14 Non trattenere presso di te la paga di chi lavora per te, ma a lui consegnala subito; se così avrai servito Dio, ti sarà data la ricompensa. Poni attenzione, o figlio, a tutto ciò che fai e sii ben educato in ogni tuo comportamento.
15 Non fare a nessuno ciò che non piace a te. Non bere vino fino all’ebbrezza e non avere per compagna del tuo viaggio l’ubriachezza. 16 Da’ del tuo pane a chi ha fame e fa’ parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Da’ in elemosina quanto ti avanza e quando fai elemosina il tuo occhio non abbia rimpianti. 17 Deponi il tuo pane sulla tomba dei giusti, non darne invece ai peccatori. 18 Chiedi consiglio a ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio. 19 In ogni circostanza benedici il Signore Dio e domanda che ti sia guida nelle tue vie e che i tuoi sentieri e i tuoi desideri giungano a buon fine, poiché nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene e abbassa chi vuole fino al profondo degli inferi. E ora, figlio, ricòrdati di questi comandamenti, non lasciare che si cancellino dal tuo cuore.
20 Ora, figlio, ti comunico che ho depositato dieci talenti d’argento presso Gabaèl, figlio di Gabri, a Rage di Media. 21 Non temere, figlio, se siamo diventati poveri. Tu hai una grande ricchezza se avrai il timore di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore, tuo Dio».
Tobia 4,14-21

Questa conclusione delle indicazioni che Tobi consegna a Tobia mi sembra tenda a considerare e a descrivere la vita del credente come una grande “liturgia”. E questo è di grande interesse perché tende a non separare, ma anzi a unire profondamente la semplice esistenza concreta della persona e il suo rapporto con Dio. Mirabile esempio di ciò è il ver. 14, dove l’indicazione di “non trattenere la paga di chi lavora per te” e di consegnarla subito viene qualificata e considerata come azione nella quale “avrai servito Dio”. Così, anche il seguito, dove la traduzione italiana esorta ad essere ” ben educato”, forse l’indicazione è più profonda e tende a suggerire di muoversi sempre con l’attenzione e l’umiltà del discepolo. Tutto infatti è sempre molto prezioso!
Mi sembra molto bella anche l’indicazione del ver.16:” Da’ del tuo pane a chi ha fame e fa’ parte dei tuoi vestiti agli ignudi”, dove descrive la carità come praticabile anche da chi possiede solo l’essenziale. E aggiunge:”Da’ in elemosina quanto ti avanza…”. Questo atteggiamento di umiltà viene confermato al ver.18:”Chiedi consiglio a ogni persona che sia saggia e non disprezzare nessun buon consiglio”. Sono indicazioni che mi sembra esprimano efficacemente la condizione e la saggezza di chi è “povero in spirito”!
Apice di tutto questo è, al ver.19, lo stesso rapporto con Dio! Mi sembra Parola da considerare con grande attenzione, soprattutto dove dice che “nessun popolo possiede la saggezza, ma è il Signore che elargisce ogni bene…”. Si potrebbe pensare che il popolo di Dio la possegga, ma non è così! Il popolo del Signore non è infatti quello che “possiede” una dottrina o una sapienza, ma incessantemente la domanda e la riceve nella sua viva comunione con il suo Signore!
Ed ecco, infine, la comunicazione di quella situazione che promuove il viaggio che Tobi chiede a suo figlio. E anche qui si pone una domanda che scaturisce dalle parole del padre a suo figlio. Quando verranno recuperati quei soldi, allora saremo ricchi? Sembra di capire che l’unica vera ricchezza, quella che non ci fa temere di essere diventati poveri, è che, come il padre dice a suo figlio “Tu hai una grande ricchezza se avrai il timore di Dio, se rifuggirai da ogni peccato, e farai ciò che piace al Signore, tuo Dio”.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Non temere, figlio, se siamo diventati poveri. Tu hai una grande ricchezza se avrai il timore di Dio, se rifuggirai da ogni peccato e farai ciò che piace al Signore, tuo Dio.
Che chiusura in bellezza fa Tobi!
Che luce nuova getta sull`esistenza e sulle cose.
Farai ciò che piace al Signore.
Non quello che piace a te,né a tuo padre..ma quello che piace al Signore.
Interessante anche la ricchezza vera e grande che Tobi promette..
Quali sono dunque i gusti di Dio..cosa gradisce?..e da noi?
Cosa possiamo offrirgli di buono?
Pronti a partire con Tobia!
Nel commento di don Giovanni colgo la preoccupazione a “non separare, ma anzi a unire profondamente la semplice esistenza concreta della persona e il suo rapporto con Dio”; spesso, infatti, abbiamo la sensazione di due parti della nostra vita che viaggiano parallele, distanti l’una dall’altra. E invece ogni cosa è “servizio di Dio” e in lui si svolge tutta la nostra esistenza; in lui viviamo, operiamo e siamo. – Nel commento di Maso vedo sottolineato quel “ciò che piace al Signore, tuo Dio”. Siamo abituati ad avere in noi stessi il parametro di ciò che va bene o non va bene, che ci è utile e importante o no. Come saremmo più liberi e sereni seguendo il criterio di ciò che piace al Signore… – “Il Signore elargisce ogni bene”(v.19): è la fonte di ogni cosa buona, è il Padre di ogni dono perfetto…