1 Rendete grazie al Signore e invocate il suo nome,
proclamate fra i popoli le sue opere.
2 A lui cantate, a lui inneggiate,
meditate tutte le sue meraviglie.
3 Gloriatevi del suo santo nome:
gioisca il cuore di chi cerca il Signore.
4 Cercate il Signore e la sua potenza,
ricercate sempre il suo volto.
5 Ricordate le meraviglie che ha compiuto,
i suoi prodigi e i giudizi della sua bocca,
6 voi, stirpe di Abramo, suo servo,
figli di Giacobbe, suo eletto.
7 È lui il Signore, nostro Dio:
su tutta la terra i suoi giudizi.
Mi piace ritrovare all’apertura di questo Salmo, al ver.1, l’incontro e l’incrocio tra la lode di Dio e l’annuncio evangelico, spesso come “separati” nella prassi cristiana. I padri ebrei, evidentemente non preoccupati e impegnati per un annuncio a chi non è ebreo, sanno più di noi “proclamare fra i popoli” le opere del Signore semplicemente vivendo la loro fede e lodando il Signore. Avverto sempre di più che anche oggi l’annuncio del Vangelo non può che partire dal nostro stesso rapporto profondo con il Signore Gesù in una vita che incessantemente lo ricorda e lo loda. Prima di tutto, quindi, dobbiamo essere contentissimi di Lui: “A Lui cantate, a Lui inneggiate, meditate tutte le sue meraviglie”. Questo è il senso, il motivo e lo scopo di questo stesso nostro piccolo incontro quotidiano nella Lectio, che è “la Parola di ogni giorno”, il pane essenziale e quotidiano che domandiamo nella preghiera del Padre nostro, come Gesù ci ha insegnato.
“Gloriatevi del suo santo nome” (ver.3), alla lettera, più fortemente, “nel suo santo nome”, significa essere illuminati, vedere illuminata tutta la nostra vita, quando questa viene immersa nel mistero e nella luce del Signore. Allora, “gioisca il cuore di chi cerca il Signore”: e lo cerchiamo perché Lui per primo ci cerca e ci illumina di Sé! E anche il ver.4 esalta la bellezza di questa ricerca incessante. In questi giorni è stata chiamata al Padre una persona che mi è cara, grande musicista, che ha con la musica il rapporto che noi abbiamo o cerchiamo di avere con la Parola di Dio. Un rapporto che comprende ed esige la beatitudine dei “poveri in spirito, perchè di essi è il regno dei cieli” (Matteo 5,3). Essere poveri in questo senso vuol dire cercare e accogliere Chi non può essere mai del tutto “compreso”, ma incessantemente deve essere cercato e trovato, antico e sempre nuovo. C’è un legame tra interpretazione musicale e interpretazione della Parola di Dio, che, musica e Parola, sono antiche e sempre nuove, e come tali, da poveri, le dobbiamo cercare e trovare, con quotidiano stupore e commozione. In una riunione di preti si domandava come mai fa tanto rumore quello che Papa Francesco dice, e altri prima di lui hanno detto meglio di lui: il motivo è proprio questo, e cioè che un “profeta” come papa Francesco fa scoprire la Parola non come una dottrina o una tesi, ma come un avvenimento nuovo nella storia. Scusate le digressioni!
Il ver.5 ci regala il momento supremo di questa lode esultante e riconoscente, che per i padri ebrei era il memoriale della Pasqua e per noi è la memoria della Pasqua di Gesù che salva l’intera umanità dal male e dalla morte: la divina liturgia è il momento supremo di questa gloria, di questa commossa ricerca e di questa esultante lode. E’ la memoria viva, perfettamente attuale, appunto antica e nuova, del sacrificio d’amore che il Figlio di Dio ha offerto per la salvezza del mondo.
Noi, per la fede dei nostri padri ebrei, siamo anche noi “stirpe di Abramo suo servo e figli di Giacobbe suo eletto” (ver.6). Tutta la storia della salvezza parla di Gesù e quindi di tutti noi: “E’ lui il Signore nostro Dio: su tutta la terra i suoi giudizi”(ver.7), perché Gesù è il supremo dono di Dio, è Dio stesso donato all’intera umanità.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Con una ricca sequenza di verbi, il salmista ci suggerisce cosa fare; potremmo ordinare così i suggerimenti: Cercate il Signore, ricercate il suo volto, ricordate le sue meraviglie, rendete grazie e a lui cantate, meditate e proclamate. Mi soffermo sull’ultimo suggerimento: “Gloriatevi” di lui. Un’altra traduzione dice: “Siate fieri” di lui! Pensate come sarà felice Dio sapendo che almeno qualcuno dei suoi figli è fiero di lui, si vanta di avere un padre così… Volergli bene ed esserne orgogliosi.