10 Vi sono infatti, soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione, molti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori. 11 A questi tali bisogna chiudere la bocca, perché sconvolgono intere famiglie, insegnando, a scopo di guadagno disonesto, quello che non si deve insegnare. 12 Uno di loro, proprio un loro profeta, ha detto: «I Cretesi sono sempre bugiardi, brutte bestie e fannulloni». 13 Questa testimonianza è vera. Perciò correggili con fermezza, perché vivano sani nella fede 14 e non diano retta a favole giudaiche e a precetti di uomini che rifiutano la verità. 15 Tutto è puro per chi è puro, ma per quelli che sono corrotti e senza fede nulla è puro: sono corrotte la loro mente e la loro coscienza. 16 Dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti, essendo abominevoli e ribelli e incapaci di fare il bene.

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A Tito e a quelli che accetteranno di assumere responsabilità di custodia e di guida nella comunità cristiana di Creta capita un compito non facile, una comunità visitata da interventi di disturbo e di deviazione. Il tono della lettera si fa severo, ben diverso da quello che abbiamo ascoltato nei versetti precedenti. Mi pare tuttavia importante sottolineare che anche questa necessaria severità è orientata decisamente verso esiti positivi, espressi al ver.13: “…correggili con fermezza, perchè vivano sani nella fede e non diano retta a favole giudaiche …”.
Il testo mi sembra di grande interesse, perchè forse razionalmente ci aspetteremmo che a portare confusione siano i miti pagani. Invece i disturbatori sono “soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione”. Per vivere “sani nella fede”(ver.13) bisogna custodire nella sua purezza la Parola che il Signore ha donato. Questi “insubordinati, chiacchieroni e ingannatori” cercano di appesantire e caricare di pratiche non dovute il cammino che Paolo ha aperto a chi proviene dal paganesimo. Al ver.11 veniamo a sapere che “sconvolgono intere famiglie”, e che cercano di trarre da questo un “guadagno disonesto”. Non c’è quindi neppure l’attenuante di pie buone intenzioni.
Paolo accompagna le sue parole con la citazione di un poeta cretese, che egli qualifica come “un loro profeta”, e che non è certo tenero con i suoi conterranei! (ver.12). Al ver.15 l’Apostolo fa un’affermazione che è diventata proverbiale (adesso credo sia quasi sconosciuta) nella sua versione latina: “Omnia munda mundis”, per la verità non sempre usata in modo corretto. Sono tre parole che qualificano molto efficacemente la grande liberazione che la predicazione di Gesù, e quindi degli Apostoli, ha portato anche all’antica devozione giudaica. Con il nostro Signore cadono tutte le proibizioni, e tutto quello che Dio ha creato viene dichiarato in sé puro. Possiamo riprendere il grande insegnamento di Gesù in Matteo 15,10-20! E possiamo ricordare tutta la lotta sostenuta da Paolo contro i tentativi giudaici rendere ardua la porta della salvezza di Gesù a chi viene da lontano, come è il caso di molti degli abitanti di Creta. E’ molto forte la spiegazione che lo stesso Apostolo aggiunge sempre al ver.15: impuri non sono i cibi, ma impure sono la mente e la coscienza di questi personaggi che “dichiarano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con i fatti,essendo abominevoli e ribelli e incapaci di fare il bene”(ver.16).
Questo problema e questa necessaria vigilanza accompagnano ogni generazione cristiana.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ci sono due forze predominanti contro la “sana” dottrina: la lingua (v. 10) e l’amore per il denaro (v.11). La lingua è strumento per chi si vuole fare maestro a proprio vantaggio e dimentica l’esortazione di Giacomo (3:1-2): “Fratelli miei, non vi fate maestri in molti, sapendo che noi riceveremo un giudizio più severo, poiché tutti quanti manchiamo in molte cose. Se uno non manca nel parlare, è un uomo perfetto, capace di tenere a freno anche tutto il corpo”.
Sono “soprattutto fra quelli che provengono dalla circoncisione”, (cioè dal popolo di Israele): questo ci ricorda che nel popolo del Signore ci sono pastori buoni, ma ci sono anche mercenari.
Citando quella frase sui cretesi non certo lusinghiera (“I Cretesi son sempre bugiardi, male bestie, ventri pigri”), Paolo vuole sottolineare che in origine queste persone non sono sante e pure, non sono degne della vita e della salvezza per le loro qualità naturali. E questo è vero per i cretesi, ed è vero per tutti: “Anche voi un tempo eravate così, quando la vostra vita era immersa in questi vizi” (Col 3:7; e altri testi di Paolo).
E il guaio esemplificato qui è lo stesso: “molti spiriti insubordinati, chiacchieroni e ingannatori della gente” si dice che soprattutto “vengono dalla circoncisione”: è il guaio di persone che pensano di avere la salvezza a causa della loro origine e discendenza, e si raccontano fandonie per confermare questo. Dimenticano l’esortazione evangelica: “e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre” (Mt 3:9). Anche qui è così: il pericolo è quello di pensare di essere degni per nascita della salvezza, senza accogliere con fede la Parola che sola può dare vita e salvezza.
Queste parole sono quindi una buona introduzione ai testi di domenica prossima, in particolare alla prima lettura che racconta del contrasto e della soluzione del delicato problema della necessità o meno della adesione alle norme mosaiche per la salvezza.
v. 13 “Perciò correggili con fermezza, perché rimangano nella sana dottrina”, questa “ferma correzione” è perché anche questi tali possano “venire sanati nella fede” (così l’originale). Questi avevano fede, ma in maniera non corretta. La necessaria correzione fatta con fermezza e severità, come qui l’apostolo chiede a Tito di fare, è anch’essa segno di amore: “Io tutti quelli che amo li rimprovero e li castigo. Mostrati dunque zelante e ravvediti” (Ap 3:19). Anche Paolo scrivendo ai Corinti ricorda loro che talvolta e necessario rimproverare “severamente”: “Per questo vi scrivo queste cose da lontano: per non dover poi, di presenza, agire severamente con il potere che il Signore mi ha dato per edificare e non per distruggere” (2 Cor 13:10).
E perciò anche nella nostra vita è sempre vivo l’ “impegno incessante alla conversione dei nostri costumi, che speriamo dall’insegnamento interiore e dall’azione operata in noi dalla Parola di Dio e dall’Eucarestia”: la parola di Dio ci corregge perché ci ama.