Caro don Giovanni, ero presente ieri al Convegno organizzato dal vostro Comitato Etico dell’Azienda Sanitaria. Devo dire che sono rimasto sorpreso anch’io, come molti altri hanno dichiarato, dei grandi progressi che questo organismo ha fatto negli ultimi tempi. Le scrivo queste due righe con la mail per dirle che sono rimasto colpito da come lei trattava temi delicati e proponeva vie che sono tipiche di quella tradizione cristiana nella quale anche io cerco di tenermi. E lo faceva senza parere. Mi scusi, che provo a spiegarmi. Era per me sentire il Vangelo senza che fosse nominato. O sbaglio? Con stima. messaggio firmato

Il suo messaggio mi fa piacere, anche se devo dirle che lei mi sopravvaluta. Perchè, certo, quanto mi scrive, è un bel complimento. La "laicità" della fede è un insegnamento che ho ricevuto da mio padre fin da piccolo. Lui mi dava il senso profondo dell’indicazione cristiana secondo la quale si deve essere nel mondo senza essere del mondo. Ma forse con un accento sul fatto che per questo bisognava impegnarsi molto per non rischiare nè di stare fuori dal mondo, nè di essere mondani, nè di mondanizzare la nostra fede tentando di sacralizzare il mondo. E’ un esercizio austero, ma anche appassionante. Durante gli anni dell’Università Cattolica tutto questo si è molto accresciuto, e forse ancor di più durante la Teologia a Roma nell’Università dei Gesuiti. Fu un’anima bellissima dell’Istituto Biblico, un insegnante francese di Sacra Scrittura che mi fece amare S.Paolo a mi fece conoscere un suo giovane confratello, che ci tenne un bel ritiro sulla preghiera del Padre Nostro e che anni dopo rividi accompagnando don Giuseppe Dossetti dall’Arcivescovo di Milano. In quegli anni, prima e dopo la grande vicenda conciliare, ho visto con stupore come gli insegnamenti ricevuti da un notaio di provincia, mio papà appunto, erano il terreno buono che continuava a ricevere adesso nuovi doni. Scrivo questo non per dire che ho saputo far tesoro di quegli avvenimenti e di quegli incontri, ma per dire che si è trattato di una grande passione che nel tempo si è definitivamente consolidata. La nostra meravigliosa Bologna ha fatto il resto. Certo, avremmo bisogno di ben altro che la passioncella intellettuale di un vecchio prete, di fronte ai grandi problemi che oggi la società e la comunità ecclesiale devono affrontare. Ma non si può negare che, anche davanti a persone che si ritengono, e forse sono, lontane da riferimenti di fede, una parola tratta dal Vangelo viene ascoltata con attenzione, e non poche volte con simpatia. Poi, la relazione che Dio stringe con ogni anima resta un mistero insondabile e per fortuna del tutto riservato. La laicità, in questo senso, è un linguaggio. E’ il tentativo di comunicare luci e tesori della nostra fede con parole e modi che possano giungere alla mente e al cuore di tutti. E rispettando la posizione e la strada di tutti. Ma è soprattutto la gioia di scoprire come la Parola del Vangelo il Signore l’abbia detta proprio per tutti. Buona Domenica. d.Giovanni