Gabriele Maria Brandolini
Intervento
all’Assemblea dell’associazione S. Kizito
Ringrazio il Presidente
dell’Associazione, che convocando l’assemblea annuale dei soci mentre sono
ancora in Italia (partirò tra due giorni per la Tanzania), mi ha dato
l’opportunità di essere qui con voi stasera, e di potervi trasmettere una
semplice testimonianza del lavoro che svolgiamo a Mapanda, sostenuto dal vostro
contributo associativo.
Dopo i due sapienti e
affettuosi interventi che abbiamo ascoltato, con la mia testimonianza vorrei
(anch’io) accompagnarvi sugli altopiani della regione di Iringa, nella Chiesa
gemellata con la nostra Chiesa bolognese, là dove i nostri fratelli e sorelle
parlano e pregano in kiswahili; e tra le colline rese gialle in questi giorni
dall’asciutto della stagione: si è da poco raccolto il granoturco. Di notte,
uno spettacolo straordinario di tanti fuochi all’orizzonte segnala il lavoro di
preparazione dei nuovi campi, che zappati a mano saranno pronti per la semina
di dicembre.
A Mapanda, un villaggio
periferico della missione di Usokami, nelle nostre due case di fratelli e sorelle,
sui nostri tavoli non sempre ordinati, traduciamo i testi dei Padri della
Chiesa e del Magistero sotto lo sguardo vigile e protettore del nostro amato
Kizito (che ha suggerito il nome anche alla vostra Associazione).
La “storia” del nostro lavoro
di traduzione la sapete
Storia
Abbiamo cominciato a tradurre i
primi testi nel 1987, ad uso interno, quando ancora abitavamo a Usokami, e il
nostro lavoro principale allora era nell’ambito sanitario.
Furono dapprima preghiere, una
invocazione allo Spirito Santo, e poi il bellissimo inno Akatistos, da cantare
in onore della Madonna a cui è dedicata la Chiesa di Usokami. Poi, per aiutare
la formazione dei catechisti, furono tradotte la Dei Verbum e la Sacrosanctum
Concilium, due pilastri tra i documenti del Vaticano II, da cui l’amorevole
attenzione per la Parola di Dio e per la festosa celebrazione della liturgia
nell’assemblea dei fedeli potessero ricevere stimolo e incoraggiamento.
Da questi primi lavori, per
intuizione felice dei nostri Vescovi, Mons. Zarri, allora ausiliare a Bologna e
Mons. Mtega, che era vescovo di Iringa, nacque l’idea di un impegno preciso
della Chiesa di Bologna, tramite alcuni dei suoi membri di alcuni dei
missionari bolognesi in ordine alla traduzione di testi della grande Tradizione
Cristiana.
Quando nel 1993 ci siamo
trasferiti a Mapanda, questa delle traduzioni è diventata l’occupazione
prevalente per molti di noi, accanto alle occupazioni domestiche quotidiane,
che fino ad oggi ci impegnano direttamente nelle nostre case.
(Ai testi patristici della
Didakè e delle Lettere di S. Ignazio si accompagnò la traduzione e
pubblicazione di altri due documenti del Vaticano II.)
Anzi, al lavoro di riedizione
della Bibbia swahili, iniziato nel 1994 e completato e consegnato nel 1997, per
il centenario della evangelizzazione della Chiesa di Tanzania, ciascuno di noi
diede il suo contributo.
Fu un regalo graditissimo della
nostra Chiesa di Bologna, che in quell’anno ospitava e celebrava il Congresso
eucaristico Nazionale, e per l’occasione regalò ben 100,000 Bibbie, pubblicate
qui in Italia e pagate in buona parte con il contributo di fedeli privati.
Fu quella l’occasione che fece
nascere l’idea di costituire l’associazione San Kizito che avesse lo scopo di
farsi carico di sostenere questa attività di traduzione tramite il contributo
di soci e amici.
Dal 1998 ad oggi, cioè da
quando è nata l’associazione, il lavoro che ci ha occupato quasi completamente
è stata la traduzione dei Documenti del Concilio Vaticano II.
Concilio
Quando nel 1991 pubblicammo
quei primi due documenti del Concilio (presso la EMI di Bologna)
nell’introduzione mettemmo anche un abbozzo di programma per la pubblicazione
degli altri documenti conciliari, che era quasi una promessa.
Dieci anni dopo abbiamo potuto
consegnare alle stampe tutti e sedici i documenti conciliari che ora sono
raccolti in un unico volume felicemente uscito, in doppia veste, nel luglio di
quest’anno.
Abbiamo consegnato alla
tipografia le bozze per la stampa fin dal novembre 2001, ma a causa di problemi relativi al pagamento di
un precedente lavoro, il Dizionario cattolico italiano swahili che forse avete
visto, giaceva là in attesa.
A fine aprile, Tommaso ed io
abbiamo affrontato un lungo viaggio (avevamo programmato 3-4 giorni, in realtà
ne abbiamo impiegati 7) nel sud del paese, dove superando con mezzi pubblici di
fortuna valli e colline, attraverso un paesaggio da parchi naturali, reso
ancora più incantevole e verde dalle piogge appena finite, abbiamo raggiunto
l’oasi benedettina di Ndanda, nel sud-est della Tanzania, dove abbiamo
felicemente iniziato una collaborazione editoriale locale (di cui Tommaso vi
fece relazione lo scorso anno, quando eravamo ai primi approcci). Lì abbiamo
incontrato il responsabile della Tipografia e ritrovato presso di lui le nostre
bozze. Sciolti gli ultimi intoppi, abbiamo ottenuto il loro impegno a
pubblicare subito il volume. La nostra speranza era che si potesse consegnarlo
a fine luglio ai Vescovi delle Conferenze Episcopali dell’Africa Orientale
riuniti in assemblea plenaria a Dar es Salaam nelle ultime due settimane di
Luglio.
In effetti il faticoso viaggio
esplorativo ha avuto buon esito, con grande soddisfazione di tutti: noi
editori, i benedettini che hanno fatto il lavoro, e i Vescovi che il 27 luglio
lo hanno tra le danze e i gridi di gioia.
Il Vescovo di Iringa, infatti
ha potuto distribuire personalmente le prime 60 copie del volume, in edizione
un po’ di lusso: rilegatura rigida di pelle, e carta sottile, ai Vescovi che parlano
il kiswahili, sia della Tanzania che di paesi vicini.
Io sono partito per l’Italia
all’inizio di Agosto, e passando da Iringa e da Dar es Salaam ho incontrato
vari vescovi, sulla via del ritorno, dopo la loro assemblea, che mi hanno
voluto esprimere la loro grande gioia e soddisfazione attesa da anni dalla
chiesa africana. Uno mi ha detto che l’aveva sfogliato e letto a lungo la sera,
prima di addormentarsi…
Distribuzione
Per l’occasione, abbiamo anche
concordato con la tipografia un metodo di distribuzione più agile e capillare,
a mezzo posta, per il quale ciascun Vescovo ha ricevuto presso la sua sede 40
copie del volume, in regalo, (accompagnati da una lettera a nome del Vescovo di
Iringa e, insieme dell’Associazione S.Kizito). Il resto dei volumi (in totale
ne sono state pubblicate circa 3000 copie) sono stati regalati al Vescovo di
Iringa, e sarà lui ora a curare la distribuzione, avendone un terzo a Iringa e
i rimanenti a Dar es Salaam presso la sede della Conferenza Episcopale Tanzana,
da dove possono essere facilmente ritirati.
I fratelli e le sorelle di
Mapanda nelle scorse settimane, cioè da quando i volumi sono cominciati ad
arrivare nelle varie Diocesi, hanno ricevuto moltissimi apprezzamenti e
ringraziamenti da parte di molti Vescovi e sacerdoti locali per il lavoro
fatto. E questi ringraziamenti sono destinati soprattutto a voi, ed è un grande
piacere per me oggi farvene partecipi, che ne siete i legittimi destinatari
perché con il vostro contributo avete
permesso la realizzazione di questa pubblicazione, e questo risulta anche da
una breve citazione nella introduzione del volume.
Presentazione del volume
Come è il volume?
Una bella foto dell’aula
sinodale;
All’inizio abbiamo messo il
memorabile Discorso di apertura del Concilio che Papa Giovanni fece l’11
ottobre 1962 tracciando il cammino che il concilio voluto da lui avrebbe dovuto
percorrere: “La Chiesa vuole mostrarsi madre di tutti, e usare la medicina
della misericordia più che quella della severità"
I 16 documenti, ciascuno preceduto
dall’indice del contenuto
La omelia di chiusura di Paolo
VI.
Il testo è stato tradotto
dall’originale latino, controllando anche le traduzioni italiana e inglese. In
presenza di espressioni dense o termini particolari, abbiamo spesso messo tra
parentesi anche l’originale latino, rimandando poi al dizionarietto del
Concilio alla fine del volume la spiegazione in ampio del testo, insieme alla
parola in inglese. Così chi sa il latino è aiutato, e non abbiamo voluto
sporcare il testo swahili aggiungendo l’inglese nel testo.
Come è stato fatto il lavoro?
a. Il
lavoro di traduzione dei singoli documenti è durato vari anni, come vi
dicevo, ed è stato fatto a più mani.
b. Ogni
singolo documento tradotto è stato rivisto da madrelingua swahili, prima
da catechisti in parrocchia e altri amici, poi seminaristi e preti; anche
qualche Vescovo ci ha aiutato, o qualcuno che poi lo è diventato. Hanno potuto
valutare non solo la lingua finale, ma anche la correttezza della traduzione
c. Abbiamo
dovuto sviluppare l’abilità di produrre parole nuove (Il kiswahili lingua
povera di termini astratti, religiosi, ecc….). Abbiamo dovuto prima esercitarci
e studiare i diversi metodi interni alla lingua stessa per arricchire il
vocabolario ( e in questo ci hanno aiutato i contatti che abbiamo sempre tenuto
nel corso di questi anni con le pubblicazioni dell’Università di DSM), e poi
abbiamo fatto delle proposte, preferendo soprattutto seguire due vie: 1.
Derivare parole nuove da altre già presenti nella lingua; e 2. Ricavarle da
lingue straniere, e preferibilmente secondo il latino più che dall’inglese.
P.es. dialogo à
dialogia, e non dayalogia.
d. Questi
neologismi o termini tecnici li abbiamo poi confrontati con altri che si
occupano di traduzione in Tanzania, in particolare con professori del Seminario
maggiore. Abbiamo anche avuto un
incontro con il nostro Vscovo Tarcisio, anche lui appassionato di questo tipo
di lavoro, che tuttora, nel tempo che si ritaglia via, cerca un po’ di
continuare. Tommaso ed io siamo stati da lui una mattina intera per discutere
sulla traduzione di circa un centinaio di parole o espressioni nuove, termini
tecnici del concilio. (Un risultato derivato da questo lavorìo sulla
terminologia è stato il Dizionario Cattolico Ita-Swa-Eng-Lat di parole in uso
nella Chiesa Cattolica, pubblicato lo scorso anno, che potete vedere qui).
e. Per
uniformare la lingua del volume, (che risentiva della differenza di stile dei
vari traduttori, e anche del progredire dell’abilità nel corso degli anni,) e
per un controllo finale complessivo, abbiamo avuto anche la bella esperienza,
più volte ripetuta, di settimane di lavoro alle Tende di Abramo, insieme a una
decina di Seminaristi maggiori della nostra Diocesi (due dei quali, Vedasto e
Francesco sono diventati preti quest’anno). Lavorando in tre gruppi abbiamo
riletto tutto il lavoro, e dato così mal testo la veste finale, che è quella
che potete vedere qui.
f.
L’ultima fase è stata quella di impaginatura, che pure
abbiamo fatto a Mapanda al Computer, e di stampa del prototipo, che è quello
che abbiamo consegnato ai Benedettini di Ndanda alla fine di quell’avventuroso
viaggio.
Intermezzo
E’ stato un lavoro a tavolino,
ma anche una occasione per incontrare e lavorare con molti amici.
E’ un bel lavoro: per noi una
fortuna, una grazia!
1. Questa felice
intuizione del valore delle traduzioni in swahili e la possibilità che abbiamo
di dedicarci ad esso, è diventata una occasione per offrire il nostro servizio
in Missione non solo a qualcuno, cioè direttamente ai vicini con cui siamo più
spesso in contatto, ma, seppure indirettamente, a TUTTA la Chiesa che parla
swahili. E’ quindi un servizio in ampio.
2. E per
noi è stata anche una fortuna: certo
ci sono persone più esperte di noi nella lingua swahili, ma forse non hanno
contemporaneamente il tempo, i mezzi, il sostegno di simpatia e anche economico
che noi abbiamo.
3. Siamo
contenti di questo lavoro anche perché ci permette di proseguire in qualche
modo, anche nel tempo del lavoro, quell’impegno di preghiera e studio sulla
Sacra Scrittura, che è il motivo primo
della nostra presenza a Mapanda. Infatti questo lavoro ci tiene su testi che
hanno riferimento quasi immediato con la Scrittura e la vita ecclesiale, cioè i
Padri e il Magistero.
4. Ed è
una fortuna anche perché, per farlo bene abbiamo sempre bisogno – a meno di non
voler risultare assolutamente presuntuosi – di una continua collaborazione con
nostri amici locali madrelingua.
Le Tende di Abramo
Le “Tende di Abramo”, una casa
costruita tra le nostre capanne, inaugurata dal Vescovo Tarcisio nel novembre
1997, servono proprio a questo scopo: accogliere amici dei nostri villaggi,
giovani, catechisti, mamme, seminaristi, e anche gruppi misti di semplici
cristiani, per aiutarci a crescere insieme, noi con loro, nella conoscenza
della Sacra Scrittura.
All’inizio di ogni anno
fissiamo un programma di ospitalità che prevede una settimana per ogni mese:
chi desidera venire si prenota direttamente da noi o in diocesi a Iringa. Il
Vescovo ha approvato con entusiasmo questo progetto, che si lega al regalo
della Bibbia e delle traduzioni, e in un certo senso lo completa: lo scopo è
infatti quello di introdurre a un contatto vivo e personale con la Parola di
Dio, e dopo che noi abbiamo costruito la casa e gliela abbiamo “consegnata”,
lui ha voluto affidarci questo servizio di ospitalità. Lui stesso ci manda
persone e gruppi. In particolare, vorrei sottolineare il fatto che già da tre
anni i ragazzi di Iringa che si preparano a entrare al Seminario maggiore (in
genere sono una decina ogni anno) vengono a trascorrere alle Tende non una ma
due settimane, e pregano con noi, lavorano un po’ e li aiutiamo ad approfondire
l’amore per la Scrittura e la Sacra Liturgia. E’ una bellissima esperienza, per
noi e per loro e anche per il sacerdote responsabile del loro cammino vocazionale,
che unendosi a noi in quei giorni può conoscerli meglio, proprio a Mapanda. E
da Mapanda quindi passano tutti quelli che nei prossimi anni diventeranno i
padri e i pastori delle varie comunità parrocchiali della Diocesi.
Il bello di questi incontri, qualunque
siano le persone che vengono, è che viviamo insieme praticamente tutti i
momenti della settimana, dalla preghiera, alla mensa condivisa, alle
conversazioni insieme sulla Scrittura e la Liturgia.
Le tende di Abramo sono usate
anche da nostri amici, sia preti che laici, per giornate o settimane di ritiro
autogestito.
E’ qui alle Tende che abbiamo
fatto la revisione finale di tutti i documenti del Concilio con i seminaristi,
come prima vi dicevo.
E’ qui che, forse, in dicembre
faremo due settimane di scuolina di lingue della Bibbia per i seminaristi e i
preti della diocesi che lo desiderano. E per queste scuoline sarebbe forse
opportuno preparare anche un sussidio scritto (in kiswahili).
E’ qui che in questi ultimi
anni, più volte abbiamo potuto dare un po’ di aiuto a missionari e volontari
italiani (ma non solo) che sono venuti ospiti per qualche mese da noi per
imparare la lingua del luogo. In questo ci hanno aiutato anche tre maestri
locali madrelingua, e il risultato è stato di solito lusinghiero. Anche per
questa “scuolina di kiswahili” sarebbe utile produrre un testo scritto come
sussidio grammaticale, che poi potrebbe venire ad arricchire la vasta gamma di
contributi che l’Associazione S. Kizito ha dato per lo sviluppo della lingua e
cultura swahili, sia in ambito ecclesiale che in ambito civile.
I prossimi lavori
Individuiamo i nuovi testi da
tradurre tenendo un contatto continuo con i nostri Vescovi.
Sia il Vescovo Tarcisio di
Iringa, che il suo predecessore Mons. Mtega, e anche il Card. Biffi, sensibili
alla necessità di fornire ai cristiani di quelle giovani chiese strumenti di
dottrina sicura, che li formino a una vita cristiana centrata sui sacramenti e
la parola di Dio celebrata secondo la grande tradizione, cedendo meno a
impalugamenti in ambiti sociologici o moralistici, ci hanno suggerito di
rimanere su testi della Tradizione.
La collana dei nostri volumi,
che si chiama appunto “la Tradizione viva” si compone di tre serie:
1. Patristica
(copertina blu)
2. Magistero
(copertina rossa)
3. Santi e
Maestri (senza colore).
Oltre al già citato Salterio
Corale, che speriamo favorirà il canto anche dei piccoli gruppi di fedeli,
nelle case e nelle piccole comunità del vangeli, e che dovremmo pubblicare
entro Pasqua, abbiamo quasi pronto:
il “De sacramentis” di S.
Ambrogio, che è una serie di omelie e catechesi sui Sacramenti della
iniziazione cristiana.
Poi abbiamo cominciato a
lavorare a un testo di S. Basilio, le Regole Morali, che propone una essenziale
etica cristiana, tutta ricavata dai vangeli e dal N.T.. Di questo lavoro si sta
occupando Tommaso.
Anastasia sta curando
dall’Italia la traduzione di un piccolo libro del Card. Biffi, Gesù di
Nazareth, che aiuterà a porre al centro dell’attenzione dei nostri cristiani la
persona di Gesù, piena di grazia e di bellezza.
Io dovrei dedicarmi (con la
collaborazione delle sorelle) a un testo di S. Ambrogio sulla verginità. Questo
testo contribuirà a mostrare il valore di grazia e di segno nella comunità
ecclesiale, dovunque e quindi anche in Africa, di tale dono: la Verginità
consacrata.
Sono testi di piccole
dimensioni, che potremmo pubblicare con il ritmo di due o tre all’anno, nel
modo ormai sperimentato con successo, cioè in Tanzania, presso i benedettini di
Ndanda, facendone poi una capillare distribuzione nelle varie diocesi, a cui
rimane poi il ricavato dalla vendita dei libri..
Tutto questo potrà proseguire,
le pubblicazioni e le attività per il servizio alla Bibbia svolte alle Tende di
Abramo, grazie al vostro prezioso e gradito contributo economico che vorrete
dare all’Associazione S. Kizito.
E concludo dicendovi che
considerate le migliorie che sono in programma nelle Tende di Abramo, la luce e
l’acqua corrente, ognuno di voi si senta invitato a farci visita come ospite
gradito a Mapanda.
Grazie di cuore e … karibuni!
Fr.
Gabriele Maria Brandolini