Era stato un innamoramento da ragazzi, presto finito. Dopo trent’anni ci siamo rivisti per caso, a cena in casa di amici comuni. Non solo con molti anni in più, ma con la persona con la quale ci siamo sposati. Due matrimoni molto borghesi e poco felici. E il fuoco si è riacceso, anzi, forse si è acceso. Con il ricordo antico, ma irrilevante in confronto all’impeto attuale dei sentimenti, sia in me che in lui. E tutto è andato subito all’estremo. Ma non c’è solo mio marito e la moglie di li. Ci sono anche i nostri figli, oramai ragazzi grandi. Per me, e anche un po’ per lui, c’è la fede. Non mi dica che non c’è che spaccare tutto. Non ci riusciamo. E allora?
Non si deve spaccare, se non con il male. Ma le persone non sono mai “il male”. Sono persone, con la loro umanità e la loro storia. L’impeto, come lei chiama il sentimento, è certamente anche l’impeto del Vangelo. E su questo il Vangelo non deflette: tutto, anche l’amore per il padre e la madre, per lo sposo o per la sposa, tutto deve essere “relativizzato” a Gesù. La mia esperienza è stata questa: tra qualche fatica e sicuramente anche molti peccati, l’amore per le persone non solo non deve scomparire per l’impeto della persona di Gesù. Al contrario, aumenta! Questa persona diventata per lei così potente da essere pericolosa, deve essere consegnata al Signore per esserle restituita in una ben più grande e profonda responsabilità d’amore. Quando S. Paolo rimanda al suo antico padrone uno schiavo fuggitivo che il Signore ha catturato, glielo rimanda non più come schiavo, ma molto di più, come fratello. In quel “molto di più” sta la meraviglia della nostra fede. Pur con grande fatica, ma con ben più grande intensità e pace, possiamo convocare tutti gli affetti della nostra vita e osservare con commozione come ci sia in noi un posto prezioso per tutti. Quando ci si innamora di una persona, si respira del suo respiro. Il Signore, che è decisamente molto bravo, per questa persona che lei ha incontrato saprà trovare un posto bellissimo. D’altra parte, da quando il Verbo si è fatto carne, tutto si gioca nella verità e nella bellezza della relazione tra le persone e con le persone. Accanto a lui, quindi, c’è anche la persona che Dio le ha donato come sposo. Ci sono i vostri figli e chissà quanti altri che camminano nella vita avendo in lei un compagno di viaggio irrinunciabile. Siccome alla fine dovremmo trovarci tutti insieme alla grande Mensa di Dio, è bene che fin d’ora possiamo sederci alla tavola della nostra vita tutti insieme. Con una pace che talvolta addirittura sanguina. Come si diceva una volta: Ti voglio un bene da morire. Con molto affetto e con la mia povera preghiera. Buona Domenica a tutti.
Giovanni della Dozza.
Domenica 30 marzo 2014.