1 Alleluia.
Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
2 Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre.
3 Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
4 Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.
5 Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
6 e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?
7 Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
8 per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo.
9 Fa abitare nella casa la sterile,
come madre gioiosa di figli.
Alleluia.
Seleziona Pagina
I Salmi dal 112(113) al 117(118) nella tradizione ebraica vengono chiamati ’”Hallel” e vengono recitati insieme nelle feste ebraiche, e particolarmente nella Pasqua. Ne trovate notizie alle note delle bibbie. Questo nome viene dall’ “Alleluia”, dalla lode di Dio che li caratterizza e li accompagna.
I vers.1-4 del nostro Salmo sono appunto questa grande lode al Signore. I vers.5-9 esplicitano il motivo di questa lode. Dio che “siede nell’alto, si china a guardare”. La versione latina esplicita molto bene : “…in excelsis habitans humilia respicit”. Siamo al cuore della nostra fede ebraico-cristiana! Non stanchiamoci di ricordare e sottolineare questo! Sappiamo di fatto come rischi di essere trascurato e addirittura ignorato dalla teologia e dalla catechesi. L’ “istinto religioso” è piuttosto portato a proporre la nostra salita a Dio più che la sua discesa a noi!
Il ver.7 spiega la ragione e l’oggetto di questo chinarsi di Dio: “Solleva dalla polvere il debole, dall’immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i prìncipi, tra i prìncipi del suo popolo. Fa abitare nella casa la sterile, come madre gioiosa di figli” (vers.7-9). Alleluia al Signore! Siamo pienamente nello spirito dell’inno del Magnificat! Sia benedetto il Signore! Ognuno di noi faccia memoria dell’azione divina di salvezza che lo ha sollevato dalla sua povertà! Questa è la storia della salvezza di ognuno e di tutti. E la lode non è solamente il ricordo, ma è l’attualità di tale opera di salvezza. E’ la salvezza che anche oggi riceviamo e accogliamo dal nostro caro Signore.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Senza di Lui siamo sterili. Lui ci fa abitare la sua casa e ci fa gioiosi custodi dei figli e fratelli che ci pone a fianco. E questo dono di maternità si allarga e reciprocamente ci accogliamo l’un l’altro, alla luce del suo sguardo di amore.
“Il nome del Signore” compare tre volte nei primi tre versetti. E’ l’oggetto dell’ammirazione e della lode. Come sappiamo, il nome, nella cultura orientale e in quella biblica, non è solo un’etichetta: è la persona stessa nella sua interezza, è la personalità con i suoi aspetti caratterizzanti. Lodare il nome di Dio, quindi, vuol dire lodare la sua persona con le sue caratteristiche, la sua unicità e lodare la sua azione che ce le manifesta. – Mi piace oggi ricordare quanto diceva Benigni commentando il II comandamento: Non nominare il nome di Dio “invano”; ma nominarlo è bello, è a lui gradito. Se lo chiamiamo per nome, ne ha piacere, come piace a tutti noi quando una persona – soprattutto la persona amata – dice il nostro nome. Sapete come un innamorato dice il nome della persona che gli è cara…