16 Le genti temeranno il nome del Signore
e tutti i re della terra la tua gloria,
17 quando il Signore avrà ricostruito Sion
e sarà apparso in tutto il suo splendore.
18 Egli si volge alla preghiera dei derelitti,
non disprezza la loro preghiera.
19 Questo si scriva per la generazione futura
e un popolo, da lui creato, darà lode al Signore:
20 “Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario,
dal cielo ha guardato la terra,
21 per ascoltare il sospiro del prigioniero,
per liberare i condannati a morte,
22 perché si proclami in Sion il nome del Signore
e la sua lode in Gerusalemme,
23 quando si raduneranno insieme i popoli
e i regni per servire il Signore”.
24 Lungo il cammino mi ha tolto le forze,
ha abbreviato i miei giorni.
25 Io dico: mio Dio, non rapirmi a metà dei miei giorni;
i tuoi anni durano di generazione in generazione.
26 In principio tu hai fondato la terra,
i cieli sono opera delle tue mani.
27 Essi periranno, tu rimani;
si logorano tutti come un vestito,
come un abito tu li muterai ed essi svaniranno.
28 Ma tu sei sempre lo stesso
e i tuoi anni non hanno fine.
29 I figli dei tuoi servi avranno una dimora,
la loro stirpe vivrà sicura alla tua presenza.
La vicenda del Povero e la sorte di Sion ormai si fondono tra loro: il Signore ricostruirà Sion (ver.17) e la preghiera dei derelitti sarà ascoltata (ver.18). Tutto questo convocherà le genti della terra: “Le genti temeranno il nome del Signore e tutti i re della terra la tua gloria” (ver.16). Tutto sembra prospettare un tempo finale, e la creazione di un popolo nuovo, che raccoglie in sé tutte le genti. Israele che è stato quel povero su cui si pone lo sguardo misericordioso di Dio, è ora formato da tutti i popoli: “quando si raduneranno insieme i popoli e i regni per servire il Signore” (ver.23). Ed ecco, al ver.20, l’ikona della misericordia universale del Signore: “Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra, per ascoltare il sospiro del prigioniero, per liberare i condannati a morte” (vers.20-21).
Ai vers.24-25 ritorna, come all’improvviso la figura del Povero cui Dio toglie le forze e la vita stessa. Figura del Messia che adempie pienamente il mistero del povero offerto per la salvezza di tutta l’umanità?
Gli ultimi versetti, dal 26 al 29, sembrano profezia di una vita che è solo di Dio, la “vita eterna”, che sarà donata all’intera umanità di questo popolo nuovo: “I figli dei tuoi servi avranno una dimora, la loro stirpe vivrà sicura alla tua presenza”. Quando la Parola diventa “poesia”, la sua interpretazione è inevitabilmente più complessa e …. più rischiosa. E voi, carissimi, pazientate e perdonate chi vi scrive!
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
C’è un piccolo discorso profetico rivolto alla “generazione futura”, quindi anche a noi che oggi lo rileggiamo. E’ stato messo tra virgolette ai vv.20-23: “Il Signore si è affacciato dall’alto del suo santuario, dal cielo ha guardato la terra…” Bella l’immagine di Dio che si affaccia, ma noi sappiamo che non solo si è affacciato, ha guardato…, ma è venuto, ha messo la sua tenda tra le nostre, è diventato uno di noi. – “Per ascoltare il sospiro del prigioniero, per liberare i condannati a morte”, dice il salmista. E noi pensiamo a Gesù che riferisce a sé, nella sinagoga di Nazaret, le parole di Isaia: “Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione…, a proclamare l’anno di grazia del Signore”. – Abbiamo avuto in sorte di vedere la realizzazione degli annunci profetici. – Anche nell’ultimo versetto l’autore esprime un auspicio, una speranza per il popolo di Dio: “la loro stirpe vivrà sicura alla tua presenza”: è proprio quello che si realizza per noi, il vivere sicuri nella presenza del Padre e del Signore Gesù.