11 È apparsa infatti la grazia di Dio, che porta salvezza a tutti gli uomini 12 e ci insegna a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, 13 nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. 14 Egli ha dato se stesso per noi, per riscattarci da ogni iniquità e formare per sé un popolo puro che gli appartenga, pieno di zelo per le opere buone. 15 Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità. Nessuno ti disprezzi!
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Al ver.11 compaiono due termini poco usati negli scritti del Nuovo Testamento: “è apparsa” e “porta salvezza”. La parola “apparire” è trasferita nella lingua italiana come “epifanìa”, e cioè come qualcosa che finalmente si manifesta pienamente! La grazia di Dio, dunque, presente fin dal principio nella creazione e nella storia, finalmente si è manifestata: credo che dobbiamo pensare proprio a Gesù! Egli è infatti la manifestazione piena e suprema della grazia di Dio. E tale grazia di Dio “porta salvezza a tutti gli uomini”! Di questo Dono nessuno può fare a meno. E nessuno ne è escluso. Qui sta il cuore della fede e della sapienza ebraico-cristiana: la salvezza dell’umanità – la salvezza dal Male e dalla Morte – è Dono di Dio! Non si tratta di una gara da vincere per ottenere un premio, ma di accogliere, custodire e far fiorire il Dono di Dio che è il Signore in mezzo a noi e nei nostri cuori. L’annuncio del Vangelo è l’annuncio a tutta l’umanità del supremo Dono di Dio, adempimento pieno della profezia custodita con amore geloso dai nostri padri e fratelli ebrei, Dono esteso all’intera umanità.
Questa Grazia è il grande pedagogo della nostra vita personale e insieme. E’ il magistero interiore dello Spirito Santo che è Dio nei nostri cuori e nella nostra coscienza. E’ questa grazia a insegnarci “a rinnegare l’empietà e i desideri mondani e a vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà”(ver.12). Mi piace citare un piccolo passaggio della meravigliosa Regola di vita cristiana che protegge la mia vita: “E’ impegno incessante alla conversione dei nostri costumi, che speriamo dall’insegnamento interiore e dall’azione operata in noi dalla Parola di Dio e dall’Eucaristia accolte nel silenzio, nella preghiera e nel lavoro”.
Questo cammino di incessante conversione è sostenuto dalla speranza! Di più! Il ver.13 ci parla dell’ “attesa della beata speranza” che descrive come “la manifestazione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore Gesù Cristo”. Si tratta dunque di un cammino di ciascuno e di tutti verso la manifestazione gloriosa e piena di Dio, che è Gesù Cristo! Ci troviamo davanti ad un’affermazione fortissima della divinità del nostro caro Gesù. Il nostro Dio è Gesù! In Lui e da Lui viene la rivelazione dell’eterna comunione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. E il ver.14 ci regala una memoria meravigliosa della Pasqua del Signore Gesù.
Tutto questo oggi viene affidato a Tito e a ciascuno di noi, per il bene nostro e di tutti.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
v. 11: “E’ apparsa infatti la grazia di Dio, …”. Con questo “infatti…” le parole di oggi sono intimamente unite a quelle che precedono, e ne sono la causa e il significato. E’ perché la grazia di Dio che salva tutti gli uomini si è manifestata, che Paolo può insegnare a tutti, a ogni condizione, il modo buono di vivere la fede.
Nessuno è fuori da questa grazia, perché essa “salva tutti gli uomini”. Ed è una grazia che ci istruisce, è il nostro “educatore”, perciò ora possiamo obbedire ed educare altri, anche istruirli. E questo insegnamento potrà essere secondo l’esempio che Gesù stesso ha lasciato ai suoi prima della sua passione, dopo aver lavato ai suoi i piedi, nei capp. 13-16 di Giovanni: l’insegnamento dell’amore vicendevole.
v. 15 “Questo devi insegnare, raccomandare e rimproverare con tutta autorità”: è una esortazione al “parlare” buono e sano, secondo la “sana dottrina” (v.1), con le parole che nascono dalla Parola potente e buona del Signore. E “queste cose” di cui parlare sono le azioni di bene che la grazia di Dio e la sua misericordia hanno fatto per tutti gli uomini: “E’ apparsa infatti la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini” (v.11). Avere un buon comportamento e fare le opere belle descritte nei vv precedenti è possibile proprio per questo, perché “infatti” è apparsa, si è manifestata chiaramente, la grazia di Dio. “La grazia e la verità vennero per – e sono – Cristo Gesù”, canta il prologo di Giovanni.
La “parola” che va “parlata” è – come dicevamo – quella che il Signore ha donato ai suoi e agli uomini che incontrava bisognosi di salvezza, quella parola di Dio parlata in antico in molti modi e con molte voci per mezzo dei profeti, e venuta ora a noi per mezzo del Figlio, e consegnata ai discepoli perché continuamente ascoltata, ancora la trasmettano: è una parola che crea e porta salvezza: “Il Figlio dell’uomo ha il potere sulla terra di perdonare i peccati” con la sua parola; questa parola di grazia e di misericordia è affidata ai figli dell’uomo.
Sembra che il brano di oggi voglia proprio raccogliere la vita cristiana tra i due dati essenziali citati ai vv. 11 e 13: da un lato la “grazia di Dio”, origine della nostra salvezza e causa del bene che Dio ci vuole e che tra noi ci vogliamo, come l’inizio della nostra vita cristiana nella fede di Gesù, e dall’altro, l’attesa della “beata speranza” della manifestazione gloriosa del “nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo”, la destinazione verso la quale camminiamo con fede: questa “beata speranza” che – ancora – è la comunione con Dio nella perfezione della sua gloria.
E’ bello ricordare come entrambe questi realtà siano menzionate nella grande preghiera che è la Messa: la “grazia di Dio” che ci raccoglie per il sacrificio (all’inizio, nel saluto del presidente), e la “attesa della beata speranza” dopo la preghiera del Padre Nostro, vicino al momento della Comunione, preludio del compimento celeste e già da ora viatico sicuro per il cammino terreno, perché cresciamo nell’amore, di Eucaristia in Eucaristia.
Colpiscono anche le ultime parole di Paolo “Nessuno osi disprezzarti!” Non sono strane per lui; infatti anche a Timoteo scrive qualcosa di simile. Suonano invece a noi – forse – un po’ strane e ci fanno meditare. Non avrebbe fatto meglio Paolo a scrivere questo ai cristiani piuttosto che al loro fratello e “vescovo” Tito? Ci sembra che questo invito possa avere più di un senso: a Tito vuol dire di non dare occasione ai suoi fratelli cristiani di disprezzarlo; a loro – che pure ascolteranno le parole di questa lettera – vuol dire di non disprezzarlo, vedendo i dati più carenti della sua persona; e forse queste parole vogliono essere anche un incitamento a Tito perché non accetti di venire disprezzato, e magari rimproveri per questo quando necessario.