15 Ma il dono di grazia non è come la caduta: se infatti per la caduta di uno solo tutti morirono, molto di più la grazia di Dio e il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo si sono riversati in abbondanza su tutti. 16 E nel caso del dono non è come nel caso di quel solo che ha peccato: il giudizio infatti viene da uno solo, ed è per la condanna, il dono di grazia invece da molte cadute, ed è per la giustificazione. 17 Infatti se per la caduta di uno solo la morte ha regnato a causa di quel solo uomo, molto di più quelli che ricevono l’abbondanza della grazia e del dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo.

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Teniamo ben ferma l’affermazione del ver.15 e del ver.16: “…non è come…”. Quello che la Parola del Signore oggi ci vuole donare è dunque la “sproporzione” tra il male provocato dall’uomo e il bene ricevuto da Dio. Non quindi che al male dell’uomo è simmetrico il bene di Dio. E neppure che al far male dell’uomo è simmetrico il far bene dell’uomo. Al male dell’uomo “cor-risponde” il bene di Dio! Non la sentenza della condanna, ma l’annuncio della salvezza!
Per questo, è importante tener ben ferma anche l’affermazione del ver.15 e del ver.17: “…molto di più”. Tale è la meravigliosa sproporzione tra “la caduta di uno solo”, Adamo, e “il dono concesso in grazia del solo uomo Gesù Cristo”, dono e grazia “riversati in abbondanza su tutti”, come ascoltiamo al ver.15. Tale è la meravigliosa sproporzione tra il regno della morte a causa di quel solo uomo e il regno della vita per mezzo del solo Gesù Cristo, come ascoltiamo al ver.17!
Al male compiuto dall’uomo risponde il bene donato da Dio. Ma questo bene non solo non è la condanna dell’uomo da parte di Dio, ma è l’immensità del dono di Dio. Questo è l’annuncio della salvezza che oggi ancora una volta viene affidato a noi, a ciascuno di noi e a noi tutti insieme. E qui mi permetto di sottolineare che, se a quel “noi” possiamo riferire la realtà della comunità credente, della Chiesa quindi, i destinatari sono gli uomini e le donne di tutto il mondo e di tutte le generazioni della storia. E questo si pone senza nessun “se” richiesto all’umanità. Non è che la Parola che oggi ascoltiamo e celebriamo sarà tale “se” l’uomo si convertirà! Ma è tale adesso, nell’assoluto “a priori” di Dio. E’ vero se mai che l‘umanità è chiamata alla salvezza per la potenza e la meraviglia della notizia evangelica. Non corriamo il rischio di riconsegnare all’uomo l’impossibile compito di “salvarsi”, ma magnifichiamo il Signore che ha guardato alla miseria dei suoi figli e compie in loro la meraviglia della salvezza.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Dal commento di K. Barth al v.17:
Ciò che è entrato nel mondo come “dono” di Dio per mezzo dell’unico giusto, non significa nulla di meno che “la pienezza della grazia”, “il dono della giustizia”, che può essere “ricevuto” dagli uomini, in modo che essi stessi “diventino re nella vita”. L’uomo è creato di nuovo, trasferito nella vera vita per mezzo della morte di Cristo (6,4-5)… L’uomo, che nella morte di Cristo è diventato servo di tutte le cose, deve essere signore di tutte le cose. E’ soppressa la concatenazione causale che fa di lui un semplice membro di una serie. Anzi egli è, come singolo, per mezzo del dono della grazia in Cristo (“istituita dopo il fallo di molti uomini”) posto sotto la legge della libertà, che … è identica con la legge della vita, caratteristica del Regno di Dio (5,18). Poiché, fondato in Dio, egli sovrasta libero al peccato e perciò è anche libero dalla morte che è la conseguenza del peccato… Con la sua volontà libera egli ha trovato se stesso e in se stesso la vita regale, la vita d’un valore immenso e incondizionato, la vita degna di essere vissuta, la vita eterna. Il fatto che questi uomini, che “ricevono” la pienezza della grazia, “saranno” soltanto re, ci ricorda naturalmente (2,13; 3,30; 5,20) che l’identificazione del nuovo e del vecchio mondo in ogni momento del tempo è ancora da compiere…