1 Maskil. Di Asaf.
Ascolta, popolo mio, la mia legge,
porgi l’orecchio alle parole della mia bocca.
2 Aprirò la mia bocca con una parabola,
rievocherò gli enigmi dei tempi antichi.
3 Ciò che abbiamo udito e conosciuto
e i nostri padri ci hanno raccontato
4 non lo terremo nascosto ai nostri figli,
raccontando alla generazione futura
le azioni gloriose e potenti del Signore
e le meraviglie che egli ha compiuto.
5 Ha stabilito un insegnamento in Giacobbe,
ha posto una legge in Israele,
che ha comandato ai nostri padri
di far conoscere ai loro figli,
6 perché la conosca la generazione futura,
i figli che nasceranno.
Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli,
7 perché ripongano in Dio la loro fiducia
e non dimentichino le opere di Dio,
ma custodiscano i suoi comandi.
8 Non siano come i loro padri,
generazione ribelle e ostinata,
generazione dal cuore incostante
e dallo spirito infedele a Dio.
9 I figli di Èfraim, arcieri valorosi,
voltarono le spalle nel giorno della battaglia.
10 Non osservarono l’alleanza di Dio
e si rifiutarono di camminare nella sua legge.
11 Dimenticarono le sue opere,
le meraviglie che aveva loro mostrato.
La Parola del Signore viene indicata in questa prima parte – importantissima! – del Salmo 77 con alcuni termini di grande rilievo e respiro: “..la mia legge…parole della mia bocca (ver.1)..parabola..enigmi (ver.2)…azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiute (ver.4)…insegnamento..legge (ver.5)”. Consideriamo quindi il legame tra parola e storia. Quella storia è non solo la memoria del passato, ma anche e soprattutto la rivelazione del presente! E’ storia che diventa quindi “annuncio”, e che essendo annuncio di Dio è comandamento. E’, cioè, parola che chiede di essere accolta per diventare oggi la nostra storia. E’ vicenda del passato, ed è nello stesso tempo fonte della nostra vicenda: Parola antica e nuova! Provo a fare un esempio: la parola che ci ha parlato del Natale di Gesù non è solo la memoria di quello che è accaduto circa duemila anni fa, ma è soprattutto l’evento che in questi giorni si è compiuto in noi, tra noi e per noi. Come la Parola del Salmo 77 che oggi ascoltiamo e celebriamo è la Parola che oggi il Signore ci dona per la nostra salvezza. In questo momento io sto cercando di balbettare qualcosa di quello che la parola mi ha detto, che io ho tentato e tento di ascoltare, cioè di cogliere e di accogliere, e che desidero comunicare e condividere con voi. Queste parole sono il dono della Parola oggi. Parola che si “ascolta”, perché si legge il libro, ma in realtà, in questa lettura, si ascolta Lui che ci parla!
Ebbene, questo è l’evento e il compito di ogni generazione: comunicare quello che abbiamo ricevuto: “Ciò che abbiamo udito e conosciuto e i nostri padri ci hanno raccontato non lo terremo nascosto ai nostri figli, raccontando alla generazione futura le azioni gloriose e potenti del Signore e le meraviglie che egli ha compiuto” (vers.3-4). Questo è “un insegnamento in Giacobbe,..una legge in Israele, che ha comandato ai nostri padri di far conoscere ai loro figli…Essi poi si alzeranno a raccontarlo ai loro figli..”(vers.5-6). Questa Parola “genera” la vita. La meraviglia della generazione biologica è come una “parabola” della generazione della Parola e nella Parola del Signore!
Essendo Parola e vita di Dio comunicata a noi, la Parola è dunque “anche”(!!) legge. Norma. Accogliere, custodire e comunicare la Parola è la perenne e sempre attualissima norma del credente. Ascoltare è ubbidire. Lo si dice anche noi: ascoltatemi…non vuol solo riferirsi al senso dell’udito, ma vuole coinvolgere tutta la persona. Così, il ver.7 dice la finalità e la sostanza dell’opera della Parola: “..perchè ripongano in Dio la loro fiducia e non dimentichino le opere di Dio, ma custodiscano i suoi comandi. E la parola stessa, che è anche “storia della Parola”, lo spiega chiaramente. Il nostro lungo Salmo che oggi iniziamo ad ascoltare, è anche la “storia” dell’incontro tra la Parola e la storia del Popolo di Dio. Quella storia è anche la “mia” storia, la ”nostra” storia. I vers.8-11 sono l’avvio di questa storia dei nostri padri e nostra. Il dono della fede si manifesta quando, per pura grazia di Dio, mi accorgo che quella Parola è detta a me, oggi, per me. Per noi.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Ogni tanto, a somiglianza dei discepoli di Gesù che anche dopo la risurrezione dubitavano, anche noi conosciamo dubbi e incertezze. Ci aiuta allora il pensiero di coloro che hanno creduto prima di noi e ci hanno avviato nel cammino della fede: in primo luogo, i nostri cari (mio padre e mia madre dissero insieme, ad alta voce, le “preghiere del mattino” e quelle della sera fino all’ultimo). Il racconto delle opere di Dio è trasmesso dai padri ai figli; costoro lo trasmetteranno ai propri figli, e questi ultimi ai loro successori: una tradizione ancorata al passato, ma che è rivolta al futuro…, affinché ogni generazione possa accogliere con fiducia le parole del Signore e viverle (vv.3-8). – Quali sono gli “enigmi del passato” di cui si parla al v.2? Dice un commento: non è un enigma la mancanza di fede dopo i tanti prodigi dell’esodo? o l’idolatria dopo tanti benefici? E Dio non è “enigmatico” quando reagisce con collera, ma concede quanto viene richiesto? O quando assiste alla ribellione, ma continua a guidare il suo popolo? Una risposta sarà data ai vv.38-39: la caducità dell’uomo e la compassione di Dio.
L’inizio del Salmo 77 mostra come il popolo di Israele, per la promessa ricevuta da Dio, accanto al dovere di permettere il susseguirsi delle generazioni attraverso la procreazione fisica (vedi l’inizio del Vangelo di Matteo), ha anche quello di una generazione spirituale attraverso la trasmissione della parola di Dio e attraverso questa del ricordo delle grandi opere di Dio per il suo popolo. E’ anch’esso un atto sostanzialmente di fede e umiltà, perchè non collegato alla propria giustizia, ma anzi alla fiducia che la Parola genererà una generazione migliore. Questa generazione migliore l’abbiamo contemplata in queste feste di Natale. Peraltro questo rimane del tutto vero anche per noi cristiani. nella speranza che il Cristo generato nei cuori dei nostri figli li renda migliori di noi loro padri.
D. Enrico: Oggi il salmo ci invita a riflettere sulla importanza della memoria. La trasmissione della parola di Dio è perchè si possa fare memoria. Senza di essa non può che continuare il ciclo ripetitivo dei peccato e del male che attraversano la storia degli uomini. Alla fine della seconda guerra mondiale in Italia visto i disastri della guerra si è detto: mai più guerra; ma a poco a poco il ricordo si è affievolito, i grandi maestri sono morti e adesso la situazione si sta degradando. E la stessa cosa qui in Tanzania: la dimenticanza dell’insegnamento di chi ha guidato al formarsi della nazione porta a una situazione di degrado. L’opera che il salmo propone è quella di permettere ai nostri figli di salire sulle spalle di chi li ha preceduti per vedere più lontano, e così tra l’altro il potere anche discernere le cose delle precedenti generazioni da cui bisogna prendere le distanza.