In riferimento all’argomento trattato dal nostro don Giovanni in “Cose di questo mondo” di domenica 2 Settembre, segnaliamo l’uscita del libro di don Francesco Pieri: “Per una moltitudine”
Di seguito la presentazione da “Bologna7” di domenica 9 Settembre. (V. in fondo all’articolo anche i link ad altri contributi interessanti).

“Parole eucaristiche. La «terza via» di don Pieri”

Con la lettera ai vescovi tedeschi Benedetto XVI riapre il dibattito sulla traduzione delle parole latine del Messale romano pronunciate nella consacrazione del vino. Al posto della forma «per voi e per tutti» gli episcopati anglofoni e germanofoni hanno adottato o stanno per adottare «per voi e per molti», considerata dal Papa più vicina ai Vangeli. Nel saggio «Per una moltitudine. Sulla traduzione delle parole eucaristiche», (Dehoniana Libri 2012, pagine 48 euro 4,50) Francesco Pieri, docente di Greco biblico e Storia della liturgia, propone una diversa soluzione. Inviato a tutti i vescovi italiani, il saggio è presentato da Severino Dianich.

«Benedetto XVI» spiega don Pieri «si preoccupa di un certo allontanamento dall’originale verificatosi nelle molte versioni del messale, dal Concilio a oggi. Nel 2001 l’istruzione Liturgiam Authenticam ha dato il criterio di non ricalcare troppo in traduzione la lingua contemporanea, ma di salvare uno stile più prossimo ai modelli. L’espressione ’per tutti’ non è un’eresia da cancellare: si tratta di una revisione formale. La traduzione ’per tutti’ era ed è giustificata, per la dottrina e la lingua. Anche Benedetto XVI lo riconosce. Quindi il suo senso deve rimanere riconoscibile, o almeno non contraddetto».

In alternativa a ’per molti’ lei propone: ’per una moltitudine’. Perché?

«Il ’molti’ italiano deriva dal ’multi’ latino. Ma non è più la medesima parola, cioè non si comporta allo stesso modo. L’etimologia di un termine non coincide con il suo significato: il senso di una parola può cambiare anche molto. Ora, ’molti’ in italiano è il contrario di ’pochi’, ma anche il contrario di ’tutti’: invece nel greco biblico, da cui il latino liturgico deriva, e nell’ebraico il termine indica solo una gran quantità, senza precisare se si tratti o meno della totalità. Quindi ’molti’ è un calco materiale, ma non una buona traduzione. Lo segnerei errore agli studenti!».

Come è arrivato alla sua proposta?

«Appunto perché ’moltitudine’ si oppone a ’pochi’ senza opporsi a ’tutti’. È la traduzione utilizzata da decenni nel Messale francese. Ma soprattutto con esso si allude ad Apocalisse 7,9.14: “Ecco una moltitudine immensa che nessuno poteva contare di ogni nazione”; una bellissima immagine della Chiesa come popolo dei salvati, lavati nel “sangue dell’Agnello” che è l’Eucaristia».

Di tutt’altro parere è monsignor Bruno Forte…

«C’è chi ritiene che la traduzione ’molti’ sia persino più ricca, perché sottolineerebbe che la salvezza non è automatica, ma l’uomo è chiamato a corrispondere al dono di Dio. Ma l’Eucaristia è da comprendere insieme alla croce: come preannuncio e interpretazione del senso salvifico della morte di Cristo. Con le parole sul pane spezzato e sul vino versato, lo stesso Gesù ci rivela che il dono della sua vita è universale. Chi dice ’per molti’ ritiene che l’Eucaristia non significhi tanto la salvezza offerta ad ogni uomo, quanto quella efficacemente ricevuta da chi crederà in lui. A mio parere questa interpretazione non è dimostrata esegeticamente».

Una tesi che prefigura qualche limitazione della salvezza?

«È soprattutto questione di rispetto della lingua odierna. Quando dico che “molti sono morti nell’incidente” non dico lo stesso di “sono morti tutti”, ma che per fortuna non tutti lo sono. Se si vuole imporre alla lingua un senso diverso da quello parlato, tanto vale tenersi il latino. Dire che Gesù è il salvatore di ’molti’ suona in italiano in contrasto con l’universalità della redenzione, che è una verità di fede indiscutibile. Per questo i vescovi italiani sono praticamente unanimi nel voler conservare il ’per tutti’. Però il Papa esclude questa soluzione, volendo una maggior vicinanza al latino».

Questo dibattito ha delle ricadute sul piano pastorale?

«La catechesi preliminare proposta dal Papa (in cui spiegare come ’per molti’ non esclude nessuno che non si escluda da solo) difficilmente raggiungerebbe tutti, e soprattutto chi viene a Messa saltuariamente e per cui è ancora più urgente che l’amore di Dio sia subito comprensibile come buona notizia. E come presbitero, lo dico apertamente, avrei gravi problemi di coscienza con una Messa in cui si dica che il sangue di Cristo è ’per molti’. Sono anche certo di non essere il solo a pensarla così, ma che in Italia e a Bologna siamo… una moltitudine!» (S.A.)

Link ad altri contributo sull’argomento:
– intervista in MP3 di radio Vaticana a mons. Bruno Forte e don Francesco Pieri: http://media01.radiovaticana.va/audiomp3/00331422.MP3
– articolo di presentazione di don Severino Dianich: file PDF
– articolo comparso sul blog di Sandro Magister e già presente nelle nostre “segnalazioni dal web”
– articolo sempre di Francesco Pieri su IL REGNO – ATTUALITÀ 16/2012