1 Tu però insegna quello che è conforme alla sana dottrina. 2 Gli uomini anziani siano sobri, dignitosi, saggi, saldi nella fede, nella carità e nella pazienza. 3 Anche le donne anziane abbiano un comportamento santo: non siano maldicenti né schiave del vino; sappiano piuttosto insegnare il bene, 4 per formare le giovani all’amore del marito e dei figli, 5 a essere prudenti, caste, dedite alla famiglia, buone, sottomesse ai propri mariti, perché la parola di Dio non venga screditata. 6 Esorta ancora i più giovani a essere prudenti, 7 offrendo te stesso come esempio di opere buone: integrità nella dottrina, dignità, 8 linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti svergognato, non avendo nulla di male da dire contro di noi. 9 Esorta gli schiavi a essere sottomessi ai loro padroni in tutto; li accontentino e non li contraddicano, 10 non rubino, ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore.

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Un piccolo particolare. Il testo propriamente non dice, al ver.1, “insegna”, ma semplicemente “dì, parla”. Mi piace perchè è più adatto a sottolineare che prima di tutto si tratta di una comunicazione, di un annuncio, di una riflessione intorno all’esperienza che si fa della Parola nella storia. E vorrei anche sottolineare che non si tratta tanto di “precetti”, quanto appunto del volto sapienziale della vita di ciascuno, così come è rinnovata e illuminata dal Vangelo di Gesù. Ed è bello che l’unica Parola del Signore si “incarni” nelle diverse situazioni e condizioni della vita, facendone altrettante fonti della luce evangelica.
Così è bello che con un termine del tutto prossimo a quello usato al ver.5 del primo capitolo, la responsabilità degli anziani che là si presentava come interna e importante nella fisionomia della comunità ecclesiale, qui ritorni come elemento prezioso della vita ordinaria e della struttura propria della comunità famigliare. E qui non è quindi una “funzione”, ma un volto prezioso della vita cristiana. Chiede infatti a noi anziani di celebrare in modo umile, attento, sapiente e forte i doni più alti del Vangelo di Gesù, e cioè la fede, l’amore e quella “pazienza” che è la capacità di portare con mite fortezza il peso dell’esistenza propria e degli altri.
Le donne anziane vengono incoraggiate a custodire e ad esprimere in pienezza di responsabilità e fecondità il loro ruolo materno nei confronti delle donne più giovani. E questo potranno farlo sia con il loro comportamento sia con il loro insegnamento. In questo modo, la fede cristiana non prevede il “pensionamento” della maternità e di tutte le altre funzioni essenziali della vita, ma anzi annuncia e chiede a ciascuno la pienezza della propria personalità e del proprio compito.
I vers.6-8 dicono quanto è prezioso ed efficace l’esempio che possono dare i giovani quando assumono già alla loro età i comportamenti e il linguaggio della vita propri della maturità, rifiutando di cedere alle trasgressioni e alle inadempienze che la retorica mondana considera tipiche della loro condizione. Giovani di età, quindi, ma adulti per la loro maturità. Quanto bene traggo per me da giovani che manifestano questa ricchezza interiore!
E infine, ai vers.9-10, gli schiavi di oggi, come quelli di ieri – pensate che la schiavitù sia veramente abolita, o che abbia semplicemente cambiato faccia? – vengono invitati a capire che la loro contestazione più profonda non è quella della ribellione e della lotta contro i “padroni”, ma quella di un comportamento che riveli come ormai ogni forma di soggezione debba lasciare il posto alla suprema diaconìa dell’amore fraterno. Mi capita spesso di incontrare la straordinaria autorevolezza di persone chiamate volgarmente “badanti” che trattano le persone da loro assistite con il grande potere del loro amore figliale.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Anche oggi si parla di “sana” dottrina, l’insegnamento apostolico della parola di Dio, e ad essa nei vv. odierni si accosta, anch’essa importante, la possibilità di esortarsi a vicenda, dandosi esempi e parole buone, per incoraggiare i fratelli (e venire incoraggiati) nella perseveranza nella vita cristiana quotidiana.
Il comportamento di tutte queste categorie di persone, anziani e anziane, donne e uomini giovani, è importante, è importante la vita quotidiana vissuta in famiglia.
v. 7 “offrendo te stesso come esempio in tutto di buona condotta, con purezza di dottrina, dignità, linguaggio sano e irreprensibile, perché il nostro avversario resti confuso, non avendo nulla di male da dire sul conto nostro.” Come anche ci ricorda la 1 Pt (2:15): “Perché questa è la volontà di Dio: che, operando il bene, voi chiudiate la bocca all’ ignoranza degli stolti”.
La prima qualità degli anziani (e ormai tutti noi che siamo qui ci avviciniamo ad esserlo!) è che siano moderati, morigerati (“i vecchi siano sobri”). In 1 Pet questa parola ricorre molte volte. E’ interessante 4:7, che dà a tutti questa esortazione, dicendo: “La fine di tutte le cose è vicina. Siate dunque moderati e sobri, per dedicarvi alla preghiera”. Da questo v. si può comprendere che il suggerimento ad essere sobri e moderati, a vigilare, deriva dal fatto che “la fine di tutte le cose è vicina” (e questo è ancor più vero per gli anziani), e ha come scopo il potersi “dedicare alla preghiera”. (ricordiamo quello che dicevamo sulla importanza della preghiera, a proposito del candidato vescovo).
E ancora, sempre in 1Pt, leggiamo “Siate temperanti (= sobri, moderati), vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi. E il Dio di ogni grazia, il quale vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, egli stesso vi ristabilirà, dopo una breve sofferenza vi confermerà e vi renderà forti e saldi” (1 Pet 5:8-10). Questo “essere “temperanti” è per contrastare il nemico, il diavolo, e per restare fedeli nella fede, ed è compito specie degli anziani, per il bene di tutti, per dare coraggio ai giovani nel combattimento spirituale.
Le parole dette a riguardo degli schiavi possiamo intenderle riferite anche a tutti, e notiamo soprattutto la bella espressione del v. finale: “ma dimostrino fedeltà assoluta, per fare onore (lett. ‘ornare, adornare’ in tutto alla dottrina di Dio, nostro salvatore”. Con la vita siamo tenuti non solo ad ‘osservare’ l’insegnamento di Dio, a ‘custodire’ la sana dottrina, ma anche – è ciò è molto bello che venga detto – a ‘ornarla’. Questo è molto di più del semplice obbedirla, è ‘amarla’, averla cara e adornarla di ulteriore bellezza. Come quando la Domenica di passione amiamo adornare di bei fiori la croce del Signore, per dire che amiamo Lui e il suo sacrificio per la nostra salvezza.
Il fatto che anche le “donne anziane” siano da esortare, indica la preoccupazione di Paolo per tutti, ben consapevole della parte importante che ciascuno ha nella formazione dei giovani. E’ stata sottolineata l’importanza dell’esortazione da rivolgere loro: “non siano maldicenti né schiave di molto vino; sappiano piuttosto insegnare il bene”, dato che qui da noi è particolarmente forte ed evidente il ruolo che le donne più anziane hanno nell’educazione, soprattutto verso le giovani, per prepararle al matrimonio e alla maternità, e così “la parola di Dio non debba diventare oggetto di biasimo”.