PARROCCHIA DELLA DOZZA – Si è conclusa lunedì 1 giugno 2020 la permanenza dei 10 ospiti del piano freddo.

Come ormai avviene da 11 anni, in dicembre il salone del piano interrato della Dozza, si attrezza con brandine e poco più, per accogliere le persone che il Comune di Bologna invia all’interno del progetto “piano freddo”. Come ogni anno l’impatto con lo stanzone disadorno, il soffitto basso, il bagno piccolo non è affatto semplice.

Anche quest’anno, un bel gruppo di noi parrocchiani si turna la sera per cenare insieme agli ospiti e in brevissimo tempo i limiti del luogo fisico diventano assolutamente irrilevanti rispetto agli incontri fra le persone. Incontri anche molto veloci, discreti, vivaci e allegri con i ragazzi scout che sono sempre molto attesi; in ogni caso sempre molto affettuosi.

Quest’anno il coronavirus è arrivato a sconvolgere anche il piano freddo. E così, secondo la previsione di Giuseppe, il “piano freddo” è diventato “piano caldo” portando i nostri ospiti a prolungare la loro permanenza di due mesi, dall’inizio di dicembre a tutto maggio. Hanno passato aprile e maggio sempre all’interno della parrocchia senza più averci come ospiti a cena. Hanno gestito autonomamente non solo i pasti e la pulizia degli spazi, ma anche la prolungata convivenza, senza avere niente da dovere o poter fare.

Da parte nostra abbiamo continuato a tenere uno stretto contatto telefonico, a provvedere alla spesa. Abbiamo approfittato del momento della consegna del cibo per scambiare due parole, aggiornarci un po’ su come andavano le giornate, raccogliere le preoccupazioni, le tensioni, le incomprensioni e incoraggiarci a vicenda.

Ieri sera, domenica 31 maggio 2020, nel salutarli, abbiamo respirato il clima di famiglia molto forte che si è creato fra di loro e di spontanea condivisione con noi. Ci dicevano, loro che di “dormitori se ne intendono, che un posto come la Dozza non lo avevano mai incontrato!

Siamo contenti se hanno potuto avere in questi mesi un buon tempo e auguriamo loro davvero con il cuore un gran bene.

Barbara Rimondi