1 Al maestro del coro. Su «Il giglio della testimonianza». Di Asaf. Salmo.
2 Tu, pastore d’Israele, ascolta,
tu che guidi Giuseppe come un gregge.
Seduto sui cherubini, risplendi
3 davanti a Èfraim, Beniamino e Manasse.
Risveglia la tua potenza
e vieni a salvarci.
4 O Dio, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
5 Signore, Dio degli eserciti,
fino a quando fremerai di sdegno
contro le preghiere del tuo popolo?
6 Tu ci nutri con pane di lacrime,
ci fai bere lacrime in abbondanza.
7 Ci hai fatto motivo di contesa per i vicini
e i nostri nemici ridono di noi.
8 Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
9 Hai sradicato una vite dall’Egitto,
hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.
10 Le hai preparato il terreno,
hai affondato le sue radici
ed essa ha riempito la terra.
11 La sua ombra copriva le montagne
e i suoi rami i cedri più alti.
12 Ha esteso i suoi tralci fino al mare,
arrivavano al fiume i suoi germogli.
13 Perché hai aperto brecce nella sua cinta
e ne fa vendemmia ogni passante?
14 La devasta il cinghiale del bosco
e vi pascolano le bestie della campagna.
15 Dio degli eserciti, ritorna!
Guarda dal cielo e vedi
e visita questa vigna,
16 proteggi quello che la tua destra ha piantato,
il figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
17 È stata data alle fiamme, è stata recisa:
essi periranno alla minaccia del tuo volto.
18 Sia la tua mano sull’uomo della tua destra,
sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte.
19 Da te mai più ci allontaneremo,
facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.
20 Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,
fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi.
Non si ricorda né si dice quale sia la causa della situazione devastata in cui si trova il Popolo del Signore. Non si dice per quale colpa Israele si trovi in così grande pena. Per questo, mi sembra che acquisti particolare forza e drammaticità la descrizione della sua attuale desolata vicenda. Tutto questo è accentuato dalla triplice ripetizione, ai vers.4.8.20, della supplica: “fa’ che ritorniamo”. Il Popolo nulla sembra poter fare: come è stato sradicato, così solo Dio può farlo tornare. La nostra vita è assolutamente e totalmente nelle sue mani. Questo è molto impressionante: veramente solo Lui sembra poter operare in noi e per noi. Il verbo “ritornare” che spesso è reso con il termine “convertirsi” sembra non dire una nostra possibilità o magari un nostro dovere! Solo Lui può farci tornare. Questo non ci deve spaventare né scoraggiare: è bello essere nelle mani di Dio. E’ bello essere così piccoli e poveri. Questo mi induce ad un rapidissimo “sguardo” sulla nostra vita per chiedermi come starei se fossi senza di Lui. Se fossi solo. Approfittiamo dunque di questa preghiera, dove non si dicono le ragioni e i motivi della nostra condizione, ma tutto si concentra nella supplica a che Egli ci salvi. Tutto questo mette in evidenza come la nostra unica vera forza sia la preghiera.
Si patisce la distanza. Non solo gli chiediamo di “farci ritornare”, ma anche, al ver.15, che Egli ritorni. Si vive un abbandono insopportabile. Potente viene l’immagine della vigna ai vers.9-17. Dio ha distrutto la sua stessa opera dopo averla Lui interamente realizzata. Adesso siamo una vigna devastata, invasa e aggredita da tutti: “Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna”(ver.15). La preghiera è umile, ma anche quasi aggressiva.
Infine, ai versetti 16 e 18, compare la misteriosa figura del “Figlio dell’uomo”. Al ver.16 egli sembra coincidere del tutto con la vigna: “Proteggi quello che la tua destra ha piantato, il figlio dell’uomo che per te hai reso forte” e così al ver.18: “Sia la tua mano sull’uomo della tua destra, sul figlio dell’uomo che per te hai reso forte”. Affascina l’ipotesi, che spero non troppo azzardata, della totale solidarietà che Gesù stabilisce con la sua vigna. Se avete un po’ di tempo, è bello oggi riascoltare Giovanni 17, dove Gesù si rivolge al Padre in comunione assoluta con i suoi discepoli. Così, mettere davanti al Padre la persona del Figlio diventa la nostra preghiera più potente. Gesù si è immerso pienamente nella condizione umana, al punto che la sua sorte è diventata la nostra. I nostri cammini si sono del tutto uniti.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La bella preghiera è alimentata da due immagini. La prima, quella del pastore, costituisce l’invocazione iniziale, con quel forte “tu” rivolto a Dio, ma non viene sviluppata nel seguito del salmo: “Tu, pastore d’Israele, ascolta, tu che guidi Giuseppe come un gregge…”(v.2). In questo caso è Giuseppe a rappresentare tutto Israele e la sua storia illustra proprio bene come il Signore ascolti, guidi, aiuti chi non ha altri che lui. – La seconda immagine, quella della vite, viene sviluppata in modo completo: essa si estende fino a raggiungere i monti e a invadere gli alti cedri; poi c’è l’abbandono e la devastazione… – Nel ritornello si chiede, tra l’altro, al Signore: Illumina, fa splendere il tuo volto, mostracelo raggiante e, come la luce del sole, ci vivificherà.