Gabriele Maria Brandolini

Intervento all’Assemblea dell’associazione S. Kizito

Dozza 4 novembre 2002

 

Ringrazio il Presidente dell’Associazione, che convocando l’assemblea annuale dei soci mentre sono ancora in Italia (partirò tra due giorni per la Tanzania), mi ha dato l’opportunità di essere qui con voi stasera, e di potervi trasmettere una semplice testimonianza del lavoro che svolgiamo a Mapanda, sostenuto dal vostro contributo associativo.

 

Dopo i due sapienti e affettuosi interventi che abbiamo ascoltato, con la mia testimonianza vorrei (anch’io) accompagnarvi sugli altopiani della regione di Iringa, nella Chiesa gemellata con la nostra Chiesa bolognese, là dove i nostri fratelli e sorelle parlano e pregano in kiswahili; e tra le colline rese gialle in questi giorni dall’asciutto della stagione: si è da poco raccolto il granoturco. Di notte, uno spettacolo straordinario di tanti fuochi all’orizzonte segnala il lavoro di preparazione dei nuovi campi, che zappati a mano saranno pronti per la semina di dicembre.

A Mapanda, un villaggio periferico della missione di Usokami, nelle nostre due case di fratelli e sorelle, sui nostri tavoli non sempre ordinati, traduciamo i testi dei Padri della Chiesa e del Magistero sotto lo sguardo vigile e protettore del nostro amato Kizito (che ha suggerito il nome anche alla vostra Associazione).

 

La “storia” del nostro lavoro di traduzione la sapete

 

Storia

 

Abbiamo cominciato a tradurre i primi testi nel 1987, ad uso interno, quando ancora abitavamo a Usokami, e il nostro lavoro principale allora era nell’ambito sanitario.

Furono dapprima preghiere, una invocazione allo Spirito Santo, e poi il bellissimo inno Akatistos, da cantare in onore della Madonna a cui è dedicata la Chiesa di Usokami. Poi, per aiutare la formazione dei catechisti, furono tradotte la Dei Verbum e la Sacrosanctum Concilium, due pilastri tra i documenti del Vaticano II, da cui l’amorevole attenzione per la Parola di Dio e per la festosa celebrazione della liturgia nell’assemblea dei fedeli potessero ricevere stimolo e incoraggiamento.

 

Da questi primi lavori, per intuizione felice dei nostri Vescovi, Mons. Zarri, allora ausiliare a Bologna e Mons. Mtega, che era vescovo di Iringa, nacque l’idea di un impegno preciso della Chiesa di Bologna, tramite alcuni dei suoi membri di alcuni dei missionari bolognesi in ordine alla traduzione di testi della grande Tradizione Cristiana.

 

Quando nel 1993 ci siamo trasferiti a Mapanda, questa delle traduzioni è diventata l’occupazione prevalente per molti di noi, accanto alle occupazioni domestiche quotidiane, che fino ad oggi ci impegnano direttamente nelle nostre case.

(Ai testi patristici della Didakè e delle Lettere di S. Ignazio si accompagnò la traduzione e pubblicazione di altri due documenti del Vaticano II.)

Anzi, al lavoro di riedizione della Bibbia swahili, iniziato nel 1994 e completato e consegnato nel 1997, per il centenario della evangelizzazione della Chiesa di Tanzania, ciascuno di noi diede il suo contributo.

Fu un regalo graditissimo della nostra Chiesa di Bologna, che in quell’anno ospitava e celebrava il Congresso eucaristico Nazionale, e per l’occasione regalò ben 100,000 Bibbie, pubblicate qui in Italia e pagate in buona parte con il contributo di fedeli privati.

Fu quella l’occasione che fece nascere l’idea di costituire l’associazione San Kizito che avesse lo scopo di farsi carico di sostenere questa attività di traduzione tramite il contributo di soci e amici.

 

Dal 1998 ad oggi, cioè da quando è nata l’associazione, il lavoro che ci ha occupato quasi completamente è stata la traduzione dei Documenti del Concilio Vaticano II.

 

Concilio

 

Quando nel 1991 pubblicammo quei primi due documenti del Concilio (presso la EMI di Bologna) nell’introduzione mettemmo anche un abbozzo di programma per la pubblicazione degli altri documenti conciliari, che era quasi una promessa.

Dieci anni dopo abbiamo potuto consegnare alle stampe tutti e sedici i documenti conciliari che ora sono raccolti in un unico volume felicemente uscito, in doppia veste, nel luglio di quest’anno.

 

Viaggio a Ndanda

Abbiamo consegnato alla tipografia le bozze per la stampa fin dal novembre 2001, ma  a causa di problemi relativi al pagamento di un precedente lavoro, il Dizionario cattolico italiano swahili che forse avete visto, giaceva là in attesa.

A fine aprile, Tommaso ed io abbiamo affrontato un lungo viaggio (avevamo programmato 3-4 giorni, in realtà ne abbiamo impiegati 7) nel sud del paese, dove superando con mezzi pubblici di fortuna valli e colline, attraverso un paesaggio da parchi naturali, reso ancora più incantevole e verde dalle piogge appena finite, abbiamo raggiunto l’oasi benedettina di Ndanda, nel sud-est della Tanzania, dove abbiamo felicemente iniziato una collaborazione editoriale locale (di cui Tommaso vi fece relazione lo scorso anno, quando eravamo ai primi approcci). Lì abbiamo incontrato il responsabile della Tipografia e ritrovato presso di lui le nostre bozze. Sciolti gli ultimi intoppi, abbiamo ottenuto il loro impegno a pubblicare subito il volume. La nostra speranza era che si potesse consegnarlo a fine luglio ai Vescovi delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale riuniti in assemblea plenaria a Dar es Salaam nelle ultime due settimane di Luglio.

In effetti il faticoso viaggio esplorativo ha avuto buon esito, con grande soddisfazione di tutti: noi editori, i benedettini che hanno fatto il lavoro, e i Vescovi che il 27 luglio lo hanno tra le danze e i gridi di gioia.

Il Vescovo di Iringa, infatti ha potuto distribuire personalmente le prime 60 copie del volume, in edizione un po’ di lusso: rilegatura rigida di pelle, e carta sottile, ai Vescovi che parlano il kiswahili, sia della Tanzania che di paesi vicini.

Io sono partito per l’Italia all’inizio di Agosto, e passando da Iringa e da Dar es Salaam ho incontrato vari vescovi, sulla via del ritorno, dopo la loro assemblea, che mi hanno voluto esprimere la loro grande gioia e soddisfazione attesa da anni dalla chiesa africana. Uno mi ha detto che l’aveva sfogliato e letto a lungo la sera, prima di addormentarsi…

 

Distribuzione

 

Per l’occasione, abbiamo anche concordato con la tipografia un metodo di distribuzione più agile e capillare, a mezzo posta, per il quale ciascun Vescovo ha ricevuto presso la sua sede 40 copie del volume, in regalo, (accompagnati da una lettera a nome del Vescovo di Iringa e, insieme dell’Associazione S.Kizito). Il resto dei volumi (in totale ne sono state pubblicate circa 3000 copie) sono stati regalati al Vescovo di Iringa, e sarà lui ora a curare la distribuzione, avendone un terzo a Iringa e i rimanenti a Dar es Salaam presso la sede della Conferenza Episcopale Tanzana, da dove possono essere facilmente ritirati.

I fratelli e le sorelle di Mapanda nelle scorse settimane, cioè da quando i volumi sono cominciati ad arrivare nelle varie Diocesi, hanno ricevuto moltissimi apprezzamenti e ringraziamenti da parte di molti Vescovi e sacerdoti locali per il lavoro fatto. E questi ringraziamenti sono destinati soprattutto a voi, ed è un grande piacere per me oggi farvene partecipi, che ne siete i legittimi destinatari perché con  il vostro contributo avete permesso la realizzazione di questa pubblicazione, e questo risulta anche da una breve citazione nella introduzione del volume.

 

Presentazione del volume

 

Come è il volume?

Una bella foto dell’aula sinodale;

All’inizio abbiamo messo il memorabile Discorso di apertura del Concilio che Papa Giovanni fece l’11 ottobre 1962 tracciando il cammino che il concilio voluto da lui avrebbe dovuto percorrere: “La Chiesa vuole mostrarsi madre di tutti, e usare la medicina della misericordia più che quella della severità"

I 16 documenti, ciascuno preceduto dall’indice del contenuto

La omelia di chiusura di Paolo VI.

 

Il testo è stato tradotto dall’originale latino, controllando anche le traduzioni italiana e inglese. In presenza di espressioni dense o termini particolari, abbiamo spesso messo tra parentesi anche l’originale latino, rimandando poi al dizionarietto del Concilio alla fine del volume la spiegazione in ampio del testo, insieme alla parola in inglese. Così chi sa il latino è aiutato, e non abbiamo voluto sporcare il testo swahili aggiungendo l’inglese nel testo.

 

Come è stato fatto il lavoro?

a.       Il lavoro di traduzione dei singoli documenti è durato vari anni, come vi dicevo, ed è stato fatto a più mani.

b.      Ogni singolo documento tradotto è stato rivisto da madrelingua swahili, prima da catechisti in parrocchia e altri amici, poi seminaristi e preti; anche qualche Vescovo ci ha aiutato, o qualcuno che poi lo è diventato. Hanno potuto valutare non solo la lingua finale, ma anche la correttezza della traduzione

c.       Abbiamo dovuto sviluppare l’abilità di produrre parole nuove (Il kiswahili lingua povera di termini astratti, religiosi, ecc….). Abbiamo dovuto prima esercitarci e studiare i diversi metodi interni alla lingua stessa per arricchire il vocabolario ( e in questo ci hanno aiutato i contatti che abbiamo sempre tenuto nel corso di questi anni con le pubblicazioni dell’Università di DSM), e poi abbiamo fatto delle proposte, preferendo soprattutto seguire due vie: 1. Derivare parole nuove da altre già presenti nella lingua; e 2. Ricavarle da lingue straniere, e preferibilmente secondo il latino più che dall’inglese. P.es. dialogo à dialogia, e non dayalogia.

d.      Questi neologismi o termini tecnici li abbiamo poi confrontati con altri che si occupano di traduzione in Tanzania, in particolare con professori del Seminario maggiore.  Abbiamo anche avuto un incontro con il nostro Vscovo Tarcisio, anche lui appassionato di questo tipo di lavoro, che tuttora, nel tempo che si ritaglia via, cerca un po’ di continuare. Tommaso ed io siamo stati da lui una mattina intera per discutere sulla traduzione di circa un centinaio di parole o espressioni nuove, termini tecnici del concilio. (Un risultato derivato da questo lavorìo sulla terminologia è stato il Dizionario Cattolico Ita-Swa-Eng-Lat di parole in uso nella Chiesa Cattolica, pubblicato lo scorso anno, che potete vedere qui).

e.       Per uniformare la lingua del volume, (che risentiva della differenza di stile dei vari traduttori, e anche del progredire dell’abilità nel corso degli anni,) e per un controllo finale complessivo, abbiamo avuto anche la bella esperienza, più volte ripetuta, di settimane di lavoro alle Tende di Abramo, insieme a una decina di Seminaristi maggiori della nostra Diocesi (due dei quali, Vedasto e Francesco sono diventati preti quest’anno). Lavorando in tre gruppi abbiamo riletto tutto il lavoro, e dato così mal testo la veste finale, che è quella che potete vedere qui.

f.        L’ultima fase è stata quella di impaginatura, che pure abbiamo fatto a Mapanda al Computer, e di stampa del prototipo, che è quello che abbiamo consegnato ai Benedettini di Ndanda alla fine di quell’avventuroso viaggio.

 

Intermezzo

 

E’ stato un lavoro a tavolino, ma anche una occasione per incontrare e lavorare con molti amici.

E’ un bel lavoro: per noi una fortuna, una grazia!

 

1.      Questa felice intuizione del valore delle traduzioni in swahili e la possibilità che abbiamo di dedicarci ad esso, è diventata una occasione per offrire il nostro servizio in Missione non solo a qualcuno, cioè direttamente ai vicini con cui siamo più spesso in contatto, ma, seppure indirettamente, a TUTTA la Chiesa che parla swahili. E’ quindi un servizio in ampio.

2.      E per noi è stata anche una fortuna: certo ci sono persone più esperte di noi nella lingua swahili, ma forse non hanno contemporaneamente il tempo, i mezzi, il sostegno di simpatia e anche economico che noi abbiamo.

3.      Siamo contenti di questo lavoro anche perché ci permette di proseguire in qualche modo, anche nel tempo del lavoro, quell’impegno di preghiera e studio sulla Sacra Scrittura, che è il  motivo primo della nostra presenza a Mapanda. Infatti questo lavoro ci tiene su testi che hanno riferimento quasi immediato con la Scrittura e la vita ecclesiale, cioè i Padri e il Magistero.

4.      Ed è una fortuna anche perché, per farlo bene abbiamo sempre bisogno – a meno di non voler risultare assolutamente presuntuosi – di una continua collaborazione con nostri amici locali madrelingua.

 

 

Le Tende di Abramo

Le “Tende di Abramo”, una casa costruita tra le nostre capanne, inaugurata dal Vescovo Tarcisio nel novembre 1997, servono proprio a questo scopo: accogliere amici dei nostri villaggi, giovani, catechisti, mamme, seminaristi, e anche gruppi misti di semplici cristiani, per aiutarci a crescere insieme, noi con loro, nella conoscenza della Sacra Scrittura.

All’inizio di ogni anno fissiamo un programma di ospitalità che prevede una settimana per ogni mese: chi desidera venire si prenota direttamente da noi o in diocesi a Iringa. Il Vescovo ha approvato con entusiasmo questo progetto, che si lega al regalo della Bibbia e delle traduzioni, e in un certo senso lo completa: lo scopo è infatti quello di introdurre a un contatto vivo e personale con la Parola di Dio, e dopo che noi abbiamo costruito la casa e gliela abbiamo “consegnata”, lui ha voluto affidarci questo servizio di ospitalità. Lui stesso ci manda persone e gruppi. In particolare, vorrei sottolineare il fatto che già da tre anni i ragazzi di Iringa che si preparano a entrare al Seminario maggiore (in genere sono una decina ogni anno) vengono a trascorrere alle Tende non una ma due settimane, e pregano con noi, lavorano un po’ e li aiutiamo ad approfondire l’amore per la Scrittura e la Sacra Liturgia. E’ una bellissima esperienza, per noi e per loro e anche per il sacerdote responsabile del loro cammino vocazionale, che unendosi a noi in quei giorni può conoscerli meglio, proprio a Mapanda. E da Mapanda quindi passano tutti quelli che nei prossimi anni diventeranno i padri e i pastori delle varie comunità parrocchiali della Diocesi.

Il bello di questi incontri, qualunque siano le persone che vengono, è che viviamo insieme praticamente tutti i momenti della settimana, dalla preghiera, alla mensa condivisa, alle conversazioni insieme sulla Scrittura e la Liturgia.

Le tende di Abramo sono usate anche da nostri amici, sia preti che laici, per giornate o settimane di ritiro autogestito.

E’ qui alle Tende che abbiamo fatto la revisione finale di tutti i documenti del Concilio con i seminaristi, come prima vi dicevo.

E’ qui che, forse, in dicembre faremo due settimane di scuolina di lingue della Bibbia per i seminaristi e i preti della diocesi che lo desiderano. E per queste scuoline sarebbe forse opportuno preparare anche un sussidio scritto (in kiswahili).

E’ qui che in questi ultimi anni, più volte abbiamo potuto dare un po’ di aiuto a missionari e volontari italiani (ma non solo) che sono venuti ospiti per qualche mese da noi per imparare la lingua del luogo. In questo ci hanno aiutato anche tre maestri locali madrelingua, e il risultato è stato di solito lusinghiero. Anche per questa “scuolina di kiswahili” sarebbe utile produrre un testo scritto come sussidio grammaticale, che poi potrebbe venire ad arricchire la vasta gamma di contributi che l’Associazione S. Kizito ha dato per lo sviluppo della lingua e cultura swahili, sia in ambito ecclesiale che in ambito civile.

 

I prossimi lavori

Individuiamo i nuovi testi da tradurre tenendo un contatto continuo con i nostri Vescovi.

Sia il Vescovo Tarcisio di Iringa, che il suo predecessore Mons. Mtega, e anche il Card. Biffi, sensibili alla necessità di fornire ai cristiani di quelle giovani chiese strumenti di dottrina sicura, che li formino a una vita cristiana centrata sui sacramenti e la parola di Dio celebrata secondo la grande tradizione, cedendo meno a impalugamenti in ambiti sociologici o moralistici, ci hanno suggerito di rimanere su testi della Tradizione.

La collana dei nostri volumi, che si chiama appunto “la Tradizione viva” si compone di tre serie:

1.      Patristica (copertina blu)

2.      Magistero (copertina rossa)

3.      Santi e Maestri (senza colore).

 

Oltre al già citato Salterio Corale, che speriamo favorirà il canto anche dei piccoli gruppi di fedeli, nelle case e nelle piccole comunità del vangeli, e che dovremmo pubblicare entro Pasqua, abbiamo quasi pronto:

il “De sacramentis” di S. Ambrogio, che è una serie di omelie e catechesi sui Sacramenti della iniziazione cristiana.

Poi abbiamo cominciato a lavorare a un testo di S. Basilio, le Regole Morali, che propone una essenziale etica cristiana, tutta ricavata dai vangeli e dal N.T.. Di questo lavoro si sta occupando Tommaso.

Anastasia sta curando dall’Italia la traduzione di un piccolo libro del Card. Biffi, Gesù di Nazareth, che aiuterà a porre al centro dell’attenzione dei nostri cristiani la persona di Gesù, piena di grazia e di bellezza.

Io dovrei dedicarmi (con la collaborazione delle sorelle) a un testo di S. Ambrogio sulla verginità. Questo testo contribuirà a mostrare il valore di grazia e di segno nella comunità ecclesiale, dovunque e quindi anche in Africa, di tale dono: la Verginità consacrata.

 

Sono testi di piccole dimensioni, che potremmo pubblicare con il ritmo di due o tre all’anno, nel modo ormai sperimentato con successo, cioè in Tanzania, presso i benedettini di Ndanda, facendone poi una capillare distribuzione nelle varie diocesi, a cui rimane poi il ricavato dalla vendita dei libri..

Tutto questo potrà proseguire, le pubblicazioni e le attività per il servizio alla Bibbia svolte alle Tende di Abramo, grazie al vostro prezioso e gradito contributo economico che vorrete dare all’Associazione S. Kizito.

 

E concludo dicendovi che considerate le migliorie che sono in programma nelle Tende di Abramo, la luce e l’acqua corrente, ognuno di voi si senta invitato a farci visita come ospite gradito a Mapanda.

Grazie di cuore e … karibuni!

 

 

Fr. Gabriele Maria Brandolini