1 Canto delle salite.
Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion,
ci sembrava di sognare.
2 Allora la nostra bocca si riempì di sorriso,
la nostra lingua di gioia.
Allora si diceva tra le genti:
«Il Signore ha fatto grandi cose per loro».
3 Grandi cose ha fatto il Signore per noi:
eravamo pieni di gioia.
4 Ristabilisci, Signore, la nostra sorte,
come i torrenti del Negheb.
5 Chi semina nelle lacrime
mieterà nella gioia.
6 Nell’andare, se ne va piangendo,
portando la semente da gettare,
ma nel tornare, viene con gioia,
portando i suoi covoni.
Seleziona Pagina
Non riesco a capire e a giustificare la versione italiana del ver.1: “Quando il Signore ristabilì la sorte di Sion…”. Preferisco quindi riproporre la precedente traduzione italiana, che è omogenea anche alla versione greca e alla sua traduzione in italiano: “Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion…”. E’ la meraviglia di un ritorno alla Terra dopo l’esilio e la deportazione. E qui vengono descritte con forza due reazioni diverse: la gioia del Popolo di Dio, una gioia “sognante” (“ci sembrava di sognare”!), e lo stupore dei popoli che li vedono passare in questo gioioso ritorno e commentano così: “Il Signore ha fatto grandi cose per loro”. Sembra il preannuncio e la profezia di quell’annunzio evangelico a tutti i popoli, che prima che attraverso parole, si compie per il segno e la testimonianza offerta dalla vita stessa del popolo dei credenti. Una etimologia “popolare” del termine “ebreo”, lo fa derivare dal verbo ebraico “avar”, che significa appunto “passare”: anche questo è profezia mirabile di un Popolo che è in cammino verso la Terra: Un cammino che non termina mai in questa storia, sino alla fine dei tempi.
Il Popolo del Signore sembra far suo lo stupore ammirato dei popoli: “Grandi cose ha fatto il Signore per noi: eravamo pieni di gioia” (ver.3). Siamo al cuore della lode di Dio per le meraviglie che Egli ha compiuto per noi! E fa parte essenziale della preghiera ebraica e cristiana la memoria di questi gioiosi eventi del passato che ora diventano preghiera di supplica al Signore perché quelle meraviglie si compiano di nuovo nelle fatiche del presente. Al ver.4 si ripresenta la difficoltà che ho trovata al ver.1: “Ristabilisci, Signore, la nostra sorte”, che qui sembra più chiara, ma che io preferisco rendere ancora con la precedente versione italiana: “ Riconduci, Signore, i nostri prigionieri”. Il presente riproduce le stesse ferite del passato e domanda quindi la stessa grazia! La citazione dei “torrenti del Negheb” fa riferimento ad una memoria probabilmente leggendaria che afferma che tali corsi d’acqua in certe stagioni volgono in senso contrario il loro fluire. E questo per chiedere che chi è andato prigioniero, ora possa per la stessa via ritornare!
I vers.5-6 sviluppano e arricchiscono quello che è stato detto con l’immagine della seminagione e del raccolto da una parte, e dall’altra con il pianto di chi va per seminare e la gioia di chi ritorna con il raccolto. Profezia straordinaria della Passione e della Risurrezione di Gesù. Della sua Croce e della sua Gloria. Visita affettuosa del Signore al travaglio di oggi, perché possiamo avere speranza per il raccolto e per la gioia di domani.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
La realtà è tanto bella da sembrare un sogno: “ci sembrava di sognare”. Così il ritorno dall’esilio, o dalla prigionia (mio padre vi trascorse più di due anni, ’43-’45), poiché il Signore ha cambiato “la sorte” del suo popolo. Anche la nostra sorte è cambiata decisamente con il Signore Gesù: la vita divina in noi, una “vita eterna”! Di qui la gioia, la felicità che dovrebbe caratterizzarci. – Sui torrenti del Negheb trovo un’altra spiegazione: le acque torrenziali che vi si formano sarebbero immagine delle fiumane dei reduci dall’esilio. – Nel leggere gli ultimi versetti il pensiero va alle parole di Gesù: “Se il chicco di frumento non muore…”