Caro don Giovanni, l’ho conosciuta molti anni fa quando ero un ragazzino di parrocchia. Era un’estate piena di luce al Passo del Falzarego. Avevo sedici anni e credevo di avere davanti una vita tutta positiva. Dopo poco tempo è incominciata pre me una discesa che è arrivata a un fatto grave, così grave che avendola scampata con la giustizia degli uomini non ho più avuto il coraggio di chiedere il perdono di Dio. Da allora tutto è stato sempre peggio. Ho lasciato perdere la fidanzata e mi sono accanito nello studio prima e poi nel lavoro. La carriera è diventata il mio unico pensiero come se dovessi vendicarmi di quello che mi era successo. Adesso sono solo e ricco. Ho il coraggio di scriverle perchè abito lontano da Bologna e dall’Italia. Sono adesso sulle Dolomiti per una vacanza. Sono sempre da solo, cioè in compagnia di una persona che è con me per servirmi e non mi può togliere dalla solitudine. L’altro ieri ho trovato il Carlino con la sua rubrica in una sala dell’albergo e mi è venuto voglia di sfogarmi con lei, sicuro che nessuno mi possa riconoscere. Come posso ricominciare a sperare e a vivere? Scusi lo sfogo, di cui domani sarò già pentito.

Caro amico senza nome, spero che in quegli anni lontani, al Falzarego, qualcuno di noi le abbia detto che per i cristiani è proibito disperare. L’ultimo giudizio spetta solo a Dio. Durante questa breve passeggiata della nostra vita sulla terra l’avvenimento principale è quello del Signore che va alla ricerca di tutti i suoi figli, perchè come scrisse Paolo di Tarso ad un suo figlio spirituale, Dio vuole che tutti gli uomini e le donne del mondo siano salvi. Lei può averne combinate "più di Bertoldo" come si dice da noi, ma nulla può fermare questa ricerca del Signore, una ricerca appassionata fino alla Passione di Cristo. Potrei tirarle le orecchie per tutto il tempo che ha lasciato passare, per arrivare infine…al Carlino delle "Cose di questo mondo", che forse non è la sede più adatta per vicende troppo importanti. Ma ormai non mi stupisco più per tutte le fantasie del cielo.Più di un mese ha impiegato il suo messaggio ad arrivarmi! Ma forse anche questo non è senza motivo, perchè lo leggo mentre sbircio sulle Scritture di Domenica prossima, e mi cade l’occhio sulle parole di Gesù che nel Vangelo dice:"Sforzatevi di entrare per la porta stretta…". L’affermazione potrebbe suonare poco incoraggiante, se poi non leggessimo che questa porta la troveranno e vi passeranno molti che arrivano da lontano. La ricerca della porta non è sempre facile, e una bella immagine dei nostri fratelli del cristianesimo d’oriente descrive la vita umana come il pianto di Adamo che ha perso il Paradiso e continua a girare tra le lacrime intorno al suo muro di cinta senza trovare la porta per rientrare. Adesso tra noi c’è Gesù: è venuto ad indicarci la porta. Anzi, Lui è la porta. E’ quella "porta stretta" della misericordia divina, l’unica che consente di ritrovare il giardino della pace e della comunione con Dio e tra di noi. E’ stretta questa porta, perchè ai sapienti del mondo riesce quasi impossibile accettare che in quel piccolo omino ebreo si sia raccolto tutto Dio, tutta la sua potenza di salvezza, tutta la speranza del mondo. Ma è così. Adesso mi è impossibile pensare che cosa lei può farsene della mia chiaccheratina. Io le dico che in ogni modo quella porta è vicina a lei. E mi sembra che la durezza della strada percorsa abbia già preparato in lei un omino abbastanza piccolo – anche se nessuno è piccolo come il Figlio di Dio – per poterci passare. Quest’umile porta del perdono e della vita nuova è già aperta anche per lei. La smetta di star solo e di stare inutilmente male. E riprenda subito la strada interrotta a sedici anni nello splendore luminoso delle Dolomiti. Con affetto. d.Giovanni.