Caro don, ho letto volentieri il librino scritto da lei e da Romano Prodi. E mi è piaciuto. Ma mi chiedo e chiedo a lei: perché quel titolo “la pace instabile”? Mi sembra che in modi diversi voi apriate attenzioni e speranze per la pace. Ho saputo che martedì sera voi due ne parlate alla Dozza, e verrò a sentirvi. Anche per questo le “anticipo” una domanda che magari là non potrò farvi. Da quando ho letto nella Lettera agli Efesini che Cristo è “la nostra pace” ho pensato che non si può parlare di Lui senza parlare della Pace che Lui è venuto a portare dappertutto e a tutti. “La pace sia con voi” ha detto la sera di Pasqua ai suoi discepoli per farsi riconoscere e loro si sono riempiti di gioia. Perché allora la pace deve essere ancora instabile? Grazie per quello che ci fa leggere ogni domenica. Un amico.
Provo, caro amico, a darle due ragioni di un titolo che noi non abbiamo scelto. Originariamente il nostro incontro si presentava come un punto di domanda messo ad una frase detta da Gesù in un momento particolarmente delicato della sua vicenda tra noi: “Rimetti la spada nel fodero”. E il punto di domanda si poteva spiegare in questo modo. Per Romano, la complessità della storia esige che la pace sia un dirompente interrogativo quotidiano davanti alle sfide che la violenza dei conflitti ogni giorno costringe a nuovi pensieri, e impegni, e sofferenze e paure. Per questo, rifiutando analisi e definizioni esposte alla superficialità e alla retorica, Romano ha preferito concludere il suo intervento dicendo: “Ho posto più interrogativi e più problemi che non soluzioni, ma lo faccio in modo onesto …”. E io ho balbettato qualcosa sul legame necessario tra la pace e un’incessante “azione di pace”, una necessaria costante fatica, un instancabile “fare la pace” nella tessitura modesta del nostro vivere quotidiano come nell’orizzonte vasto del cammino dei popoli. E tutto in quel segreto mirabile di una Chiesa di poveri, quella amata e voluta da Papa Francesco, dove Gesù, dopo aver lavato i nostri piedi dice “e voi, lavatevi i piedi gli uni gli altri”. Solo la misericordia dei poveri potrà guidare il mondo nella via della pace. Dietro a Lui che si è fatto povero per noi. Forse per questo l’editore del nostro librino ha preferito intitolare “la pace instabile”. Una pace dentro il tumulto della storia. Una pace possibile solo se senza sosta “si fa la pace”.
Buona Domenica a lei, caro amico, e a tutti i lettori del Carlino.
Giovanni della Dozza.
Domenica 16 marzo 2014.
V. anche incontro di presentazione del libro “La pace instabile” alle ore 20,30 del 18 marzo 2014
presso la parrocchia Sant’Antonio da Padova in via della Dozza n.5/2 a Bologna
Ciao Giovanni,
ho appena letto su un testo Cheyenne che mi pare entri nel meirto di questa “instabilità” della pace e di quella che tu definisci “.“azione di pace” certamente rivolta a tutti ma massimamnente ai nostri figli e fratelli più giovani.
Buona domenica
Michele
“Nonno, perché gli uomini combattono?”
Il vecchio, parlò con voce calma.
“Ogni uomo, prima o poi è chiamato a farlo.
Per ogni uomo c’è sempre
una battaglia che aspetta di essere combattuta,
da vincere o da perdere. Perché lo scontro più feroce
è quello che avviene fra i due lupi.”
“Quali lupi nonno?”
“Quelli che ogni uomo porta dentro di sé.”
Il bambino non riusciva a capire.
Attese che il nonno rompesse l’attimo di silenzio che aveva
lasciato cadere tra loro, forse per accendere la sua curiosità.
Infine il vecchio che aveva dentro di sé la saggezza
del tempo riprese
con il suo tono calmo.
“Ci sono due lupi in ognuno di noi.
Uno è cattivo e vive di odio, gelosia, invidia, risentimento,
falso orgoglio, menzogna ed egoismo.”
Il vecchio fece di nuovo una pausa, questa volta per dargli modo
di capire quello che aveva appena detto.
“E l’altro?”
“L’altro è il lupo buono.
Vive di pace, amore, speranza, generosità, compassione, umiltà e fede.”
Il bambino rimase a pensare un istante a quello che il nonno gli
aveva appena raccontato. Poi diede voce alla sua curiosità ed al suo pensiero.
“E quale lupo vince?”
Il vecchio Cherokee si girò a guardarlo e rispose con occhi puliti.
“Quello che nutri di più.”
Cheyenne