1 Ricorda loro di essere sottomessi alle autorità che governano, di obbedire, di essere pronti per ogni opera buona; 2 di non parlare male di nessuno, di evitare le liti, di essere mansueti, mostrando ogni mitezza verso tutti gli uomini.
3 Anche noi un tempo eravamo insensati, disobbedienti, corrotti, schiavi di ogni sorta di passioni e di piaceri, vivendo nella malvagità e nell’invidia, odiosi e odiandoci a vicenda.
4 Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro,
e il suo amore per gli uomini,
5 egli ci ha salvati,
non per opere giuste da noi compiute,
ma per la sua misericordia,
con un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo,
6 che Dio ha effuso su di noi in abbondanza
per mezzo di Gesù Cristo, salvatore nostro,
7 affinché, giustificati per la sua grazia,
diventassimo, nella speranza, eredi della vita eterna.
8 Questa parola è degna di fede e perciò voglio che tu insista su queste cose, perché coloro che credono a Dio si sforzino di distinguersi nel fare il bene. Queste cose sono buone e utili agli uomini. 9 Evita invece le questioni sciocche, le genealogie, le risse e le polemiche intorno alla Legge, perché sono inutili e vane. 10 Dopo un primo e un secondo ammonimento sta’ lontano da chi è fazioso, 11 ben sapendo che persone come queste sono fuorviate e continuano a peccare, condannandosi da sé.
12 Quando ti avrò mandato Àrtema o Tìchico, cerca di venire subito da me a Nicòpoli, perché là ho deciso di passare l’inverno. 13 Provvedi con cura al viaggio di Zena, il giurista, e di Apollo, perché non manchi loro nulla. 14 Imparino così anche i nostri a distinguersi nel fare il bene per le necessità urgenti, in modo da non essere gente inutile.
15 Ti salutano tutti coloro che sono con me. Saluta quelli che ci amano nella fede. La grazia sia con tutti voi!
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Merita grande attenzione la via che Paolo segue per delineare la vita morale dei discepoli di Gesù. Egli intreccia e richiama tra loro l’annuncio evangelico e la storia, e in tal modo evidenzia la differenza e la novità radicale che Gesù pone e offre rispetto alla precedente condizione della vita. Così, al ver.3, egli dice “noi un tempo eravamo insensati, corrotti ….”, e al ver.4: “Ma quando apparvero la bontà di Dio, salvatore nostro …”. Non è una presunta “etica razionale”, ma è quello che è avvenuto e le sue radicali conseguenze nella nostra vita!
Altro elemento di grande fascino e rilievo è nel nostro testo, come lo è stato in Ti 2,11-14, l’annuncio di Gesù, della sua persona e della sua opera di salvezza universale, con termini e linguaggio che diventano altrettanti “nomi” e “attributi” dello stesso Gesù. Così, al ver.4, Gesù viene chiamato “la bontà di Dio”: Lui “è” la bontà di Dio”, e ancora, nello stesso versetto Lui “è” l’amore di Dio per gli uomini”. Non è un precetto, ma è la sua stessa persona.. . E quindi Gesù è, al ver.5, quel “Dio che ci ha salvati”!
Ed è stata veramente “salvezza”! Infatti è avvenuta “non per opere giuste da noi compiute, ma per la sua misericordia”. E, sempre al ver.5, ricorda il segno battesimale della nostra salvezza: la Parola si è compiuta concretamente in noi con “il segno” del Battesimo, che è la fonte e il segno oggettivo della nostra salvezza: “.. un’acqua che rigenera e rinnova nello Spirito Santo”.
Ed ecco, finalmente, che tutto viene esplicitato nella persona di “Gesù Cristo, salvatore nostro” (ver.6). In quell’acqua battesimale noi siamo stati “giustificati”, cioè fatti giusti, siamo morti come figli di Adamo e siamo risorti come figli di Dio. Questo è appunto avvenuto “per sua grazia”, per il dono che da Lui abbiamo ricevuto e che Lui stesso è per noi e in noi. Come tali, siamo diventati, “nella speranza, eredi della vita eterna”: siamo già dunque in quella “vita eterna”, che è la vita stessa di Dio, e che alla fine del nostro umile cammino sarà pienamente manifestata. Tutto questo è di importanza assoluta e decisiva, e quindi, dice Paolo a Tito: “..voglio che tu insista su queste cose, perché coloro che credono in Dio si sforzino nel distinguersi nel fare il bene” (ver.8), dove il termine reso in italiano con “distinguersi” non è una gara a chi è il più bravo, ma significa “prendersi cura e dedicarsi”. Queste sono le cose “buone e utili agli uomini”: non sono i segni propri di una certa parte e di una certa scelta, ma, di per sé, hanno significato e valore universale.
Il dono di Dio esige che in modo forte e severo si abbandonino inutili e dannose cose di prima, perché non avvenga che venga vanificata la grazia del Signore e ci si autocondanni. I ver.12-15 sono immagine della vita quotidiana, segnata e accompagnata da un clima di comunione fraterna e di impegno personale e comunitario.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Amiche e amici carissimi, con oggi inizia un periodo di sospensione della nostra Lectio continua, perché il nostro calendario adotta i testi del periodo natalizio. La Lettura continua riprenderà il 2 gennaio. In questi giorni , quando potrò, vi manderò volentieri qualche nota sulle letture previste dal Lezionario della Chiesa. Intanto, auguro a tutti voi un Natale pieno di luce e di pace, soprattutto per i luoghi e i cuori più esposti alla sofferenza, alla solitudine e alla paura. Il Signore che nasce è l’ “Emmanuele”, che vuol dire il “Dio con noi”. E sia Lui con ciascuno e con tutti voi e noi. Beneditemi. Vostro. Giovanni.
La necessità di un nostro orientamento a fare cose belle, “buone e utili” per gli altri è ribadita più volte in questo capitolo: siamo invitati a “essere pronti per ogni opera buona” (v.1), ad aver cura e prodigarci nel compiere “opere belle”, “cose belle e utili agli uomini”(v.8, dove è presente due volte l’aggettivo calòs)… Sappiamo bene però che la nostra salvezza non viene da tali azioni, ma dalla bontà di Dio, dalla sua “filantropia”, cioè il suo amore per noi. Bontà e amore che si sono manifestati e hanno operato in noi con l’effusione dello Spirito. Si è operata in noi una “palingenesi”, una ri-generazione e una rinnovazione, che ci ha resi figli di Dio ed “eredi della vita eterna”: ci aspetta una ricca eredità, che ora pregustiamo nella speranza.