Una vicenda di qualche anno fa è ritornata prepotentemente tra noi, me e i ragazzi della Parrocchia, che in questi giorni consumiamo l’ultimo sole di vacanza prima dell’inevitabile scuola. Si sta camminando lungo i sentieri deliziosi del Vangelo di Luca e ieri passavamo per quella cena andata deserta, perchè ognuno aveva il suo da fare. La vicenda è di un ragazzino di pelle nera, scampato a una tragedia che ha seminato morte in tutta la sua capanna. Ma una mano l’ha preso per mano e sulle ali di un angelo è arrivato nella nostra piana padana, in una casa accogliente, tra le braccia di un nuovo papà e di una nuova mamma, affettuosissimi, e sostenuti dall’allegria protettiva di tre nuovi e grandi fratelli per l’ultimo arrivato. Il piccolo è sveglio: impara l’italiano in un mese, sbarca benissimo l’ultima classe delle elementari e con qualche compagno della quinta arriva alla scuola media del paese grande, perchè la borgata non ha una media sua. Tutto funziona bene. A partire dalla scuola che il nostro amico vive con successo, non solo perchè fa il suo dovere, ma perchè gli piace. Viene avanti un fatto nuovo. I compagni, per il loro compleanno, fanno festa in casa e invitano gli amici di scuola. Anche il negretto viene invitato. Si accorge che qualche invito a lui non arriva. Dalle compagne sì. Dai compagni ,qualcuno si dimentica di lui. Ci bada poco, e quando si avvicina il suo giorno, la mamma è felicissima di preparare anche lei una bella festa. Come fanno tutti gli altri, si distribuiscono inviti fatti a mano, con disegni e parole speciali per ognuno. Il giorno prima, il nostro si premura di avvisare tutti a voce. Fa il disinvolto, ma a casa lo prendono un po’ in giro, perchè si vede che l’emozione è alta. E siamo al pomeriggio della festa. L’appuntamento è per le quattro del pomeriggio. Alle quattro e mezza nessuno è ancora arrivato. E’ arrivata solo una telefonata di una compagna per dire che proprio non riesce ad esserci. Alle cinque, ancora niente. Ma neppure dopo. Nessuno viene. C’è molto silenzio in casa. Finchè lui cerca la mamma in cucina e la trova in pianto. Allora, tranquillamente, e abbracciandola, piange in silenzio anche lui. La mattina dopo è domenica. Dopo la Messa papà e mamma mi chiedono un momento per parlare. Resto annientato….In questi giorni appunto, con i miei piccoli e le loro mamme, arriviamo alla cena di Dio, disertata da chi aveva di meglio da fare. E mi rivedo il piccolo di qualche anno fa. E la casa ferita dei suoi cari. E quello diventa il commento più semplice alla memoria evangelica che racconta la cocente delusione di Dio. Quella lontana domenica si era volta al sorriso per merito di quei tre fratelli di casa: quasi rabbiosi nell’enfasi di una festa improvvisata. I loro amici, molto più grandi del loro fratellino, ma gioiosissimi. Si è fatto festa fino a notte. Regali trovati forzatamente all’ultimo, e meravigliosi. Consolato il ragazzino. E anche la mamma. Ho pregato con affetto per la ragazza bionda che ora gli è vicina. E le ho mandato un messaggino stile ventenne, ma da nonno: sono contento che tu gli voglia bene. Sono contento che tutta quella casa sia contenta di te. Anche perchè ho saputo dalla mamma chi sei. Sei quella che in quel pomeriggio di festa mancata hai telefonato per dire che non potevi. Per grazia di Dio, adesso puoi. Buona Domenica. d.Giovanni.