Ricordiamo i prossimi appuntamenti della nostra Scuola Rurale:
-domenica 9 febbraio a Crevalcore, per il tema generale: Papa Francesco e il mondo d’oggi, incontro con don Virginio Colmegna sul tema: “I poveri”.
-venerdì 14 febbraio a Sammartini, per il tema generale: Matrimonio e famiglia, sesto incontro sul tema “Unioni di persone dello stesso sesso”.
(V. anche il volantino (file PDF) con il programma 2014 completo).
Di seguito pubblichiamo le registrazioni audio e un piccolo resoconto del quinto incontro del ciclo “Matrimonio e Famiglia” che si è tenuto venerdì 7 febbraio 2014 a Sammartini.
V. anche i post con le registrazioni audio degli incontri precedenti: primo incontro (venerdì 10 gennaio); secondo incontro (venerdì 17 gennaio); terzo incontro (venerdì 24 gennaio); quarto incontro (venerdì 31 gennaio).
Tema della serata: “Separati, divorziati, coppie di fatto”
Registrazioni audio:
-Diacono Enrico Morini: Relazione (file mp3, 24,8 MB)
-Roberto: Testimonianza (file mp3, 24,8 MB) .
Diacono Enrico Morini: Il rito e il diritto del matrimonio nella Chiesa Ortodossa
La liturgia ortodossa è anche dottrina: chi vi partecipa è come se fosse già andato a catechismo.
Il loro rito è detto “misterion” delle nozze. Comprende due riti insieme: il fidanzamento e il matrimonio. Il fidanzamento ha come strumenti gli anelli, il matrimonio la corona. La loro celebrazione è fuori dalla Liturgia eucaristica. L’Eucaristia per gli Ortodossi richiede in quel giorno la continenza sessuale; per questo le nozze si celebrano fuori dell’Eucaristia, altrimenti non potrebbero essere consumate.
Per tutto il rito gli sposi hanno in mano i ceri. Vengono incensati, in memoria del Libro di Tobia, nel quale l’incenso serve per cacciare il demonio che attenta alla vita dei coniugi. Poi c’è la preghiera, prima di tutto per la pace, poi per l’unità (“Tu raccogli nell’unità quello che è separato”), poi il ricordo del segno dell’anello nella S. Scrittura, segno di signoria, che quindi è reciproca. Poi c’è la formula “Ricevi questo anello”, ma diversamente dal rito cattolico è il sacerdote che infila l’anello nel dito dei coniugi: è lui il ministro del matrimonio. In antico questo rito si faceva in casa. Poi inizia il rito del matrimonio, con il canto del Salmo 127, della benedizione familiare. Poi il consenso, che però è piuttosto una richiesta che non ci siano impedimenti, che ci sia una condizione di “stato libero” di ciascuno dei nubendi. Non c’è il rilievo dato alla volontà dell’uomo, che è invece così accentuata nel consenso del nostro rito cattolico: la volontà dell’uomo non garantisce niente, è labile. Perciò a questo punto c’è la benedizione sugli sposi, compiuta con l’evangelario.
Segue una nuova preghiera: la coppia uomo-donna è espressione della filantropia di Dio, il suo amore per l’umanità. Da qui il ricordo delle coppie dell’Antico Testamento, da Adamo ed Eva in poi. Una serie di benedizioni si inserisce nella storia delle coppie, viste come salvate da Dio. Il ricordo di 40 martiri, sui quali scesero corone dal cielo, spiega il segno dell’incoronazione degli sposi. Quest’ultima è il matrimonio vero e proprio. Anche nel rito latino riformato recentemente è previsto il rito della “velatio” e dell’incoronazione. La “velatio” era presente nell’antico rito latino e significa la sottomissione dei coniugi a Dio. L’incoronazione in qualche modo è un segno opposto, di signoria, reciproca, degli sposi: Cristo fu incoronato di gloria e di onore (Eb 2, 7).
Poi ci sono le letture bibliche, fisse, del Nuovo Testamento (l’Antico è ombra del Nuovo): Ef 5, 33 (la sottomissione nel matrimonio, fondata sulla sottomissione della Chiesa a Cristo) e Gv 2 (le nozze di Cana, con le acque che diventano vino, per indicare la novità di vita introdotta da Cristo).
Poi il rito della coppa del vino, semplicemente benedetto, che sostituisce la comunione eucaristica, che come si è detto non può essere data agli sposi.
Poi una danza gioiosa degli sposi, che evoca la danza gioiosa di Isaia perché la vergine ha concepito e dato alla luce il figlio (Is 7).
– La legislazione canonica della Chiesa ortodossa sul matrimonio.
1. Il matrimonio ortodosso è unione dei pensieri e del cuore, quindi un fatto innanzitutto spirituale, seguito dall’unione fisica, ritenuta però non necessaria per la validità del matrimonio.
2. Il ministro del matrimonio ortodosso è il sacerdote, non gli sposi, perché ciò che fa il sacramento è l’opera di Cristo, non il consenso degli sposi.
3. L'”Economia” ecclesiastica. L’originalità ortodossa nell’arte di governare.
L’Economia è distinta dalla teologia, perché non riguarda i discorsi su Dio, ma le opere di Dio nella storia degli uomini. È un procedimento attraverso il quale si mitiga la legge per agevolare gli uomini, che così non incorrono nella condanna. Così, con l’Economia, la Chiesa imita la misericordia di Dio, che salva i peccatori. L’economia non cambia la legge, ma per il bene dell’uomo introduce deroghe alla legge e così lo salva.
Anzi, per gli ortodossi la legge sul matrimonio è ancora più radicale della nostra: ad esempio, il matrimonio non dura solo per tutta la vita, ma per l’eternità; perciò i vedovi non possono sposarsi, se non per “economia”.
I divorziati: stesso sistema. Non si possono costringere alla castità le persone e quindi, per “Economia”, si concede loro di risposarsi.
Attenzione: l’Economia si applica ad personam, caso per caso, a giudizio del vescovo; non è una nuova legge che si possa applicare sempre per tutti, ma un principio che permette di andare oltre la legge in nome della carità.
Roberto: Testimonianza
Io sono semplicemente un divorziato. Sono cresciuto in una famiglia tradizionale, religiosa, istruito nelle scuole dei Salesiani, vissuto con amici sacerdoti, ma un po’ ai margini. Il Concilio Vaticano II è stato per me un momento di ritorno alla Chiesa. Mi sono sposato con M.: intendevamo il matrimonio come un sacramento. Con la nascita della prima figlia mia moglie iniziò a stare un po’ più in casa. Abbiamo avuto tre figli. Abbiamo fatto con mia moglie catechesi a tante coppie. Abbiamo accolto bambini in affido, per aiutare mamme straniere in difficoltà economiche per la loro condizione di solitudine. In particolare un bambino è stato in casa nostra dai 9 ai 23 anni. Ho commesso tanti errori. Non ho saputo comprendere la solitudine di mia moglie. Cinque anni molto difficili. Discussioni sugli orari delle cene e sul rapporto con il figlio in difficoltà scolastica. Ho aiutato mio figlio a trovare lavoro. Ho cacciato fuori di casa il figlio in affido.
Sono uscito di casa non per un’altra donna, ma perché non sapevo più dove sbattere la testa.
Dal punto di vista della fede va malissimo: ho smesso di andare a Messa.
Non ho sentito la spinta a fare la comunione. C’è stata una persona per 5 anni. Poi ho chiesto il divorzio da mia moglie, non consensuale.