Caro don Giovanni, le chiedo di aiutarmi e credo che quello che lei mi dirà sarà utile anche per altri genitori che hanno il mio stesso problema. Per questo ho pensato di raggiungerla attraverso le Cose di questo mondo. Sono mamma di tre figli maschi, il primo ha quasi trent’anni e il più piccolo ventisei. Uno alla volta sono usciti di casa. Nessuno dei tre si è sposato. Hanno conosciuto ragazze, ma nessuna è diventata importante per la loro vita. Sono bravi nel lavoro, tutti e tre dicono di essere credenti ma nessuno va più a Messa. Forse anche perchè abitiamo in un piccolo paese dell’Appennino, dove si sa tutto di tutti, questa loro scelta ha molto rattristato me e mio marito. Noi li abbiamo educati cristianamente, ma non abbiamo saputo comunicare a loro l’importanza della famiglia. Spero di essermi fatta capire. Grazie per quello che mi dirà. messaggio firmato

Cara Signora, sono certo che lei e suo marito avete fatto del vostro meglio. E francamente mi sembra che i risultati positivi ci siano. Penso a tante situazioni ferite e mi sembra che la sua famiglia debba considerarsi benedetta dal Signore. I suoi ragazzi hanno fatto la scelta che molti altri fanno, spesso sollecitati proprio dai genitori, che pensano a questa uscita di casa come a un passo di responsabilità. Io sono vecchio e appartengo ad una tradizione che vedo essere la sua. L’uscita di casa era il matrimonio, e per me è stata la fine degli studi e l’inizio del ministero. E’ proprio il matrimonio a trovarsi in una fase di grande passaggio nel pezzo di mondo in cui viviamo. In pochissimi anni la convivenza è diventata la soluzione più praticata. I matrimoni religiosi sono ancora molto numerosi. E lo sono i matrimoni civili. Ma la scelta crescente è quella di non assumere nessuna responsabilità per la vita di coppia. Vorrei però portare l’attenzione più all’interno del fenomeno. Quello che mi preoccupa è un fatto umano molto meno vistoso, ma di grande rilievo: mi sembra che i ragazzi e le ragazze di oggi tendano a non innamorarsi. Il termine è volutamente generico, e certamente la mia diagnosi sembrerà discutibile a molti. Ma io vedo lì la radice del problema. E dico di più. Penso che la ragione non secondaria dell’affievolirsi dell’innamoramento si debba cercare nel generale non apprezzamento, anche all’interno della comunità cristiana, della castità. Certo, si potrà dire che in tutti i tempi la castità non è stata rispettata. Ma certamente, pur con grandi errori e inopportune violenze, è stata ribadita e sentita importante. Mi riferisco al fenomeno culturale più che all’aspetto morale del tema. L’innamoramento era anche un’eccezionale esperienza del desiderio, e quindi della preziosità di quello che si desiderava. Più facilmente l’innamoramento diventava allora parte decisiva della storia e della crescita di una persona giovane. Forse su questi dati profondi dell’esperienza si potrebbe tornare a riflettere. Forse non è troppo tardi. Con amicizia. d.Giovanni.