IMG_5858Martedì 5 maggio ha avuto luogo nella Parrocchia di S. Antonio alla Dozza l’annunciato incontro con Raniero La Valle che ha presentato il suo ultimo libro “CHI SONO IO, FRANCESCO? Cronache di cose mai viste”.
Diseguito le registrazioni audio, un resoconto sintetico dell’incontro ed alcune foto.

Registrazioni audio:
– Introduzione di Giovanni Nicolini

-Relazione Galavotti

– Relaqzione R. La Valle

– Conclusione Giovanni Nicolini

 

Piccola sintesi degli interventi a cura di Francesco Scimè:

Introduzione di Giovanni Nicolini:
conosco Raniero da quando nel Concilio raccontava su Avvenire quello che i Padri avevano detto in aula; il papa argentino: una bella sorpresa per noi vecchi, una speranza riaccesa.

Enrico Galavotti, storico.

La scelta del nome è sempre significativa. Ad esempio Ratzinger scelse un nome di un papa, Benedetto, in discontinuità con i suoi immediati predecessori dal Concilio in poi, Paolo VI e Giovanni Paolo I e II; poi ristabili’ la Liturgia in latino, accolse Bush in Vaticano festosamente con un coro di bambini, nominò come prefetto della Congregazione della dottrina della fede il card. Muller, sette mesi prima delle sue dimissioni…

Oggi Bergoglio ha davanti a sé una situazione più difficile di quella che aveva papa Giovanni: una opposizione visibile da parte di diversi suoi vicini collaboratori.

Nell’intervista a Spadaro della Civiltà Cattolica, papa Francesco, nella parte finale, dice che bisogna andare avanti, oltre il Concilio.

È stata messa fine alla eccezionalità del caso italiano, del suo episcopato.

Ha visitato come primo luogo Lampedusa.

Ha chiesto scusa per il comportamento passato della Chiesa verso i Protestanti.

Ha deciso immediatamente dopo la sua elezione lo sblocco del processo di canonizzazione di papa Giovanni.

Ha istituito il consiglio degli otto cardinali suoi più stretti collaboratori.

I neologismi di papa Francesco: misericordiare, inequita’, zizzaniatore…

La Chiesa è per lui un “ospedale da campo”.

Un papa deve essere, per lui, “voce dei poveri”.

L’ecumenismo. Ha fatto grandi passi. Nel 1910 il papa aveva detto al presidente americano Roosevelt in visita in Italia di non andare in visita alla comunità metodista.

La questione degli avversari di Bergoglio è delicata. Ci sono interessi economici che il papa sta colpendo. Ad esempio il traffico delle armi. L’indebitamento di Stati,  che sta allontanando gli Stati dall’economia reale.

L’elezione di Francesco ha comportato per tutti un bagno nella realtà,  distogliendo l’attenzione da questioni che non toccano la gente, come la restaurazione dei riti antichi.

Un rischio: interpretare papa Francesco come un “idraulico”, venuto per risolvere situazioni urgenti,  dopo di che si può ripartire come sempre.

A monsignor Loris Capovilla ha detto recentemente che vuole dei pastori per vescovi, non dei professori.

È un pontificato di consolazione per tanti,  che avevano vissuto il Concilio,  è un nuovo apparire di una persona come papa Giovanni.

Sta avviando una vera riforma del papato,  alla luce del solo vangelo. Dossetti diceva che il compito del papa è confermare nella fede cristologica.

Raniero La Valle

Molto ha detto Enrico ed io stesso in altre occasioni. Oggi mi pongo la questione sul futuro della Chiesa. Come andranno le cose dopo papa Francesco? Una domanda simile ce la facevamo alla conclusione del Concilio. Dossetti propose di concludere il Concilio con la canonizzazione in aula conciliare di papa Giovanni,  per garantire l’esito positivo e duraturo del Concilio.

In che tempo siamo?

Ieri è stata approvata una legge elettorale piuttosto minacciosa e pochi giorni fa è stata pubblicata la bolla di indizione di un nuovo anno santo, dedicato alla misericordia, di apertura di porte, nelle chiese e nelle case di tutto il mondo.

Stiamo uscendo dalla democrazia. C’è una democrazia sostanziale, dei diritti e una formale, dei numeri. Il lavoro,  dice papa Francesco,  è la dignità di tutte le persone.  Se il lavoro è precario o non c’è,  non c’è democrazia. Oggi si teorizza che la piena occupazione non deve essere perseguita. Sono rimaste solo due persone in Italia che parlano di piena occupazione: papa Francesco e il Presidente della Repubblica Mattarella. Le “tutele crescenti” tutelano solo se il lavoro continua. L’art. 3 della Costituzione dice che il potere pubblico ha il compito di rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana. Oggi, se lo Stato che facesse questo, sarebbe immediatamente sanzionato da Bruxelles.

Il principio della maggioranza è la democrazia dei numeri. Veramente, non è detto che il volere dei più sia più sano di quello dei meno. Ma stiamo uscendo anche da questa democrazia formale, dei numeri.

Se non abbiamo la possibilità di incidere su un sistema, che provoca esclusione, come dice papa Francesco, che cosa fare? Contro l’esclusione, bisogna far entrare, aprire le porte della misericordia. Questa è la chiave del pontificato di papa Francesco. E’ il segno della apertura di un’epoca nuova.

Francesco ogni mattina celebra la Messa davanti a un popolo, cerca ogni giorno il significato sempre nuovo del vangelo.

Il programma di questo pontificato è la Evangelii Gaudium, che è una regola di vita spirituale, la regola francescana della Chiesa di oggi. Perché non fare un movimento ecclesiale che si chiami “Evangelii Gaudium”? C’era un ministero nella Chiesa, quello dell’ostiario, di colui che apre le porte della Chiesa: è quello di papa Francesco.

Lui parla di Dio, non della Chiesa. Per secoli Dio non c’era più, soppiantato dalla legge naturale o dal progetto culturale della Chiesa. Non c’era più bisogno del vangelo. La modernità, la scienza,  il diritto, la libertà di pensiero e religione, si potevano ammettere solo se si pensava e agiva “come se Dio non ci fosse”. Quindi la questione di Dio non si poneva più.  È finita con i genocidi del ‘900.

Il Dio di Francesco è un Dio discreto, che non si ingerisce. Francesco ci racconta un Dio che ha un volto (“Misericordiae vultus” è il titolo della bolla di indizione dell’anno santo), un volto misericordioso. Per far questo bisogna rileggere la Scrittura con un’operazione di ermeneutica evangelica, come fa Gesù nella sinagoga di Nazareth, presentando l’anno di misericordia del Signore e non parlando più di “un anno di vendetta per il nostro Dio” (cfr. Lc 4).

Noi siamo cattolici “niceni”, dal Concilio di Nicea. Gli ariani dicevano che Cristo non è come Dio, vero Dio e vero uomo. Non è solo Dio che cambia, secondo papa Francesco, ma è l’uomo che cambia. Gli uomini ce la possono fare a cambiare la loro situazione.  Era il pensiero dei Gesuiti dal Cinquecento, contro il pensiero di Pascal. Il Concilio, citando il Siracide, dice che l’uomo ce la può fare. Dio in Gesù Cristo si è “in qualche modo unito con ogni uomo”, dice il Concilio.

Questo papa dice ai poveri: “Dio è con voi”, perché lottate per la giustizia. Si può costruire un mondo diverso.

Giovanni Nicolini

Sicuramente Raniero è un “eretico”. In fondo, come Gesù, che ha rivelato un Dio diverso, nuovo, che si butta nella storia umana. Anche se avvelenassero papa Francesco, non potrebbero fermare la storia,  perché papa Francesco è scritto nel Concilio e il Concilio ormai è parte della storia della Chiesa.

La scommessa che abbiamo davanti a noi è riconoscere Dio nella nostra storia,  non in una dottrina.

Alcune foto (da I-Pad di Romeo):