1 Così parlò Gesù. Poi, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. 2 Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. 3 Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. 4 Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. 5 E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
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Entriamo in un testo assolutamente unico in tutta la rivelazione ebraico-cristiana. E lo dico in senso forte. Provo a spiegarmi facendo un esempio. Si potrebbe dire che anche l’incontro di Gesù con la donna di Samaria è unico perchè nessun’altra memoria biblica lo cita. Tuttavia non è certo l’unico dialogo che il Signore Dio intrattiene con una donna, e in una tonalità così fortemente nuziale. Invece, questa preghiera del Figlio al Padre che rivela il dono supremo di comunione divina fatto all’umanità è unico. Gli si potrebbe forse accostare la lode di Gesù al Padre di Matteo 11,25-26 e di Luca10,21-22, ma in modo solo approssimativo.
Finalmente “è venuta l’ora”: la preghiera è totalmente immersa nell’evento pasquale. Si può dire che tutto Gv.17 è una meditazione profonda del mistero pasquale, della sua fonte e del suo fine. E’ l’ora in cui il Padre e il Figlio reciprocamente si glorificano. Abbiamo già incontrato questa affermazione soprattutto in Gv.12, che proclama come nel mistero di Dio ognuno glorifichi l’altro come tensione fondamentale della sua esistenza. E’ il principio e il segreto dell’Amore!
Il ver.2 spalanca l’orizzonte di questa relazione interna al mistero di Dio dilatandolo a tutti coloro che il Padre ha dato al Figlio (ver.2). Mi permetto di segnalare il testo originale in alcuni passaggi molto delicati. Dove si dice del “potere su ogni essere umano”, alla lettera è detto “potenza di ogni carne”: “potenza” esprime meglio di “potere” il suo volto sostanziale; e “carne” è più fedele al Prologo, per cui non condivido la nota della Tob che troppo precipitosamente afferma che “carne” vuole appunto dire “essere umano”. Di fatto la scelta dell’evangelista è diversa e indica con più radicalità la povertà della condizione umana, fino ai più piccoli e disprezzati della storia. E segnalo anche uno strano passaggio, dove entra un “neutro”, cioè l’affermazione “..affinchè il tutto che hai dato a lui, Egli dia a loro la vita eterna”: “tutto” è coinvolto in questa donazione divina all’uomo!
Al ver.3 la vita eterna è definita come conoscenza reciproca, assoluta intimità, incontro pieno. A tale “conoscenza” l’umanità viene chiamata, e in essa viene fatta entrare, nell’intimo segreto dell’Amore di Dio, quello che il Cristo è venuto a rivelare e a donare: un Dio che non è eterna solitudine, ma eterna comunione del Padre e del Figlio nello Spirito d’Amore.
Sulla terra il Figlio ha glorificato il Padre nella sua obbedienza fino alla Pasqua, che è compimento luminoso di ogni sua Parola e opera. “Ora” il Figlio chiede di essere glorificato dal Padre, in modo che risplenda nella sua pienezza la gloria eterna con la quale il Padre ha illuminato il Figlio dall’eternità. L’espressione “prima che il mondo fosse” mi sembra molto preziosa perchè esprime non solo una categoria di tempo, ma anche e soprattutto il primato assoluto dell’amore su ogni realtà del mondo. Il mondo è fatto per essere l’orizzonte del grande mistero dell’Amore. Per questo la creatura umana non può mai essere asservita ad una causa mondana, ma deve essere sempre liberata perchè possa celebrare nel mondo l’amore di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
“Alzati gli occhi al cielo”: solo qui e nell’episodio di Lazzaro (Gv 11,41); in entrambi i casi, vi è l’affermazione del dono di una vita eterna. Gesù la può donare perché il Padre gli ha dato “potenza di ogni carne”, come scrive don Giovanni. Ho sentito in un commento che questa frase è un riferimento al Siracide 17,2: vi si dice che il Signore diede all’uomo da Lui creato “potere su quanto la terra contiene”. Gesù quindi è come Adamo, ma da Lui ci viene solo il dono di una vita piena e indistruttibile. Questa vita è conoscenza del vero Dio (v.3): come sappiamo, non si tratta di conoscenza intellettuale, ma di esperienza intima, profonda, nuziale.
La parola “gloria” emerge come particolarmente importante in questi primi vv. per dire non solo l’azione di “onorare”, ma a sottolineare il rapporto di intima comunione tra Gesù e il Padre, di obbedienza da parte di Gesù, e di premurosa custodia da parte del Padre. E se all’inizio Dio era glorificato in cielo (“Gloria a Dio nell’alto dei cieli…) ora, per la parola e l’opera di Gesù, per il suo amore e la sua obbedienza, Gesù può dire al Padre: “Ti ho glorificato sopra la terra…”. E’ importante come inizia la preghiera di Gesù in questo cap. 17: “Padre, è giunta l’ora…”. Le parole importanti che Gesù qui cita (gloria, potere, vita eterna) trovano in questa “ora” la loro unità. E’ l’ora in cui tutte queste cose si fondono tra di loro. E noi siamo coinvolti in questa ora. C’è un collegamento molto forte con quello che Giov aveva detto nel cap. 13: “Gesù sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine:” C’è in questi vv. anche una risposta a una domanda che tanto spesso ci poniamo: cosa è la vita eterna? Oggi Gesù ci dice, con estrema semplicità e forza: “Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio e colui che hai mandato, Gesù Cristo” (v.3).