8 Compiuti i quattordici giorni delle feste nuziali, quelli che Raguele con giuramento aveva stabilito di organizzare per la propria figlia, Tobia andò da lui e gli disse: «Lasciami partire. Sono certo che mio padre e mia madre non hanno più speranza di rivedermi. Ti prego dunque, o padre, di volermi congedare, perché possa tornare da mio padre. Già ti ho spiegato in quale condizione l’ho lasciato». 9 Rispose Raguele a Tobia: «Resta, figlio, resta con me. Manderò messaggeri a tuo padre Tobi, perché gli portino tue notizie». Ma egli disse: «No, ti prego di lasciarmi andare da mio padre». 10 Allora Raguele, alzatosi, consegnò a Tobia la sposa Sara con metà dei suoi beni, servi e serve, buoi e pecore, asini e cammelli, vesti, denaro e suppellettili.
11 Li congedò in buona salute. A lui poi rivolse questo saluto: «Sta’ sano, figlio, e fa’ buon viaggio! Il Signore del cielo vi assista, te e tua moglie Sara, e possa io vedere i vostri figli prima di morire». 12 Poi disse a Sara sua figlia: «Va’ dai tuoi suoceri, poiché da questo momento essi sono i tuoi genitori, come coloro che ti hanno dato la vita. Va’ in pace, figlia, e possa sentire buone notizie a tuo riguardo, finché sarò in vita». Dopo averli salutati, li congedò. 13 Edna disse a Tobia: «Figlio e fratello carissimo, il Signore ti riconduca a casa e possa io vedere i figli tuoi e di Sara, mia figlia, prima di morire. Davanti al Signore ti affido mia figlia in custodia. Non farla soffrire in nessun giorno della tua vita. Figlio, va’ in pace. D’ora in avanti io sono tua madre e Sara è tua sorella. Possiamo tutti insieme avere buona fortuna per tutti i giorni della nostra vita». Li baciò tutti e due e li congedò sani e salvi. 14 Allora Tobia partì da Raguele in buona salute e lieto, benedicendo il Signore del cielo e della terra, il re dell’universo, perché aveva dato buon esito al suo viaggio.
Raguele gli disse: «Possa tu avere la fortuna di onorare i tuoi genitori tutti i giorni della loro vita».
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Sento necessario oggi premettere a quello che tenterò ci comunicarvi un certo imbarazzo davanti alla Parola che riceviamo dalla bontà del Signore. Quello che di essa mi sembra più affascinante è la sua potenza, ma forse bisogna dire prepotenza, affettiva! Scrivendo queste righe in terra africana, non posso non domandarmi se su questa modalità delle relazioni famigliari e affettive non sia necessario tenere ben presenti le diversità culturali e di costume. Personalmente mi trovo del tutto coinvolto da questo testo, ma ho ben presente come oggi nel nostro mondo occidentale tutte queste “premure” possano sembrare un po’ ridicole, un po’ assurde e addirittura inopportune. Però mi sembra giusto attenermi semplicemente al testo.
Notiamo al ver.8 la presenza di due “padri” nelle parole di Tobia:”Sono certo che mio padre….Ti prego dunque, o padre…..lasciami andare da mio padre”. E non è piccola la resistenza che Raguele gli oppone:”Resta, figlio, resta con me…Ma egli disse: “No, ti prego di lasciarmi andare da mio padre”. Così il ver.9. E di fatto Raguele lo concede. Ma notate: non solo lascia andare lui, ma “consegnò a Tobia la sposa Sara….” e : “Li congedò…”. Il vincolo nuziale che unisce i due sposi è quello che esige una comunione con loro che ora richiede questo allontanamento! E al ver.11 Raguele si augura di poter vedere i loro figli prima di morire.
Sara continuerà certamente ad essere loro figlia, ma non meno profonda sarà la sua relazione con i genitori del suo sposo: “Va’ dai tuoi suoceri, poiché da questo momento essi sono i tuoi genitori, come coloro che ti hanno dato la vita” (ver.12)!! Penso che molti, leggendo queste parole, ne resteranno imbarazzati e anche contrariati. Personalmente io ne sono affascinato e commosso. Anche se nella vicenda concreta le cose possono essere meno semplici, penso sia un regalo ricevere oggi questa Parola come incoraggiamento e consolazione per tante fatiche che mi sembra di conoscere.
E’ bello che al ver.13 Edna chiami non solo figlio, ma anche “fratello carissimo” quest’uomo che le porta via la sua unica figlia, e aggiunga “Davanti al Signore ti affido mia figlia in custodia”. E ancora: “D’ora in avanti io sono tua madre e Sara è tua sorella”. E baci a tutti e due. Fino all’ultimo augurio di Raguele, a che Tobia possa avere la fortuna di onorare i suoi genitori “tutti i giorni della loro vita”(ver.14).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.