Quanto è buono Dio con gli uomini retti,
Dio con i puri di cuore!
2 Ma io per poco non inciampavo,
quasi vacillavano i miei passi,
3 perché ho invidiato i prepotenti,
vedendo il successo dei malvagi.
4 Fino alla morte infatti non hanno sofferenze
e ben pasciuto è il loro ventre.
5 Non si trovano mai nell’affanno dei mortali
e non sono colpiti come gli altri uomini.
6 Dell’orgoglio si fanno una collana
e indossano come abito la violenza.
7 I loro occhi sporgono dal grasso,
dal loro cuore escono follie.
8 Scherniscono e parlano con malizia,
parlano dall’alto con prepotenza.
9 Aprono la loro bocca fino al cielo
e la loro lingua percorre la terra.
10 Perciò il loro popolo li segue
e beve la loro acqua in abbondanza.
11 E dicono: «Dio, come può saperlo?
L’Altissimo, come può conoscerlo?».
12 Ecco, così sono i malvagi:
sempre al sicuro, ammassano ricchezze.
13 Invano dunque ho conservato puro il mio cuore,
e ho lavato nell’innocenza le mie mani!
14 Perché sono colpito tutto il giorno
e fin dal mattino sono castigato?
15 Se avessi detto: «Parlerò come loro»,
avrei tradito la generazione dei tuoi figli.
16 Riflettevo per comprendere questo
ma fu una fatica ai miei occhi,
17 finché non entrai nel santuario di Dio
e compresi quale sarà la loro fine.
18 Ecco, li poni in luoghi scivolosi,
li fai cadere in rovina.
19 Sono distrutti in un istante!
Sono finiti, consumati dai terrori!
20 Come un sogno al risveglio, Signore,
così, quando sorgi, fai svanire la loro immagine.
21 Quando era amareggiato il mio cuore
e i miei reni trafitti dal dolore,
22 io ero insensato e non capivo,
stavo davanti a te come una bestia.
23 Ma io sono sempre con te:
tu mi hai preso per la mano destra.
24 Mi guiderai secondo i tuoi disegni
e poi mi accoglierai nella gloria.
25 Chi avrò per me nel cielo?
Con te non desidero nulla sulla terra.
26 Vengono meno la mia carne e il mio cuore;
ma Dio è roccia del mio cuore,
mia parte per sempre.
27 Ecco, si perderà chi da te si allontana;
tu distruggi chiunque ti è infedele.
28 Per me, il mio bene è stare vicino a Dio;
nel Signore Dio ho posto il mio rifugio,
per narrare tutte le tue opere.
Fino al trenta gennaio ci è proposta la preghiera e la riflessione sul Terzo Libro dei Salmi, dal Salmo 72 (73) al Salmo 88(89). Il testo che troviamo nelle nostre bibbie è la traduzione dal testo ebraico. Non possiamo ignorare che esiste anche una traduzione dal greco, contenuta in quella versione greca di tutta la Bibbia, che fu realizzata in Egitto circa duecento anni prima della venuta del Signore, una traduzione di grande prestigio perché l’antichità cristiana si è sempre confrontata preferibilmente con questa versione dal greco, che porta con se non poche differenze. Capisco che questa precisazione vi sembrerà inutilmente pretenziosa, ma vi posso assicurare che la frequentazione da decenni, ogni settimana, di tutto il Salterio, porta ad osservare sempre più tutti i particolari anche minimi del testo. Siamo dentro al supremo “Libro della Preghiera” sia per noi cristiani, sia per i nostri fratelli ebrei.
Il Salmo 72 riflette l’esperienza drammatica e stupenda di una grande crisi spirituale dovuta allo “scandalo” continuamente sperimentato nella storia sulla fortuna dei briganti e il travaglio dei giusti. E’ uno scandalo che porta ad un’obiezione severa nei confronti di Dio stesso! Questa crisi irrompe subito nel nostro testo, dopo una rapida esclamazione positiva al ver.1: “Quanto è buono Dio con gli uomini retti, Dio con i puri di cuore!”. Subito, e fino ai vers.16-17, il confronto con una realtà dura e ingiusta, che non solo descrive, ma porta alle più gravi conseguenze, l’ “ingiustizia” di una realtà dove i “prepotenti” e i “malvagi” sono il soggetto di una descrizione crudele del loro indisturbato potere e persino della potenza seduttiva che tutto il popolo subisce appunto per il successo strepitoso di questi signori del mondo. Fanno male e stanno bene! Esenti dalle prove dei comuni mortali (ver.5), i loro misfatti sono semplicemente la grammatica, la logica e la filosofia di uno strapotere illimitato.
Da qui, la crisi: ”Invano dunque ho conservato puro il mio cuore, e ho lavato nell’innocenza le mie mani!”(ver.13). La crisi drammatica lo porta vicino al rinnegamento di tutto il suo percorso: “Se avessi detto , avrei tradito la generazione dei tuoi figli”(ver.15).
La via del ripensamento e del giudizio alternativo su tutto questo lo cogliamo ai vers.16-17: “Riflettevo per comprendere questo ma fu una fatica ai miei occhi, finchè non entrai nel santuario di Dio e compresi quale sarà la loro fine”. Ma qui avverto necessario e urgente una considerazione che deve accompagnarci sempre in tutto il nostro ascolto della Parola di Dio. Ed è Gesù! Per entrare nella Parola delle Scritture è prezioso farsela “leggere” da Lui, da Gesù! E tenendo fermo il volto e la struttura concreta della Parola, senza romanticismi e soggettivismi, ascoltare e pregare la Parola con Gesù! Questo ci porta facilmente a considerare come il “santuario” nel quale l’autore del Salmo dice di entrare, per noi non è più il Tempio di Gerusalemme, ma è appunto Gesù! Entriam dunque con Lui e in Lui per cogliere alla sua luce lo splendore di questa preghiera. Nessuno più di Lui subisce l’oltraggio di una storia e di poteri mondani iniqui e prepotenti. La sapienza e la potenza del suo sacrificio d’amore, la sua Croce e la sua risurrezione, la sua Pasqua, sono il giudizio divino contro tutte le violenze della mondanità. Il giudizio e l’alternativa radicale ai poteri miserabili di Erode e di Ponzio Pilato non è una “concorrenza”, ma un’alternativa radicale.
Solo questo ci consente di vedere quanto l’iniquità di tali poteri abbia in se stessa la sua debolezza e la sua sanzione. “Ma io sono sempre con te: tu mi hai preso per la mano destra. Mi guiderai secondo i tuoi disegni e poi mi accoglierai nella gloria”. Tali sono la fede e la preghiera che Gesù per primo celebra, e che noi siamo chiamati a celebrare nell’umiltà delle nostre piccole vite. La comunità che si è raccolta intorno a Lui non può entrare nelle logiche delle potenze mondane, logiche del potere politico ed economico. Il giudizio su di noi non è meno severo: “Ecco, si perderà chi da te si allontana; tu distruggi chiunque ti è infedele”(ver.27). Si fa fatica, dice il ver.26, ma questo è il mio vero grande bene: “Stare vicino a Dio; nel Signore Dio ho posto il mio rifugio, per narrare tutte le tue opere”(ver.28).
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Sono passati tanti secoli, ma il problema rimane: i potenti che prosperano a danno delle persone comuni, i corrotti che sperperano il denaro pubblico e la fanno franca… Ci sentiemo vicini all’esperienza del salmista. “Finché non entrai nel santuario di Dio e compresi”(v.17): secondo la Bibbia di Gerusalemme, non si tratterebbe tanto del Tempio, in cui il protagonista sarebbe stato illuminato da Dio, quanto piuttosto dell’insegnamento contenuto nelle Scritture, dove dimora la sapienza divina. E per noi le Scritture parlano della Pasqua, della morte e della risurrezione del Signore, come ha spiegato don Giovanni. Lì troviamo non la soluzione del problema (di questo e di altri problemi che ci assillano), ma abbiamo la certezza che Lui è con noi e condivide tutto della nostra umanità e della nostra storia: “Ma io sono sempre con te:
tu mi hai preso per la mano destra. Mi guiderai secondo i tuoi disegni
e poi mi accoglierai nella gloria. Chi avrò per me nel cielo? Con te non desidero nulla sulla terra”. Il possesso della terra era fondamentale per gli israeliti, ma ora per il salmista nemmeno questo dono divino è importante di fronte al bene di essere vicino a Lui e di rifugiarsi in Lui.
‘Per me, il mio bene è stare vicino a Dio’
In Gv 15,5 ‘senza di me non potete fare nulla’.
Mi è sembrata una ripresa lectio molto forte e decisa nella riconferma che senza di Lui che previene non si va da nessuna parte.
Previenici sempre e dovunque perchè ‘si perderà chi da te si allontana’.
Mi è subito venuto in mente che è Gesù che racconta la parabola del “figliol prodigo “e al v. 31: “Il padre gli disse: “Figliolo, tu sei sempre con me e ogni cosa mia è tua..”