12 Se i tuoi figli osserveranno la mia alleanza
e i precetti che insegnerò loro,
anche i loro figli per sempre
siederanno sul tuo trono».
13 Sì, il Signore ha scelto Sion,
l’ha voluta per sua residenza:
14 «Questo sarà il luogo del mio riposo per sempre:
qui risiederò, perché l’ho voluto.
15 Benedirò tutti i suoi raccolti,
sazierò di pane i suoi poveri.
16 Rivestirò di salvezza i suoi sacerdoti,
i suoi fedeli esulteranno di gioia.
17 Là farò germogliare una potenza per Davide,
preparerò una lampada per il mio consacrato.
18 Rivestirò di vergogna i suoi nemici,
mentre su di lui fiorirà la sua corona».
Salmo 132 (131),12-18

La seconda parte del Salmo ci offre l’attenzione al rapporto importante tra l’elezione e il dono di Dio, nei confronti della nostra storia; la storia del suo popolo e di ognuno di noi. Quel “se” del ver.12 è molto importante! L’alleanza del Signore e i suoi precetti (ver.12), la scelta di Sion come residenza di Dio, e come luogo del suo riposo (vers.13-14), e quindi tutto il bene che il Signore continuerà a donare (vers.15-17), tutto questo sarà sempre presente e offerto al suo amato popolo. Che peraltro avrà la responsabilità della sua stessa libertà. Responsabilità di non smarrire il dono ricevuto: se custodiranno l’alleanza e i precetti del Signore ! Dunque la responsabilità morale di ciascuno e di tutti è quella di custodire il dono ricevuto e vivere in esso: in tutta la sua bellezza e bontà, e in tutto l’impegno che ne consegue. Un grande teologo del secolo scorso ribadiva che “Ecclesia est sempre reformanda”, e ciascuno di noi sa bene che la vita è un cammino incessante di conversione e di custodia del dono del Signore.
L’eredità da custodire non consiste infatti in oggetti e prescrizioni, quanto nella presenza stessa del Signore nella nostra vita e nell’azione di salvezza e di amore che Egli incessantemente offre. E cita le attenzioni privilegiate di Dio: i poveri, i sacerdoti, i fedeli. Il ver.17 sembra alludere ad un futuro. Sembra profetizzare una pienezza del dono divino: il “germogliare di una potenza per Davide” e la preparazione di “una lampada per il mio consacrato”. Mi affascina e mi commuove che il termine che significa e indica il “Consacrato” sia reso nelle versioni con “il mio Cristo”. E’ veramente Gesù la pienezza del dono divino e la luce meravigliosa della nostra salvezza. Chiediamo di non chiuderci nella triste cerchia dei suoi nemici (ver.18) e di poter essere partecipi del gioioso e glorioso fiorire della corona di santità del nostro Gesù.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.