1 Canto delle salite. Di Davide.
Ecco, com’è bello e com’è dolce
che i fratelli vivano insieme!
2 È come olio prezioso versato sul capo,
che scende sulla barba, la barba di Aronne,
che scende sull’orlo della sua veste.
3 È come la rugiada dell’Ermon,
che scende sui monti di Sion.
Perché là il Signore manda la benedizione,
la vita per sempre.
Salmo 133 (132)

E’ “bello” e “dolce” che i fratelli vivano insieme! La precedente versione diceva che è “buono” e “soave”. Cito volentieri anche questa versione non perché una mi sembri migliore dell’altra, ma perché mi pare sia bello cogliere questo dono immenso in tutta la sua ricchezza. A questo, aggiungo una considerazione che mi sembra legittima: forse non è assolutamente necessario e strettamente dovuto che i fratelli “vivano insieme”. Ma quanto tutto è molto triste e difficile quando per qualche motivo interiore o esterno questo non si dà! L’espressione “vivano insieme” rimanda ad un passo che abbiamo incontrato nel Sal.121(122),3, dove si dice che “Gerusalemme è costruita come città salda e compatta”, ma dove è del tutto preferibile rendere con “Gerusalemme costruita come città, di cui si partecipa tutti insieme”: quanto ha patito e quanto patisce Gerusalemme di non essere “città di cui si partecipa tutti insieme”. Ma non la si può pensare e desiderare che così! E mi piace sottolineare che il termine italiano “insieme” è reso nelle versioni latine con “in uno” nella traduzione dall’ebraico, e con “in unum” nella traduzione dalla versione greca: così, si specifica che questa è la sua reale profonda fisionomia, e che peraltro tale comunione fraterna è sempre crescente, sempre in una dinamica di pienezza! Penso che pregare dolcemente e appassionatamente con queste parole sia di grande luce, pace e gioia, sia in una comunità fraterna come quella nella quale io vivo per grazia di Dio, sia nella divina bellezza e bontà del matrimonio e della famiglia. E chi per qualche motivo dovesse ascoltare questa Parola di Dio in una non voluta solitudine? Credo che in simili frangenti dobbiamo ricominciare a sperare e a confidare che stiamo in ogni modo tutti camminando verso la pienezza della comunione d’amore. Anche quando celebriamo in noi stessi e nella nostra esistenza la solitudine del Signore sulla Croce.
E poi le due “immagini” di questa felice realtà ed esperienza. La prima immagine è quella dell’ “olio prezioso versato sul capo”, unzione sacerdotale e consacratoria che dal capo scende sulla barba di Aronne e poi “sull’orlo della sua veste” (ver.2). E così esprime efficacemente il crescere e il dilatarsi della comunione fraterna nella persona e nella vicenda di chi ha ricevuto tale meraviglioso dono. Dunque un dono, quello della comunione fraterna, che colloca in un’esistenza assolutamente privilegiata e vicina alla vita stessa di Dio. Di seguito, la seconda immagine: “la rugiada dell’Ermon che scende sui monti di Sion” (ver.3), per dire che tutta la creazione e tutta la storia possono e devono essere colte e accolte non più nella drammatica prospettiva dell’odio e della guerra, ma nella bellezza e nella dolcezza di una comunione d’amore che, a partire dalla creatura umana, scende e avvolge la creazione e la storia rivelandone e donando loro il mistero dell’amore stesso di Dio.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni