso il supremo sacrificio d’amore, vissuto in quel “ogni giorno io muoio”.
Provo a sottolineare anche nelle loro diversità le prove severe che Paolo cita. Cominciamo da quel “ci affatichiamo lavorando con le nostre mani” del ver.12, che più volte compare nelle lettere per sottolineare il non voler “compromettere” la radicale gratuità del ministero e quindi il non voler considerare il compito apostolico una fatica che giustifica il compenso, come del resto lui stesso afferma come un diritto proprio di chi spende il suo tempo e se stesso per l’annuncio evangelico. Ma lui preferisce mantenersi con il suo lavoro, come tutti devono fare, e questa è per lui norma doverosa e severa.
Ai vers.12-13 descrive le prove e gli atteggiamenti che sono tipici di ogni esperienza di vita cristiana fedele al Signore Gesù: “Insultati, benediciamo; perseguitati, sopportiamo; calunniati, confortiamo”. Come ogni altro discepolo. Non ci sono “esenzioni” nel ministero apostolico, ma se mai occasioni per testimoniare nella propria persona quello che caratterizza la vita di ogni discepolo di Gesù.
Al ver.11 la sua concreta vicenda con le sue straordinarie prove, sofferenze e pericoli: “ soffriamo la fame, la sete, la nudità – che alla lettera, in modo più forte dice “abbiamo fame, abbiamo sete, siamo nudi”! – veniamo percossi, andiamo vagando di luogo in luogo”.
Infine, al ver.13, il radicale rifiuto da parte del “mondo”: “siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti” E ancora l’annotazione di tempo, “fino ad oggi”, che sembra voler alludere all’ora finale del supremo sacrificio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Ci affatichiamo lavorando con le nostre mani”: Paolo sa che potrebbe farsi mantenere, ma preferisce vivere del proprio lavoro e del proprio guadagno. Possiamo immaginare che gli sia costato fatica e sacrificio. Come sarebbe bello se anche il nostro “clero” vivesse del proprio lavoro, piuttosto che essere mantenuto dall’8 per mille o dalle offerte dei generosi credenti. Invece di essere una categoria privilegiata, essere persone normali, che lavorano, faticano… e annunciano la buona notizia. – “Siamo diventati come la spazzatura del mondo, il rifiuto di tutti”: Paolo diceva di considerare tutto spazzatura di fronte a Cristo; ora lui è considerato e trattato come spazzatura e rifiuto. E’ questo il “prendere la croce”: accettare di perdere la faccia, di essere considerati male e disprezzati da quelli che contano.