1 Il Signore parlò a Mosè e disse: 2 «Parla ad Aronne dicendogli: “Quando collocherai le lampade, le sette lampade dovranno far luce verso la parte anteriore del candelabro”». 3 Aronne fece così: collocò le lampade in modo che facessero luce verso la parte anteriore del candelabro, come il Signore aveva ordinato a Mosè. 4 E questa era la struttura del candelabro: era d’oro lavorato a martello, dal suo fusto alle sue corolle era un solo lavoro a martello. Mosè aveva fatto il candelabro secondo la visione che il Signore gli aveva mostrato.
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La tradizione ebraica racconta che è stato Aronne incaricato dell’accensione del candelabro, per consolarlo, perchè si era lamentato di non aver visto la liturgia di offerta celebrata dai dodici prìncipi delle tribù d’Israele.
Il punto delicato del nostro testo è, ai vers.2-3, la disposizione per cui le lampade devono far luce “verso la parte anteriore del candelabro”. Un’ipotesi probabile mi sembra quella per cui non devono illuminare se stesse, ma quello che sta davanti ad esse. La Tradizione latina sembra indicare l’altare dei pani, come illuminata dalle lampade del candelabro.
Io propongo che si tratti della luce dello Spirito, e quindi dello Spirito stesso, e ricordo la preghiera a me carissima che dice:”Con il Lume Celeste, Signore, previenici sempre e dovunque, affinchè contempliamo con sguardo puro e accogliamo con degno affetto il Mistero di cui Tu ci hai voluto partecipi”. E certamente il Mistero indica l’altare dei pani, profezia della nostra mensa eucaristica. Ma credo che più ampiamente questa Luce Celeste, Luce del cielo – alcuni antichi interpretano il candelabro come il cielo stesso, con il sole al centro, circondato dai pianeti – sia appunto lo Spirito Santo che fa risplendere il Mistero del Cristo in ogni ambito e in ogni avvento della creazione e della storia. Il Lume Celeste è, come fonte di questa antica preghiera, la Stella che ha condotto i Magi sino al Figlio di Dio nato a Betlemme.
La versione italiana del ver.4 toglie la possibilità di interpretare il versetto secondo una proposta della tradizione ebraica che dice che il candelabro si è fatto da solo, per l’intervento di Dio stesso, secondo il modello mostrato a Mosè in visione.
Dio ti benedica. E tu benedicimi. Tuo. Giovanni.
Il candelabro d’oro della Dimora è fabbricato e sistemato secondo le prescrizioni di Dio e le indicazioni che Mosè ha trasmesso al popolo, come abbiamo letto nel libro dell’Esodo. Le lampade del candelabro piene di olio puro d’oliva devono ardere sempre da sera a mattina, come abbiamo letto in Lev 24.,Qui, il comando di porre in modo adeguato le lampade sul candelabro, che facciano luce “sempre” “davanti”, viene dopo quello che abbiamo ascoltato alla fine del cap. 6: La benedizione che il Signore affida ad Aronne e ai suoi figli perchè con essa benedicano sempre il popolo e “pongano il Suo nome su di loro”. Infatti le perole di benedizione contenevano un richiamo alla luce: “Il Signore faccia brillare il Suo volto su di te e ti dia pace!”. Le lampade che ardono sempre sono il segno del brillare del volto del Signore e della Sua benedizione continua sul suo popolo. Mosè e Aronne fanno come il Signore aveva ordinato. E sono beati in questo, secondo le parole del Vangelo di oggi: “Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la osservano, e la fanno. Le sette lampade, che sono un tutt’uno con il candelabro, ricordano le sette lampade che secondo l’Apocalisse sono le Chiese, unite al Signore. Così le parole di oggi ci accompagnano nella preghiera che facciamo in questa settimana per l’unità dei cristiani. Come queste lampade – le Chiese – fanno luce “davanti” nella Dimora di Dio, così il Signore dice ai suoi discepoli che sono la luce del mondo, che va posta non sotto il tavolo, ma sopra il candeliere, perchè facendo luce “davanti” agli uomini, essi possano glorificare Dio, il Padre.
All’interno della tenda del convegno, il candelabro – con le sette lampade che oggi vi vengono collocate sopra – è l’unica fonte di luce. Come nelle case (future) degli israeliti, così nella tenda del Signore non deve mancare la luce, segno di presenza e di vita. Le lampade sono collocate in modo che la luce si orienti, da nord verso sud, a illuninare la tavola sulla quale sono posti i pani chiamati della Presenza o della Proposizione. Si intrecciano così tanti motivi belli e ricchi di significato: la luce,la casa, la tavola, i pani, la vita, la presenza divina… A coronamento di tutto, il pensiero va a Colui che in sè tutto racchiude e vivifica: “In Lui (nel Verbo) era la vita e la vita era la luce degli uomini…”.