…Non vado a Messa tutte le domeniche, ma da quando sono in pensione mi sono messo in testa, e non so bene perchè, di capire qualcosa di questa pasqua. Ma le funzioni di quei giorni, specialmente quella della notte di pasqua, sono complicate e mi confondono. All’inizio anche mi annoiavo. Adesso no, ma non riesco ancora a capire. Cose sentite a quella trasmissione della televisione dove hai parlato bene mi hanno fatto pensare che tutto è molto complicato…Con l’amicizia di sempre. C., tuo vecchio amico di Corticella.

Non mi sembra che tutto sia molto complicato, come mi scrivi, caro C., con la tua franchezza di sempre. Ma, piuttosto, che tutto sia molto grande. Mi fa piacere il tuo esempio di perseveranza nel frequentare le liturgie pasquali, perchè sono convinto che sarà proprio una confidenza profonda con i grandi riti della Settimana Santa ad illuminare le nostre menti e i nostri cuori, e a portarci sempre più dentro ai misteri supremi della salvezza. Quello che qui ti posso suggerire è di farti aiutare dalle memorie evangeliche della Risurrezione di Gesù e delle sue "visite" ai suoi discepoli. Questa settimana ho avuto l’opportunità di parecchio tempo che ho dedicato soprattutto ai capitoli venti e ventuno del Vangelo di Giovanni, che parlano della Risurrezione di Gesù. Mi ha colpito il fatto che la sua risurrezione si manifesti a partire dallo sgomento di una donna che trova la tomba aperta e vuota. Lei pensa che qualcuno abbia sottratto il corpo del Signore, e non si rassegna a rinunciare a trovarlo. Non lascia più il sepolcro e ci sta davanti in lacrime. Come a dire: senza di Lui non si può vivere! Ma per questo cerchi il corpo di un morto? Sì, perchè è tutto quello che di Lui mi resta…ma almeno quello lo voglio assolutamente. E Lui, il Risorto, le viene incontro. Lei non lo riconosce, finchè Lui non la chiama per nome e la illumina con la luce della sua presenza e della sua vita ormai più forte della morte. Dunque, la risurrezione come l’impossibilità di vivere senza di Lui, come la percezione che nella storia manca qualcosa di essenziale e irrinunciabile, se Lui non è qui con noi. Ma che tutto può cambiare in bello e in buono perchè Lui è vivo, e qui con noi. E ancora, la Risurrezione come il tentativo di riavviare la vita ordinaria, rinunciando a stare nell’illusione di una presenza che, finchè c’è stata, ha dato una luce nuova a tutti e a tutto. Ma adesso Lui non c’è più. "Io vado a pescare" dice Pietro agli amici che sono con Lui in Galilea e in riva al lago. E partono. Ma, senza quel Signore, la vita è come una notte infruttuosa. Che cosa hai combinato nella tua vita? Niente. La mia vita è come una lunga notte senza frutto. E il Risorto viene alla riva della loro malinconìa, li porta a confermare la loro povertà sconsolata :"Bimbi, avete qualcosa da mangiare?", e loro, in coro:"No". Allora Lui suggerisce di gettare la rete ancora. Ma quante volte l’hanno già fatto e inutilmente? Tant’è, una volta di più! Ma questa volta la rete è talmente piena di pesci, che non si può issarla sulla barca! E uno di loro, uno che il Signore ama in modo speciale, il suo prediletto, a quel punto lo riconosce:"E’ il Signore!". E tutto da quel momento cambia. Pietro, che si era rassegnato a ritornare alla sua povera nudità di creatura esiliata, ritrova la sua veste di figlio e di discepolo e si butta in acqua come in una grande vasca battesimale, da ripercorrere in una nuotata di pentimento che lo riporti al Signore e quindi alla luce della speranza. E lui, il Signore, ha preparato per loro una cena di festa su quella riva che adesso diventa il segno della nostra vita non va più verso la morte, ma verso la riva, verso la Terra di Dio, dove ci aspetta la dolcezza di un banchetto divino, per sempre. Così, caro amico, piccoli fatti della vita, anche la mia e la tua vita, dove si vede bene che senza di Lui non possiamo più vivere, e che siccome Lui c’è, tutto si può illuminare. Con gioia pasquale. Giovanni.