DOMENICA 7^ DI PASQUA
(ANNO A) – ASCENSIONE DEL SIGNORE
Matteo 28,16-20
16 In quel tempo, gli undici discepoli andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato.
17 Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. 18 E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. 19 Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, 20 insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato.
Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
1) Gli undici discepoli andarono in Galilea: nel vangelo di Matteo la Galilea occupa un ruolo più importante
rispetto agli altri vangeli; è dalla Galilea, infatti, che la buona novella
deve essere diffusa a tutte le genti. Ricordiamo che, dopo l'arresto di
Giovanni, Gesù lascia Nazaret e si ritira a Cafarnao, nel territorio di Zabulon
e di Neftali, che Isaia chiama Galilea delle genti. Gesù è venuto prima per
Israele, poi per tutte le genti;
2) sul monte che Gesù aveva loro fissato. Gli apostoli ubbidiscono al
comando di Gesù e salgono sul monte; la
convocazione sul monte è immagine della santa Liturgia.
3) Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi: prostrarsi significa adorare e l'atto di adorazione ha un rapporto
molto stretto con la morte (cfr. Ap 1,17: Appena
lo vidi, caddi ai suoi piedi come morto).
4) Alcuni però dubitavano (si può anche tradurre essi però dubitarono): Gesù
accetta il loro dubbio; è la condizione normale del discepolo adorare e
dubitare. È bello che Gesù affidi a persone così povere e piccole una missione
tanto importante.
5) E Gesù, avvicinatosi, disse loro: Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra: sono le prime parole di Gesù dopo la
Resurrezione. Lui, che sul monte
delle tentazioni aveva rifiutato di ricevere dal diavolo il dominio sui regni
del mondo (4,9-10), oggi annuncia che gli è stato dato ogni potere in cielo e
in terra.
6) Andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioni (lett. fate discepole le nazioni): discepole
come gli apostoli, che restano ancora destinatari, oltre che annunciatori, del
messaggio evangelico; il loro compito è quello di andare ad annunziare la
Parola, il messaggio dell'opera di salvezza, già tutta compiuta da Gesù;
7) battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo: il Battesimo instaura una relazione
diretta con il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo;
8) insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato:
ricordare Gv 14,20-21 (Io sono nel Padre
e voi in me ed io in voi. Chi
accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato
dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui); i comandamenti vanno osservati non con
l’animo di servi, ma come un risposta d'amore a chi ama fino a dare la sua
vita.
9) Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo: l'assicurazione della presenza costante
del Signore fra i discepoli fino alla fine del mondo chiude il vangelo di
Matteo. È una grande consolazione per tutti i discepoli, che, adoratori
dubbiosi, vengono a sapere che Gesù è sempre con loro.
Atti 1,1-11
1 Nel mio primo libro ho già trattato, o Teòfilo, di tutto quello che Gesù fece e insegnò dal principio 2 fino al giorno in cui, dopo aver dato istruzioni agli apostoli che si era scelti nello Spirito Santo, egli fu assunto in cielo.
3 Egli si mostrò ad essi vivo, dopo la sua passione, con molte prove, apparendo loro per quaranta giorni e parlando del regno di Dio. 4 Mentre si trovava a tavola con essi, ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere che si adempisse la promessa del Padre «quella, disse, che voi avete udito da me: 5 Giovanni ha battezzato con acqua, voi invece sarete battezzati in Spirito Santo, fra non molti giorni».
6 Così venutisi a trovare insieme gli domandarono: «Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno di Israele?». 7 Ma egli rispose: «Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta, 8 ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra».
9 Detto questo, fu elevato in alto sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse al loro sguardo. 10 E poiché essi stavano fissando il cielo mentre egli se n’andava, ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: 11 «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che è stato di tra voi assunto fino al cielo, tornerà un giorno allo stesso modo in cui l’avete visto andare in cielo».
1) Nel mio primo libro ho già trattato (lett. ho
fatto la prima parola): si tratta del vangelo di Luca, di cui gli Atti sono
come il prolungamento. Il vangelo è la prima parola, che, insieme agli Atti,
costituisce un’unica Parola di Dio;
2) o Teofilo: tuttavia la Parola di Dio attraverso un autore umano si rivolge agli
uomini; i vangeli e gli scritti apostolici sono come la grande lettera che Dio
rivolge a ciascun uomo;
3) fino al giorno in cui… fu assunto in cielo (Vulg. assumptus est; manca in cielo): dall’Ascensione del Signore comincia
il tempo della Chiesa, in cui Gesù è ancora sommamente presente in mezzo ai
suoi, ma non più in modo visibile. L’espressione
fu assunto, che vuol dire preso su, indica che Gesù viene afferrato
dal Padre; l’Ascensione è un evento che esprime la comunione trinitaria fra il
Padre, il Figlio e lo Spirito Santo;
4) scelti nello Spirito Santo: l’azione dello Spirito Santo è posta agli inizi
della missione apostolica (v. 5-8 e cap. 2 ), così come agli inizi del
ministero di Gesù (Mt 4,1ss.; Lc 4,1ss.);
5) apparendo loro per 40 giorni: nel vangelo di Luca sembrano riunite in un solo
giorno la Resurrezione e l’Ascensione di Gesù (cfr. Lc 24,51). Negli Atti i due
eventi sono separati da 40 giorni, per indicare la pienezza dell’intimità dei
discepoli col Signore risorto e dell’insegnamento a loro rivolto;
6) parlando del regno di Dio: è il tema centrale della predicazione di Gesù (Lc
4,43), riproposto agli Apostoli (At 8,12; 20,25);
7) mentre si trovava a tavola con essi ordinò di non allontanarsi da
Gerusalemme:
per Luca questa città è il centro predestinato per l’opera di salvezza (Lc
2,22.38ss.), il punto dove si compie la missione terrena di Gesù e il punto di
partenza della missione degli Apostoli verso tutto il mondo (Lc 24,47; At
1,8-10).
8) ma avrete forza dallo Spirito Santo: lo Spirito Santo, effuso da
Gesù (At 2,33), è dato in vista della predicazione e della testimonianza (At
4,8-31) agli Apostoli, che a motivo della loro debolezza non sarebbero capaci
di essere testimoni della fede in Gesù.
9) Fu elevato… sotto i loro occhi e una nube lo sottrasse: i discepoli vedono salire il Signore e i loro stessi occhi sono
testimoni del suo scomparire alla vista. Nella Scrittura la nube indica la presenza
di Dio, ma anche la santità e la separatezza della sua dimora.
10) due uomini in bianche vesti… perché state a guardare il cielo?: ricordano i due angeli
della resurrezione (cfr. Lc 24,7: Perché
cercate tra i morti colui che è vivo?).
11) Tornerà un giorno allo stesso modo: Gesù, che è ormai assente, non cesserà di
rimanere presente nella vita della Chiesa; la sua venuta sarà la manifestazione
finale di questa presenza permanente. Il modo in cui Gesù è asceso al cielo è
la sua glorificazione attraverso la passione (Lc 24,26) e il suo ritorno allo
stesso modo sarà la sua passione presente costantemente nella sua Chiesa: Io sono Gesù che tu perseguiti (At 9,5).
Efesini 1,17-23
17 Fratelli, il Dio del Signore nostro Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di rivelazione per una più profonda conoscenza di lui.
18 Possa egli davvero illuminare gli occhi della vostra mente per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati, quale tesoro di gloria racchiude la sua eredità fra i santi 19 e qual è la straordinaria grandezza della sua potenza verso di noi credenti secondo l’efficacia della sua forza | 20 che egli manifestò in Cristo, | quando lo risuscitò dai morti | e lo fece sedere alla sua destra nei cieli, | 21 al di sopra di ogni principato e autorità, | di ogni potenza e dominazione | e di ogni altro nome che si possa nominare | non solo nel secolo presente ma anche in quello futuro.
22 Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi | e lo ha costituito su tutte le cose a capo della Chiesa, | 23 la quale è il suo corpo, | la pienezza di colui che si realizza interamente | in tutte le cose.
1) Il Padre della gloria: solo qui troviamo questa espressione; altrove si
parla del Dio della gloria (At 7,2),
o di Cristo re della gloria (1Cor
2,8);
2) per un più profonda conoscenza di Lui: il termine epìgnosis indica una conoscenza non solo
concettuale, ma pratica, una conoscenza personale di Dio stesso (cfr. Col 1,9: non cessiamo di chiedere che abbiate una
conoscenza piena della sua volontà).
3) Possa Egli illuminare gli occhi della vostra mente: è l’incarico che riceve
anche Paolo sulla via di Damasco (cfr. At 26,18: ti mando ad aprire loro gli occhi perché passino dalle tenebre alla
luce). Questa luce è il dono che viene dall’alto, che ci fa partecipi dello
Spirito Santo e ci permette di gustare la buona parola di Dio (cfr. Eb 6,4-5);
4) per farvi comprendere a quale speranza vi ha chiamati: c’è una relazione tra
l’ascolto della parola evangelica e l’annuncio della speranza (cfr. Col 1,5: di questa speranza voi avete già udito
l’annuncio dalla parola di verità del vangelo);
5) qual è la straordinaria grandezza della sua potenza: si tratta del potere che
il Signore ha di sottomettere a sé tutte le cose (cfr. Fil 3,21) e della
potenza che agisce nell’apostolo facendolo affaticare e lottare con la forza
che viene da Lui (cfr. Col 1,29);
6) secondo l’efficacia della sua forza che egli manifestò in Cristo: la glorificazione del
Cristo attraverso la sua morte e resurrezione è uno straordinario atto d’amore
del Padre, che, a partire da Gesù, coinvolge ciascuno di noi (cfr. Col 2,12: con Lui infatti siete stati sepolti insieme
nel battesimo, in Lui anche siete stati insieme resuscitati per la fede nella
potenza di Dio);
7) al di sopra di ogni principato e autorità…non solo nel secolo presente,
ma anche in quello futuro: nessuna forza o potere, presente o futuro può bloccare l’azione di
Dio (cfr. Rm 8,34: Chi condannerà? Cristo
Gesù che è morto, anzi che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede
per noi? e Gv 3,31: chi viene
dall’alto è al di sopra di tutti).
8) Tutto infatti ha sottomesso ai suoi piedi: cfr. Sal 8,7, dove il
salmista esalta la gloria di Adamo, cui fu sottomessa tutta la creazione.
Cristo è il nuovo Adamo. Egli è anche il
capo del corpo, cioè della Chiesa, il principio, il primogenito di coloro che
risuscitano dai morti (Col 1,18).
9) il suo corpo, la pienezza di colui che si realizza interamente in
tutte le cose:
Dio ha riempito, attraverso Cristo, la Chiesa e l’universo intero (cfr. Col
1,19: perché piacque a Dio di far abitare
in Lui ogni pienezza).
Per cercare qualche spigolatura antropologica penso
che oggi si possa partire dall’affermazione della lettera agli Efesini che
cerca le “misure” esorbitanti dell’esperienza cristiana. La Festa
dell’Ascensione infatti definisce la fisionomia di una “sapienza” che avendo le
sue radici “nel cielo” è a priori travolgente e stravolgente nei confronti di
ogni struttura della mondanità. Per questo è non solo sbagliato ma anche del
tutto illusorio pensare di “realizzare” qui in terra il Regno dei cieli. Questo
regno incombe e invade, provoca e contesta, ma non si lascia ridurre a concetti
e strutture stabilmente definiti. La sapienza cristiana è un’obiezione più che
una realizzazione; è appunto una speranza o meglio “la” speranza piuttosto che
uno “stato” esposto a inevitabile delusione. La comunità cristiana, che ha
nella divina Liturgia il suo punto supremo di fedeltà e la sua più grande
vicinanza alla divina bellezza del Regno, non può vivere nel tempo se non come
in un’incessante conversione e in un’azione ininterrotta dello Spirito verso la
verità tutta intera. La carità stessa diventa vanità appena cessa di percepire
l’umiltà e il limite di ogni sua espressione nel tempo e nello spazio.
Ecco perché bisognerebbe a lungo riflettere e dialogare anche su quel “dubbio” che è forse tanto interno all’atto di fede da suggerire forse come migliore la traduzione italiana che fa coincidere nel testo di Matteo quelli che adorarono con quelli che dubitarono. Ma forse questo dubbio non indica allora un limite e una povertà dell’esperienza della fede: forse il dubbio è indice di vera grandezza; forse il dubbio è proprio il sintomo del nostro ingresso in quella sapienza-speranza che viene dal cielo e che dunque, proprio perché del tutto più vasta e imprendibile di ogni pensiero e di ogni azione, accetta quella “crisi” che irrimediabilmente caratterizza ogni incontro tra Dio e l’uomo e fa, degli uomini e delle donne di Dio, persone che astenendosi da ogni rischio di idolatria accettano di vivere esposti sul baratro del dubbio come bimbi intimoriti e insieme avvolti da una realtà che sempre li sopravanza.