Caro don Giovanni, non sono un "esperto" e per questo mi è venuto il pensiero di scrivere ad un altro "non esperto" come anche lei, in certo senso è. Spero che non se la prenda, anche perchè qualche volta mi sembra che ci vogliano dei non esperti per fare qualche pensiero magari meno consueto, e forse più pronto a intravedere quello che ci sta dietro ai fatti che gli esperti giudicano a modo loro. La notizia di questi giorni, e anche l’allarme, è il costo del petrolio. Quando per più volte l’ho visto come titolo di prima pagina scritto in grande e magari con il punto esclamativo, ho pensato "questa è la guerra!". Questa volta siamo in troppi a voler petrolio, e non riusciremo più a rubarlo a nessuno con la scusa di eliminare qualche dittatore cattivo. Mi dica il suo pensiero da non esperto. Cordialmente. Messaggio firmato

Caro amico, esco in questo momento da una simpatica "scuola della pace" che da più di vent’anni la parrocchietta di Sammartini di Crevalcore offre a chi lo desidera. Il tema di quest’anno, che sarà svolto in grande nella sessione di agosto, era quello del limite delle risorse e quindi dell’esigenza di diminuire lo spreco, nell’orizzonte di un mondo che ogni anno e ogni giorno diventa più piccolo, un’unica casa come più volte il Papa Giovanni Paolo e il suo Successore hanno detto. Una casa dove non ci si può più ignorare, e dove tutto diventa sempre più comune. E’ chiaro quindi che la pace non si può più pensare come assenza della guerra, ma va intesa come la necessità assoluta di mettersi d’accordo in famiglia con relazioni buone quanto basta per non fare la guerra. Meglio se in famiglia ci si può anche dare una mano. Meglio ancora se si prova a conoscersi, ad accogliersi nelle diversità di ognuno, e infine a volersi bene. Concordo quindi anche con il tema del petrolio, che non è un tema tra gli altri, ma uno dei più importanti. Anche se sinceramente mi sembra impossibile risolverlo senza affrontare i livelli più profondi dell’esistenza umana, quali l’unità sostanziale del genere umano e dunque la prevalenza del bene di tutti su ogni particolarismo che rischi di separare e di escludere. Le sue parole mi fanno pensare che lei abbia la grande fortuna, o meglio la grande grazia, di respirare cristianamente. Noi cristiani siamo secondo me la più profonda e feconda proposta di interpretazione universalistica della vicenda umana, e persino del destino cosmico. Ci troviamo accanto altre ipotesi belle di fede e di sapienza, orientate ugualamente verso speranze di concordia. Alla scuola della pace era presenta una famiglia dove il papà e la mamma, mussulmani, hanno studiato la teologia cristiana in una università pontificia di Roma, dove ora insegnano islamistica ai nostri studenti di teologia. Collaborano intensamente con il movimento di Chiara Lubich, e cercano di diffondere una conoscenza profonda delle loro sorgenti di spiritualità e di pensiero. Gente così è un regalo grande. Allora, caro amico, cerchiamo di scongiurare la guerra costruendo la pace. I maestri di questi giorni ci insegnavano a cercare e a praticare una vita più attenta a considerare la preziosità dello spazio e del tempo, e la necessità di una grande attenzione per passare ai nostri figli un mondo meno devastato e più concorde. I ragazzini e i giovani, presenti in molti, sono stati incoraggiati a considerare il loro studio come orizzonte privilegiato del loro contributo al bene di tutti. Studiare se si è studenti, e lavorare se si è lavoratori, con "zelo religioso", come suggerisce una bella regola di vita cristiana che cerco di tenere presente nella mia disordinata vita, è già costruire la pace. Dicono che il prossimo petrolio sarà il sole, e la sua infinita potenza energetica. Sarà però tra qualche giorno. Intanto, da oggi, teniamo acceso l’umile sole della nostra vita spesa nel desiderio di mettere la nostra piccola tessera di speranza e di bene nel grande mosaico della storia di tutti. Con amicizia. d.Giovanni.