1 Salmo. Canto. Per il giorno del sabato.
2 È bello rendere grazie al Signore
e cantare al tuo nome, o Altissimo,
3 annunciare al mattino il tuo amore,
la tua fedeltà lungo la notte,
4 sulle dieci corde e sull’arpa,
con arie sulla cetra.
5 Perché mi dai gioia, Signore, con le tue meraviglie,
esulto per l’opera delle tue mani.
6 Come sono grandi le tue opere, Signore,
quanto profondi i tuoi pensieri!
7 L’uomo insensato non li conosce
e lo stolto non li capisce:
8 se i malvagi spuntano come l’erba
e fioriscono tutti i malfattori,
è solo per la loro eterna rovina,
9 ma tu, o Signore, sei l’eccelso per sempre.
10 Ecco, i tuoi nemici, o Signore,
i tuoi nemici, ecco, periranno,
saranno dispersi tutti i malfattori.
11 Tu mi doni la forza di un bufalo,
mi hai cosparso di olio splendente.
12 I miei occhi disprezzeranno i miei nemici
e, contro quelli che mi assalgono,
i miei orecchi udranno sventure.
13 Il giusto fiorirà come palma,
crescerà come cedro del Libano;
14 piantati nella casa del Signore,
fioriranno negli atri del nostro Dio.
15 Nella vecchiaia daranno ancora frutti,
saranno verdi e rigogliosi,
16 per annunciare quanto è retto il Signore,
mia roccia: in lui non c’è malvagità.
Come dice il “titolo” di questo Salmo, il Signore ci regala oggi – e per combinazione oggi è sabato! – un “canto per il giorno di sabato” (ver.1). Approfitto di questo passaggio per ricordare che propriamente i titoli fanno parte della Parola di Dio: ne è prova che il titolo è già il ver.1 di questa preghiera. Per questo noi amiamo recitare anche queste parole che non sono come certi “titoli” posti da una scelta del “redattore” e dall’editore, ma sono parte del Salmo e vanno considerati “Parola di Dio”. Senza farne dei dogmi o degli obblighi si possono ad esempio gustare i commenti che S.Agostino fa di questi titoli.
Preghiera per il giorno di festa il nostro Salmo ci regala l’ammirazione estatica dell’orante, quasi come una serie di acclamazioni nella prima parte della preghiera, ai vers.2-6. Il termine reso in italiano al ver.2 con “rendere grazie” lo troviamo in Matteo 11,25 e nel parallelo di Luca 10 sulle labbra stesse di Gesù che loda, benedice e proclama la bellezza dell’opera del Padre che nasconde le sue meraviglie ai sapienti e ai dotti e le rivela ai piccoli, ai poveri.. “E’ bello..” del ver.2 nel testo ebraico è “è buono” reso con una parola che accompagna in Genesi 1 il racconto della creazione, che è tutta buona, e che quando è creazione dell’uomo è addirittura “molto buona”. Il rendimento di grazie si esprime con il canto e diventa “annuncio” al ver.3. L’oggetto di tale annuncio è una coppia di nomi diffusissima in tutto il testo biblico per dire due note profonde della persona e del mistero di Dio: il suo amore e la sua fedeltà. Entrambe queste parole meritano una piccola sosta. Il termine reso con “amore” è propriamente la “misericordia” di Dio, cioè un amore assolutamente incondizionato e rigorosamente dato a tutti. La parola “fedeltà” viene resa nella versione greca e in tutta la tradizione latina con “verità”. Infatti in Dio la verità è la sua stessa “fedeltà” al Patto che Egli ha sancito con il Popolo della Prima Alleanza e che avrà la sua pienezza in Gesù e nella “nuova ed eterna alleanza” nel suo sangue, nel suo sacrificio d’amore!
Ci troviamo dunque davanti alle supreme meraviglie dell’opera divina. “Mi dai gioia Signore, con le tue meraviglie” (ver.5). Cerchiamo allora quello che può aiutarci a capire il senso profondo di questo canto nel giorno di festa. Diremo che si tratta di una “celebrazione”. Celebrare non è un semplice “ricordo”, né si identifica solo con alcuni gesti e parole. La “celebrazione” è un evento che, per la potenza dello Spirito, ci porta in perfetta attualità e pienezza “dentro” all’evento che celebriamo. In tal modo ciascuno di noi, e l’intera assemblea che celebra, siamo trasferiti nella Parola e nell’evento che celebriamo. La Parola, dunque, non solo la si ascolta, ma, nella sua pienezza, la si fa: “Fate questo in memoria di me”. In perfetta attualità e pienezza noi diciamo con il ver.6: “Come sono grandi le tue opere Signore, quanto profondi i tuoi pensieri”.
In tutto questo splendore, i vers.7 -12 proclamano qui la sconfitta, nel nostro cuore, e l’eliminazione, di tutto quanto si oppone a tale evento di gioia e di speranza. Questi “nemici” (ver.10) sono soprattutto dentro di noi, sono quelle “potenze negative” che dominano la storia e il cuore dell’umanità che Gesù è venuto a liberare e a rinnovare. Sono quei “nemici” che hanno la loro manifestazione nel male e nella morte.
La vita nuova che celebriamo nella nostra preghiera dona forza e giovinezza interiore a tutti: anche a noi vecchi! Dice il ver.13: “Nella vecchiaia daranno ancora frutti, saranno verdi e rigogliosi” (ver.15). Che bello!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sarebbe bello vivere nello spirito dei primi sei versetti! “E’ bello render grazie al Signore… Esulto per l’opera delle tue mani…”. E invece ci sentiamo piuttosto come l’uomo insensato del v.7, che non conosce e non capisce i pensieri di Dio, i suoi sentimenti verso di noi, il suo dono… – Speciale l’immagine dei vv. 13-14, applicati anche dalla liturgia ad alcune “categorie” di santi: il giusto è come una palma che fiorisce, come un cedro del Libano che cresce; questi alberi sono piantati addirittura nel tempio del Signore: nella sua casa, nei suoi atri, irrigati dalle acque che sgorgano da quel luogo santo, secondo la visione di Ezechiele.